(Palestina-Qatar-GB/2015) di Hany Abu-Assad (100')
L'incredibile vera storia di Mohammed, il giovane rifugiato palestinese di Gaza, che ha conquistato i cuori di un'intera comunità quando nel 2013 è riuscito a vincere Arab Idol (la versione araba di American Idol), diventando un simbolo di pace e possibilità. "È una storia di speranza e successo, in cui ciò che è impossibile diventa possibile, chi proviene dal nulla sconfigge la povertà, l'oppressione e l'occupazione militare. Segue la tradizione di Zorba il greco, ma con la freschezza di The Millionaire. È un film che ha l'onestà della Classe, l'energia di Billy Elliot, la determinazione delle Ali della libertà, con in più uno humour e uno spirito unici" (Hany Abu-Assad).
Il film verrà proiettato alternativamente anche in lingua originale
(USA– rock/punk/shoegaze). Apre la serata il concerto degli Spacepony (I – dream pop)
L’ultima scoperta della Castle Face Records, etichetta garage fondata da John Dwyer dei Thee Oh Sees: i Male Gaze arrivano al Covo direttamente da New York City, a presentare il quasi omonimo disco dal titolo “Gale Maze”. Punk aggressivo, vocali pestati, shoegaze gli ingredienti del live.
In apertura l'indie dream pop di The Spacepony, da Ravenna con il loro nuovo EP "Vintage Future".
USA – indie rock/pop punk). Apre la serata il concerto dei Rozwell Kid (USA – indie rock)
Americani, di Worcester, The Hotelier sono stati chiamati nel 2015 ad esibirsi al Primavera Sound di Barcellona, il mega-festival diventato imprescindibile punto di riferimento per il panorama indie rock mondiale. Influenzati dalle sonorità rock anni ‘90 – loro si formano nel 2009 – dall’emocore dei My Chemical Romance al pop punk dei Blink 182, The Hotelier arrivano al Covo Club per presentare in anteprima il nuovo album in uscita a maggio dal titolo “Goodness”, che segue il fortunato “Home, Like Noplace Is There”. (All. Foto)
Apre la serata il concerto indie rock dei Rozwell Kid, anche loro americani.
Dopo i concerti: COOL BRITANNIA, la famosa serata dedicata ai grandi classici pop e rock della musica britannica.
Alfonso Borghi interpreta la Lamborghini Miura. Inaugurazione 27 aprile
Automobili Lamborghini inaugura le celebrazioni per il 50° Anniversario della Miura con la mostra d’arte “Velocità e Colore”: a interpretare la Miura e il marchio del Toro è stato chiamato un artista del territorio, Alfonso Borghi di Campegine (Reggio Emilia), che nelle sue 10 opere esposte in mostra ne interpreta l’anima, l’essenza e i colori. Caratterizzata da un linguaggio informale e astratto, la pittura di Borghi è il risultato della rielaborazione inconscia delle forme dinamiche, degli stilemi del design e dell’innovazione nei colori che hanno da sempre contraddistinto le supersportive Lamborghini. Dieci tele di grandi dimensioni (otto da 200x150 cm, due da 180x180 cm) a olio e tecnica mista svelano lentamente tra forti giochi di colore ad effetto tridimensionale alcuni particolari di Lamborghini di ieri e di oggi, dall’iconica Miura alla Reventón, dalla Sesto Elemento all’Aventador.
L’esposizione si inserisce con naturalezza e rispetto nella prestigiosa collezione del Museo Lamborghini di Sant’Agata Bolognese, inaugurato nel 2001. Un luogo unico, frutto della volontà di Automobili Lamborghini di mettere in luce il suo importante patrimonio storico, che coniuga la migliore tradizione artigianale italiana con una costante innovazione tecnologica. Le più belle automobili progettate e costruite a Sant’Agata Bolognese – dal 1963 sino ad oggi – sono presentate agli occhi dei visitatori in una sequenza mozzafiato: percorrendo i due piani del Museo si possono ammirare sia vetture storiche come la 350 GT, la Miura, la Countach, l’LM 002 e la Diablo, sia concept e vetture in serie limitata come la Reventón, la Sesto Elemento e l’Urus, il concept del futuro SUV Lamborghini.
L’esposizione, che ha visto la collaborazione di Automobili Lamborghini, Artioli 1899 (storico editore modenese e società di eventi culturali) e il Prof. Paolo Fontanesi, è accompagnata da un volume edito da Artioli 1899. I capitoli sul mondo Lamborghini sono a cura del giornalista Daniele Buzzonetti e integrano la sezione riservata alla mostra con un intervento di Vittorio Sgarbi, che terrà a battesimo l’inaugurazione fissata il 27 aprile.
L’esposizione sarà visitabile dal lunedì al sabato dalle 10 alle 17
Alfonso Borghi
Alfonso Borghi nasce a Campegine di Reggio Emilia il 3 dicembre del 1944. Autodidatta, si avvicina alla pittura da giovanissimo ed espone per la prima volta all’età di 18 anni. In oltre 50 anni ininterrotti di attività è passato attraverso l’espressionismo, il figurativismo morandiano, il surrealismo fino all’astrattismo di impronta futurista. Borghi è arrivato oggi a una sintesi, in cui un uso abilissimo della materia si associa a un senso del colore di estrema sensibilità. A partire dagli anni ’70 le sue opere viaggiano nelle principali città europee e statunitensi (Barcellona, Berlino, Madrid, Vienna, Parigi, New York, Los Angeles). A partire dagli anni ’80 un susseguirsi di mostre e di eventi importanti in Italia e all’estero costellano l’attività artistica del maestro. Non solo pittura però. Si dedica anche all’arte plastica, dando un senso tridimensionale a quelle opere che già vivono su tela. Lavora il vetro, la ceramica, ma si dedica anche alla scultura. Oggi le sue opere trovano spazio in collezioni pubbliche e private e in musei italiani ed europei.
Lamborghini Miura, icona senza tempo
La Miura, che quest’anno compie 50 anni, rappresenta un caso unico di automobile che rivoluzionò il settore delle sportive negli anni sessanta. Progettata nel 1965 dal team ingegneristico Lamborghini, sotto la guida di Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani e vestita da Marcello Gandini per la Carrozzeria Bertone, divenne immediatamente l’oggetto del desiderio per chi poteva permettersela.
Dal design sinuoso, sensuale, è alta solamente 105 centimetri dal suolo, con una altezza minima da terra di 135 millimetri. Presentata al Salone di Ginevra del 1966, riscuote un immediato successo mondiale, polverizzando qualsiasi criterio di riferimento nel settore delle auto sportive. Motore centrale posteriore disposto in senso trasversale a 12 cilindri a V di sessanta gradi, quattro litri di cilindrata, unico blocco comprendente cambio e differenziale, sviluppa una potenza di 350 CV a 7000 giri e una velocità massima record per quei tempi di 280 km/h.
Un progetto raffinato e modernissimo, nettamente in anticipo sui tempi, certamente ispirato ai grandi prototipi da corsa che in quell’epoca si sfidavano nelle gare sulle lunghe distanze, e che solo dopo parecchi anni avrebbero generalizzato la tecnica del motore posteriore per le più raffinate sportive stradali.
Con la Miura, che prendeva il nome di Edoardo Miura, grande amico del fondatore Ferruccio Lamborghini e famoso allevatore di tori, si inaugura la tradizione Lamborghini di dare alle proprie vetture nomi derivanti dal mondo della tauromachia.
La Miuramania contagiò regnanti, cantanti, attori quali Dean Martin, Frank Sinatra, Johnny Hallyday, lo Scià di Persia, il Principe di Monaco, Little Tony, Rod Steward e la modella Twiggy, insieme a molti altri personaggi che vollero conservare l’anonimato.
Nel mondo ne vennero consegnati 763 esemplari in tre differenti versioni dal 1966 al 1972 e in ben 60 diversi colori.
Big One in concerto
Sarà una full immersion nell’universo pinkfloydiano The European Pink Floy Show che vedrà in scena i Big One.
Da “Shine On You Crazy Diamond”, “Astronomy Domine”, “Hey You” a “Wish You Were Here”, queste e tante altre saranno le memorabili canzoni riproposte dai Big One, formazione che rende omaggio al miglior repertorio targato Pink Floyd attraverso concerti che sono veri e propri spettacoli.
La stampa internazionale ha definita i Big One "la migliore tribute band europea dei Pink Floyd”, ma parlare di cover, in questo contesto, è riduttivo. Il rock, come la musica classica, la musica popolare e gli standard, sta diventando sempre più un genere “da interpretare”: brani e opere sfuggono dalle mani di chi li ha creati per diventare patrimonio comune. I Big One hanno come obiettivo la riproduzione più fedele possibile delle sonorità e degli arrangiamenti dei Pink Floyd. Le capacità tecniche dei singoli, l’impiego di strumenti dell’epoca, uniti a un imponente impianto luci e coloratissimi video, generano uno show in perfetta armonia con l'immaginario dei Pink Floyd. The European Pink Floyd Show, è stato proposto dai più importanti festival nazionali ed esteri, in particolare in Olanda e in Belgio. Tra le uscite discografiche dei Big One impossibile non ricordare il cd/dvd “Live at Valle dei Templi” e il più recente “The Wall Anniversary” registrato al Teatro Romano di Verona.
Storia della radio più libera e innovatrice di sempre. Un libro di Luca Rota
Partecipano Luca Rota e Valerio Minnella
Alice, la voce di chi non ha voce esce – non a caso, ovviamente – a quarant’anni esatti dalla prima trasmissione (il 9 febbraio 1976 dai propri studi di Bologna) di quella che è stata la più libera, rivoluzionaria e innovativa – nonché leggendaria, per molti aspetti – tra le radio “libere” d’Italia e non solo: Radio Alice. Tuttavia non una semplice radio, non solo una delle prime emittenti nate dopo la liberalizzazione delle frequenze radiotelevisive dal pubblico monopolio RAI (e per questo di lì a breve definite anche private) e non soltanto un’esperienza comunicativa giovanile. No, una vera e propria rivoluzione, appunto, ovvero l’invenzione, la creazione di un nuovo modo di fare comunicazione e informazione, così innovativo e innovatore da divenire tanto amato dalla gente comune quanto odiato e avversato dalle istituzioni, incapaci di concepire una tale manifestazione di libertà comunicativa sfuggente a qualsiasi controllo superiore. Il tutto, in un periodo della storia recente d’Italia assai complesso e problematico, ma d’altro canto fondamentale – nel senso più pieno del termine – per le vicende degli anni successivi, fino ai giorni nostri.
Radio Alice fu l’emittente del Movimento del ’77 bolognese, tra i più attivi ed emblematici di quegli anni, ma soprattutto fu la voce di chi non aveva voce (come recitava il motto dell’emittente, che è stato reso titolo immediatamente significativo per il libro), ovvero di chiunque non vedesse riconosciuto il diritto di opinione e di parola da parte del sistema istituzionale – politico, sociale e non solo.
Storia della radio più libera e innovatrice di sempre. Un libro di Luca Rota
Partecipano Luca Rota e Valerio Minnella
Alice, la voce di chi non ha voce esce – non a caso, ovviamente – a quarant’anni esatti dalla prima trasmissione (il 9 febbraio 1976 dai propri studi di Bologna) di quella che è stata la più libera, rivoluzionaria e innovativa – nonché leggendaria, per molti aspetti – tra le radio “libere” d’Italia e non solo: Radio Alice. Tuttavia non una semplice radio, non solo una delle prime emittenti nate dopo la liberalizzazione delle frequenze radiotelevisive dal pubblico monopolio RAI (e per questo di lì a breve definite anche private) e non soltanto un’esperienza comunicativa giovanile. No, una vera e propria rivoluzione, appunto, ovvero l’invenzione, la creazione di un nuovo modo di fare comunicazione e informazione, così innovativo e innovatore da divenire tanto amato dalla gente comune quanto odiato e avversato dalle istituzioni, incapaci di concepire una tale manifestazione di libertà comunicativa sfuggente a qualsiasi controllo superiore. Il tutto, in un periodo della storia recente d’Italia assai complesso e problematico, ma d’altro canto fondamentale – nel senso più pieno del termine – per le vicende degli anni successivi, fino ai giorni nostri.
Radio Alice fu l’emittente del Movimento del ’77 bolognese, tra i più attivi ed emblematici di quegli anni, ma soprattutto fu la voce di chi non aveva voce (come recitava il motto dell’emittente, che è stato reso titolo immediatamente significativo per il libro), ovvero di chiunque non vedesse riconosciuto il diritto di opinione e di parola da parte del sistema istituzionale – politico, sociale e non solo.
ciclo di conferenze in occasione della mostra | primo appuntamento: 20 aprile h 18 con Antonio Faeti
In occasione della mostra Street Art - Banksy & Co. L'arte allo stato urbano, i curatori propongono una serie di iniziative per avvicinare i visitatori a comprendere il valore e l’interesse artistico dell’arte urbana.
Ciclo di 8 conferenze ad ingresso gratuito, in cui verrà approfondito e affrontato il dibattito sulla salvaguardia e sulla musealizzazione delle opere, sul ruolo delle istituzioni e sulla storia della street art.
In occasione delle conferenze, a partire dalle ore 16, si potrà visitare il museo e la mostra con un biglietto d’ingresso ridotto (11 €).
Programma:
20 aprile h 18 | Antonio Faeti
Dal Messico ai portici. Itinerario nelle radici di un sogno
27 aprile h 18 | Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio, Nicola Giordani, introduce Luca Ciancabilla
Il distacco dei graffiti fra Italia e Stati Uniti. Esperienze a confronto
4 maggio h 18 | Marco Teatro, David Diavù Vecchiato
Controculture e musei: il ruolo delle istituzioni nella storia delle scene underground
11 maggio h 18 | Hugo Kaagman e Aileen Micklarock Middel
Street art: culture a confronto
18 maggio h 18 | Alberto Musso, Andrea Pizzi, Domenico “Frode” Melillo
Street art e diritto
25 maggio h 18 | Ilaria Hoppe
Arte urbana: 'Reclaim the street' o 'Reclaim the museum'?
15 giugno h 18 | Luca Ciancabilla, Christian Omodeo
L’arte allo stato urbano
17 giugno h 18 | Rafael Schacter
Graffiti and street art as ornament
ciclo di conferenze in occasione della mostra | primo appuntamento: 20 aprile h 18 con Antonio Faeti
In occasione della mostra Street Art - Banksy & Co. L'arte allo stato urbano, i curatori propongono una serie di iniziative per avvicinare i visitatori a comprendere il valore e l’interesse artistico dell’arte urbana.
Ciclo di 8 conferenze ad ingresso gratuito, in cui verrà approfondito e affrontato il dibattito sulla salvaguardia e sulla musealizzazione delle opere, sul ruolo delle istituzioni e sulla storia della street art.
In occasione delle conferenze, a partire dalle ore 16, si potrà visitare il museo e la mostra con un biglietto d’ingresso ridotto (11 €).
Programma:
20 aprile h 18 | Antonio Faeti
Dal Messico ai portici. Itinerario nelle radici di un sogno
27 aprile h 18 | Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio, Nicola Giordani, introduce Luca Ciancabilla
Il distacco dei graffiti fra Italia e Stati Uniti. Esperienze a confronto
4 maggio h 18 | Marco Teatro, David Diavù Vecchiato
Controculture e musei: il ruolo delle istituzioni nella storia delle scene underground
11 maggio h 18 | Hugo Kaagman e Aileen Micklarock Middel
Street art: culture a confronto
18 maggio h 18 | Alberto Musso, Andrea Pizzi, Domenico “Frode” Melillo
Street art e diritto
25 maggio h 18 | Ilaria Hoppe
Arte urbana: 'Reclaim the street' o 'Reclaim the museum'?
15 giugno h 18 | Luca Ciancabilla, Christian Omodeo
L’arte allo stato urbano
17 giugno h 18 | Rafael Schacter
Graffiti and street art as ornament
rassegna di concerti di 15 artisti, esclusivamente con repertorio inedito, che si esibiranno nella cornice di piazza Re Enzo
Gli artisti sono stati selezionati in seguito alle candidature proposte nel mese di febbraio, per rappresentare una concreta voce che descriva il panorama musicale giovanile, in ambito inedito.
Il Cantone della Musica è organizzato da Beat-Bit Music School e La Torinese 1888, in collaborazione con Aramini Strumenti Musicali. La manifestazione fa parte del progetto Bologna Music City, nato per promuovere le attività musicali giovanili della città di Bologna: non ha scopo di lucro, nè rappresenta una competizione artistica ed ha esclusivamente finalità culturali e sociali.
L'obiettivo determinante è costituito dal valore riconosciuto nell'arte, nella cultura, nel divertimento, nella condivisione, da esprimere attraverso risorse comuni e rispettando i valori che gli organizzatori promuovono.
Giovedì 21 aprile al via la rassegna con il concerto de I Camminatori in teatro, un progetto inedito ispirato al romanzo a fumetti intitolato I Camminatori, di Otto Gabos, pubblicato da Kappa Edizioni nel 1998. Ambientato nella Bologna universitaria di quel periodo, il romanzo racconta di Amerigo, studente fuori sede che, giunto a Bologna, si ritrova immerso in un contesto sfuggente, noir, intricato, sentimentale, al limite della surrealità. La band che ha realizzato la colonna sonora presenterà una selezione dei moods, introdotti da un intenso reading dell'autore.
Il progetto di messa in scena è coordinato da Beat-Bit Music School, con la supervisione dell'autore, la collaborazione di Filippo Marchi e Street Style Studio di Daniele Poli.
rassegna di concerti di 15 artisti, esclusivamente con repertorio inedito, che si esibiranno nella cornice di piazza Re Enzo
Gli artisti sono stati selezionati in seguito alle candidature proposte nel mese di febbraio, per rappresentare una concreta voce che descriva il panorama musicale giovanile, in ambito inedito.
Il Cantone della Musica è organizzato da Beat-Bit Music School e La Torinese 1888, in collaborazione con Aramini Strumenti Musicali. La manifestazione fa parte del progetto Bologna Music City, nato per promuovere le attività musicali giovanili della città di Bologna: non ha scopo di lucro, nè rappresenta una competizione artistica ed ha esclusivamente finalità culturali e sociali.
L'obiettivo determinante è costituito dal valore riconosciuto nell'arte, nella cultura, nel divertimento, nella condivisione, da esprimere attraverso risorse comuni e rispettando i valori che gli organizzatori promuovono.
Giovedì 21 aprile al via la rassegna con il concerto de I Camminatori in teatro, un progetto inedito ispirato al romanzo a fumetti intitolato I Camminatori, di Otto Gabos, pubblicato da Kappa Edizioni nel 1998. Ambientato nella Bologna universitaria di quel periodo, il romanzo racconta di Amerigo, studente fuori sede che, giunto a Bologna, si ritrova immerso in un contesto sfuggente, noir, intricato, sentimentale, al limite della surrealità. La band che ha realizzato la colonna sonora presenterà una selezione dei moods, introdotti da un intenso reading dell'autore.
Il progetto di messa in scena è coordinato da Beat-Bit Music School, con la supervisione dell'autore, la collaborazione di Filippo Marchi e Street Style Studio di Daniele Poli.
di Pier Paolo Pasolini, regia Federico Tiezzi
Unico testo teatrale di Pasolini Calderón è innanzitutto una straordinaria riscrittura del classico seicentesco La vita è sogno di Calderón de la Barca, ambientata nella Spagna franchista durante gli anni del regime. Ma Calderón è anche – e forse soprattutto – una precipitosa discesa agli inferi: del mondo sociale, ma anche di se stessi.
Come un sogno che si chiude sempre in un altro sogno, Rosaura si risveglia in una classe sociale sempre diversa. Dal mondo aristocratico a quello piccolo-borghese fino alla miseria sottoproletaria, Rosaura è sempre straniera. Come straniero è sempre stato il suo scomodo autore, poeta civile, ma anche mistico, disperato profeta. Bloccati in una storia e in una società cui non vogliono appartenere, i protagonisti di Calderónvivono nello spazio doloroso fra la rabbia e la nostalgia, l’amore per il mondo e il rancore verso gli adulti, i padroni della storia.
Scritto nel 1966 e pubblicato nel 1973, il testo è la grande parabola di un conflitto generazionale più che mai contemporaneo. Tragedia in versi, dramma di poesia, grandioso affresco storico, Calderón risulta tuttora il punto più alto della drammaturgia italiana del secondo Novecento.
giovedi e venerdì ore 21
sabato 19.30
domenica ore 16
un progetto di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Punto di partenza del lavoro, vincitore del Premio Ubu 2014 per la migliore Novità italiana, è la scena raccontata da Markaris in cui, nel pieno della crisi economica greca, vengono trovate le salme di quattro pensionate. «Abbiamo capito – spiegano in un biglietto – che siamo di peso allo Stato, quindi ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni». Un percorso fatto di domande e questioni che sono le loro, ma anche e soprattutto le nostre.
Valerio Cervetti presenta il suo libro
Raccontare un'esperienza di vita recuperata attraverso gli appunti ritrovati sulle agende di lavoro: a farlo è Valerio Cervetti, ex direttore della biblioteca civica di Parma, che non si limita a compiere una operazione filologica ma ne tra spunto per riflettere sul ruolo che ancora oggi e in futuro possa avere la biblioteca pubblica.
Cervetti in persona presenta il libro Monumenti di democrazia (ed. Battei, collana Pensare la città), in compagnia di Antonella Agnoli, membro del consiglio di amministrazione dell'Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna e autrice di "Caro sindaco, parliamo di biblioteche", il professore di Letteratura italiana all'Università di Parma Carlo Varotti e Daniele Donati, presidente dell'Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna.
(Nostalgia de la luz, Francia-Germania-Cile/2010) di Patricio Guzmán (90')
Un film sulla distanza fra il cielo e la terra. A tremila metri di altezza, gli astronomi di tutto il mondo si riuniscono nel deserto di Atacama, nel nord del Cile, per osservare le stelle. La particolare siccità del suolo preserva intatti per sempre i resti umani, comprese le ossa dei prigionieri politici della dittatura. Mentre gli astronomi cercano la vita extra-terreste, un gruppo di donne rimuove pietre per cercare ciò che rimane dei loro famigliari.
(El Botón de nácar, Francia-Cile-Spagna/2015) di Patricio Guzmán (82'). Incontro con Patricio Guzmán
Un bottone di madreperla incrostato nella ruggine di una rotaia in fondo al mare: è una traccia dei desaparecidos di Villa Grimaldi a Santiago. Un fiume che scorre e il tintinnio delle cascate: è la canzone dell'acqua alla base della cultura dei Selknams, nativi sudamericani trucidati dai colonizzatori. Due massacri, e la memoria dell'acqua: le chiavi narrative per raccontare la storia di un paese e delle sue ferite ancora aperte. Orso d'Argento alla Berlinale 2015.
(Portogallo/1997) di Pedro Costa (98')
(Portogallo/1997) di Pedro Costa (98')
Terminato Casa de lava, alcuni abitanti dell'isola lasciano a Costa delle lettere da consegnare a parenti emigrati a Lisbona. In questo modo il regista scopre il quartiere di Fontainhas, abitato da capoverdiani. Circola droga, le case sono fatiscenti, la polizia vi entra a fatica. Unendo attori professionisti e abitanti del quartiere, Costa racconta storia di un neonato conteso dai genitori. La droga c'è, ma si vede solo nei volti, ingabbiati dentro a stanze. (rc)
precede
O NOSSO HOMEM
(Portogallo/2010) di Pedro Costa (25')
Un uomo che vaga alla ricerca di una casa e a caccia di conigli. Un bambino con un coltello. Una vampiresca leggenda capoverdiana. Costa ritorna a Fontainhas e al suo cinema controllato, ipnotico, in movimento continuo tra vita e morte, finzione e realtà.
Incontro con Pedro Costa
(USA/2016) di Byron Howard, Rich Moore e Jared Bush (108'). Animazione. Dai 6 anni in su
Appena arrivata a Zootropolis, l'ottimista Judy scopre che non è facile essere una coniglietta in un corpo di polizia formato da animali grandi e grossi. A farsi valere l'aiuterà Nick, un'affascinante e assai loquace volpe, artista della truffa. Realizzato interamente in computer-grafica e costruito come un poliziesco, il penultimo nato di casa Disney è un film con grande ritmo, ottime idee e personaggi solidissimi.
(Portogallo/2014) di Pedro Costa (104'). Incontro con Pedro Costa
"È un film di ritorni. Ritorno di Costa al lungometraggio dopo varie incursioni nel formato breve. E soprattutto il ritorno di un attore, Ventura, capoverdiano immigrato a Lisbona, con cui Costa già collaborò in Gioventù in marcia e in tre corti. Accattivante, onirico e spettrale, Cavalo Dinheiro è anche un ritorno al passato recente di un paese, alle memorie della rivoluzione del 1974 e alle vicende della comunità africana in un paese ex colonizzatore che si misura con le sfide della democrazia. L'insieme sfugge al filtro di una narrazione convenzionale e cronologicamente coerente, come se il passato e il presente si destrutturassero per poi fondersi un'altra volta in una serie di poderosi tableaux vivants magnificamente costruiti dalla camera di Costa e Leonardo Simões" (Vitor Pinto).
(Peggy Guggenheim: Art Addict, USA/2015) di Lisa Immordino Vreeland (97')
Una vita inimitabile vissuta tra l'Europa e gli Stati Uniti, colorata, surreale e imprevedibile come gli artisti che amava frequentare e sostenere, da Duchamp a Cocteau, da Beckett a Rothko. Dopo aver raccontato l'imperatrice del fashion Diana Vreeland, Lisa Immordino, attraverso rari materiali d'archivio, si immerge nel mondo di un'altra donna-icona del Novecento, anticonformista e ‘scandalosa'.