a un anno dalla tragedia di Lampedusa, l'esperienza del migrante raccontata da chi approda sulle nostre coste
Politologi, sociologi delle migrazioni, politici, giornalisti: solitamente le vicissitudini dei migranti sono raccontate - e così, in qualche modo, relegate - in pagine scritte da altri. Diverso è ascoltarle direttamente dalla viva voce di chi, perseguitato nel proprio paese, è fortunosamente approdato sulle nostre coste.
E' questa l'opportunità che 100 thousand poets for change, l'iniziativa globale che coinvolge centinaia di città nel mondo sui temi del cambiamento necessario, dà ai visitatori di Salaborsa venerdì 3 ottobre: a un anno dalla tragedia al largo di Lampedusa, quattro persone-libri raccontano in incontri faccia a faccia la propria storia di migranti in fuga da guerre, dittature, povertà, discriminazioni.
La biblioteca vivente è disponibile in quattro diverse postazioni - due in Piazza coperta e due al primo piano - dalle 17.45 alle 19.45.
dietro le quinte delle storie disegnate: incontri con autori di fumetti
Cosa c'è dietro le quinte delle storie disegnate? Cosa guida l'ideazione e la realizzazione di tavole amate da tutti?
Per rispondere a queste domande torna a settembre Disognando, il ciclo di incontri con gli autori (sceneggiatori e/o illustratori) che parlano del loro mestiere.
Tutti gli incontri (tranne quello con Vittorio Giardino, ospitato in Auditorium Enzo Biagi) si tengono alle 17.30 in Sala Incontri al primo piano della biblioteca.
Programma:
> 30 settembre: Nico Maccentelli
> 7 ottobre: Gabriele Gamberini
> 28 ottobre: Sergio Tisselli
> 4 novembre: Giuseppe Palumbo e Sergio Rossi
> 25 novembre: Lucio Filippucci
> 2 dicembre: Vittorio Giardino presentato da Sandro Toni (incontro in Auditorium Enzo Biagi)
> 20 gennaio: Matteo Matteucci
> 27 gennaio: Sara Colaone
> 3 febbraio: Marco Ficarra
> 17 febbraio: Lorenzo Cimmino e altri autori del progetto Il Girovago
> 3 marzo: Andrea Plazzi, editor e traduttore di Will Eisner, interviene a dieci anni dalla scomparsa del maestro americano nell'ambito della Will Eisner Week (2-6 marzo 2015).
> 10 marzo: Valerio Evangelisti e Francesco Mattioli
Indue Jazz
nell’arte giapponese. conferenza di Manuela Moscatiello
Un aspetto poco noto, ma significativo, dell’onnipresenza del soprannaturale nella vita e nella cultura giapponese è costituito dalle innumerevoli raffigurazioni di fantasmi presenti nelle arti figurative e applicate, dalle pitture alle stampe, ai kimono e agli oggetti di uso quotidiano.
Nell'ambito di Estro e creatività nell'arte giapponese | Conferenze 2014
di Itô Jakuchû (1716-1800). Conferenza di Giovanni Peternolli
Jakuchû è uno degli autori oggi più apprezzati in Giappone e negli Stati Uniti, oggetto di numerosi studi ed esposizioni. Il carattere puntigliosamente realistico e nel contempo visionario delle sue opere, spesso in sintonia con la sensibilità moderna, è di straordinaria suggestione.
Nell'ambito di Estro e creatività nell'arte giapponese | Conferenze 2014
(L'Histoire d'Adèle H., Francia/1975) di François Truffaut (96')
"Brano musicale per un solo strumento" (François Truffaut), film lancinante come un grido: l'urlo silenzioso dell'amore non ricambiato. Truffaut non accetta distrazioni, non ammette ironia, non lascia un attimo il fianco della sua eroina disperata, cui concede però la luminosa bellezza (Isabelle Adjani al suo esordio nel cinema) che la storia le aveva negato. L'ossessione senza risposta di Adèle Hugo per l'ufficiale inglese diventa azzardo drammaturgico vinto: "Non potendo avere il sorriso dell'amore, mi condanno alla sua smorfia". (pcris)
(La Nuit américaine, Francia/1973) di François Truffaut (115')
A Nizza un regista gira la storia di una sposina che fugge col suocero, e il set vive la mobilitazione incrociata di crisi e sentimenti tra personaggi della finzione e della realtà. Celebratissimo, e il più sincero e interessante, tra i film sull'amour du cinéma: Truffaut rende omaggio a Welles, a Renoir, a Hitchcock, ma soprattutto dà splendida messinscena "alla domanda che mi tormenta da trent'anni: il cinema è più importante della vita? [...] Non ci sono ingorghi nei film, né stasi né tempi morti. I film corrono come treni nella notte". (pcris)
(Italia/1964) di Pier Paolo Pasolini (137')
"La mia lettura del Vangelo non poteva che essere la lettura di un marxista, ma contemporaneamente serpeggiava in me il fascino dell'irrazionale, del divino, che domina tutto il Vangelo. Io come marxista non posso spiegarlo e non può spiegarlo nemmeno il marxismo. Fino a un certo limite della coscienza, anzi in tutta coscienza, è un'opera marxista: non potevo girare delle scene senza che ci fosse un momento di sincerità, intesa come attualità. Infatti, i soldati di Erode come potevo farli? Potevo farli con i baffoni, i denti digrignanti, vestiti di stracci, come i cori dell'opera? No, non li potevo fare così. Li ho vestiti un po' da fascisti e li ho immaginati come delle squadracce fasciste o come i fascisti che uccidevano i bambini slavi buttandoli in aria". (Pier Paolo Pasolini)
Introducono Enrique Irazoqui, protagonista del film, e Roberto Chiesi
(Italia/1963) di Pier Paolo Pasolini (52')
Mentre esce in sala il Pasolini di Abel Ferrara, celebriamo il cinquantenario del Vangelo secondo Matteo, capolavoro pasoliniano recentemente riportato all'onore delle cronache dall'"Osservatore Romano", che lo ha definito "il miglior film su Gesù mai girato". I Sopralluoghi raccontano il viaggio di Pasolini alla ricerca di un'ambientazione per il film, girato poi in Basilicata. "Le facce degli arabi sono precristiane: indifferenti, allegre, animalesche, e un po' funeree, su di esse non è passata, neanche da lontano, la predicazione di Cristo" (Pier Paolo Pasolini).
(Baiser volés, Francia/1968) di François Truffaut (90')
Dedicato a Henri Langlois, che da pochi mesi il governo De Gaulle aveva allontanato dalla direzione della Cinémathèque, motivando in quell'epoca infiammata un'autentica sollevazione di cineasti e cinéphiles (e Truffaut fu in prima linea). Terza fetta di vita di Antoine Doinel, il film è il più aperto, gioioso ed errabondo. Parigi, percorsa dalla posta pneumatica e da donne alte e belle, ha una luce che scalda il cuore, ed è certo il luogo migliore dove apprendere la vita e l'amore. Un presente di giovinezza già nel riverbero della nostalgia (Que reste-t-il de nos amours?). (pcris)
(L'Homme qui amait les femmes, Francia/1977) di François Truffaut (115')
Storia d'un seduttore discreto e malinconico, journal intime d'un collezionista solitario. A parlarci è la voce di un morto (Bertrand osserva la ronde delle amanti intorno alla sua tomba), la ritrattistica è di grazia sublime: ogni donna del passato ha un suo colore, un suo segreto. Thanatos in agguato nella "semifatalità d'ogni incontro erotico" (Franco La Polla), e nell'epigramma libertino: "Le gambe delle donne sono compassi che misurano il mondo, dandogli il suo equilibrio". (pcris)
(GB/1966) di François Truffaut (112')
Fantascienza umanista: in un alienato mondo futuro, il libro è scrigno dello spirito, segnale di fratellanza, linea di resistenza e disobbedienza. Lo si distrugge con il fuoco o lo si assume per transustanziazione (gli uominilibro), in un rapporto sacrale. Julie Christie è doppia icona sixties in un appassionato film d'anticipazione: i sentimenti sono elementari quanto il catalogodi modernariato che ispira il décor (il design è fascista, il country è libertario), la parabola bibliofila è tuttora irresistibile. (pcris)
(Jules et Jim, Francia/1962) di François Truffaut (110')
A Parigi, negli anni Dieci, due uomini e una donna provano ad amarsi oltre le regole, attraverso il tempo, la guerra, matrimoni e amanti, accensioni e delusioni: è lei, alla fine, a non saper accettare la resa. "Abbiamo giocato con le sorgenti della vita, e abbiamo perso". Appunto il film definitivo sul perdere, sul perdersi: "Il cinema di Truffaut è una macchina per fare il vuoto" (Jean Collet). Capolavoro d'utopia dolcemente amorale, infinitamente replicato in tanti film à la manière de. (pcris)
(Danimarca-Finlandia-Indonesia-Norvegia-GB/2014) di Joshua Oppenheimer (98')
Gran premio della giuria all'ultima Mostra di Venezia, è un documentario complementare e opposto a The Act of Killing. Il punto di vista sugli eventi è ribaltato: Oppenheimer accompagna Adi, fratello di una delle vittime del genocidio indonesiano, durante gli incontri con alcuni dei carnefici e dei loro familiari. Confronti difficili, tesi, inquietanti, dai quali emerge l'immagine di una società che impunemente ignora o non riconosce le proprie colpe. "Un poema che parla del silenzio che nasce dal terrore" lo ha definito il regista, "un poema sulla necessità di rompere quel silenzio, ma anche sul trauma che dalla rottura di quel silenzio deriva".
(Italia/2014) di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry (98')
(Italia/2014) di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry (98')
"Un film documentario ma anche un'azione politica, una storia reale ma anche fantastica". I tre autori (un regista, un giornalista e un poeta palestinese-siriano) descrivono così l'impresa (cinematografica e reale) compiuta tra il 14 e il 18 novembre 2013: aiutare cinque palestinesi e siriani in fuga dalla guerra ad attraversare clandestinamente l'Europa, da Milano a Stoccolma, inscenando un finto matrimonio. "Una favola di disobbedienza civile che solleva e risolve con estro il dibattito sul diritto alla mobilità, il diritto delle persone a spostarsi senza impedimenti, sfuggendoguerre o dittature crudeli" (Marzia Gandolfi).
Al termine incontro con Antonio Augugliaro e Gabriele Del Grande
Anteprima in collaborazione con Terra di Tutti Film Festival, Centro Amilcar Cabral, Candidamente, Cineama, Circuito Cinema Bologna. Il film ha ricevuto lo Human Rights Nights Award all'ultima Mostra di Venezia.
La rassegna Riusciranno i nostri eroi è promossa da FICE Emilia-Romagna in collaborazione con La Rete degli Spettatori e Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (Gruppo Emilia-Romagna/Marche)
(Danimarca-Norvegia-GB/2012) di Joshua Oppenheimer (110')
Indonesia, 1965: i paramilitari del movimento Pancasila danno vita a un colpo di stato che instaurerà una delle più feroci dittature del Novecento. Un genocidio con oltre un milione di persone trucidate nella più grande 'caccia ai comunisti' di tutti i tempi. I killer di allora, celebrati dal regime e mai puniti, oggi sono anziani signori benestanti. Joshua Oppenheimer, al suo esordio, segue il loro percorso in un racconto crudo, a tratti surreale, assolutamente unico, sulle conseguenze violente dell'esercizio del potere.
Un piccolo percorso sul tema del ricordo, esplorato attraverso i 5 sensi.
"Souvenir di viaggio, foto di famiglia, piccole collezioni, tesori personali senza valore, odori, sapori, suoni, immagini e oggetti selezionati nel corso di una vita e apparentemente slegati tra di loro, creano un ideale percorso di senso, in cui ogni cosa è collegata all'altra a seconda del vissuto individuale di chi le ha raccolte."
La mostra è a cura di ZOO, con un'installazione di Zimmerfrei.
Sabato 27 settembre, apertura serale in occasione di STRADA MAGGIORE REVIVAL, notte bianca di Strada Maggiore!
Carlo Monaco presenta il suo nuovo saggio
Ne parlano con l'autore Nicola Muschitiello e Guido Armellini.
uno spettacolo di Alian Platel
Nell'ambito di VIE Festival 2014.
Per la prima volta in Italia ospite de Le Vie dei Festival nel 1996 con Tristezza complice, nel 1997 con Bernadetje, nel 1998 con Ietz op Bachco-prodotto dallo stesso Festival, nel 2000 con Allemaal Indiaan, nel 2002 con la proiezione di Because I sing e ancora nel 2006 con Vsprs e nel 2008 con Pitiè!, il coreografo di origine belga Alain Platel torna ora a VIE con Coup Fatal.
Presentato assieme a les ballets C de la B, compagnia da lui fondata nel 1984 e che fin da subito ha ottenuto una forte risonanza internazionale, e KVS, centro teatrale di Bruxelles che lavora con l’intento di coniugare la sfera teatrale con quella della cooperazione arrivando a coinvolgere realtà come quella palestinese o congolese, Coup Fatal si inserisce perfettamente nella ricerca artistica condotta in questo ventennio da Alain Platel e dalla sua stessa compagnia. Nel suo lavoro, Platel coinvolge coreografi e artisti provenienti da qualsiasi parte del mondo per far sì che il loro background culturale influenzi il processo creativo che può essere sintetizzato nel motto “questa danza è per il mondo e il mondo è di tutti”.
ColletivO CineticO
In prima assoluta a VIE Festival, l’ultimo lavoro di ColletivO CineticO Miniballetto n.1,performance che scardina le regole e i meccanismi non solo della danza ma dell’evento performativo più in generale.
Concept e coreografia Francesca Pennini
dramaturg e pilota Angelo Pedroni