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Concerti, spettacoli, cinema, mostre, teatro, laboratori per bambini, visite guidate: una panoramica completa degli eventi culturali organizzati a Bologna.
Aggiornato: 8 min 48 sec fa

Damiani Happy Hour

Mer, 02/17/2016 - 08:50

6 incontri per approfondire alcuni capitoli fondamentali della storia della fotografia

Spazio Damiani propone un ciclo di 6 incontri a cura di Luca Capuano per approfondire alcuni capitoli fondamentali della storia della fotografia.

In ciascun incontro verrà affrontato un tema specifico con un docente del settore: l'avvento della fotografia, la fotografia di viaggio, la fotografia di moda... Non una lezione frontale, ma una chiacchierata informale: a partire dalle 18.30 - e nello spazio di un'ora - verranno raccontati i protagonisti che hanno scandito l'evolversi di un particolare tema fotografico, gustando un bicchiere di vino.

Durante gli incontri i docenti proietteranno video, immagini e documenti per rendere più chiaro ed immediato il contenuto dell'incontro e perchè, per dirla con le parole di Elliott Erwitt "il punto fondamentale è scattare la foto in modo che poi non ci sia bisogno di spiegarla con le parole."

La partecipazione a tutti gli incontri è gratuita e aperta al pubblico.

Calendario

  • 25 febbraio
    C'era una volta la FOTOGRAFIA: 7 gennaio 1839
    con Pier Francesco Frillici
  • 17 marzo
    OBIETTIVI DI VIAGGIO. Esplorazioni fotografiche nel corso di due secoli
    con Pier Francesco Frillici
  • 21 aprile
    LA FOTOGRAFIA E LA MODA. Dal Pittorialismo allo Snapshot Style
    con Federica Muzzarelli
  • 12 maggio
    IMMAGINANDO L’AMERICA. Luoghi, personaggi, eventi, tra arte e fotografia nel Primo Novecento
    con Pier Francesco Frillici
  • 23 giugno
    LA SCOPERTA DELL’ARCHIVIO. Origine di un nuovo linguaggio dagli anni ‘70 ad oggi
    con Luca Panaro
  • 14 luglio
    FINZIONE COME REALTA’. La fotografia come “messa in scena” dagli anni ‘70 ad oggi
    con Luca Panaro

Damiani Happy Hour

Mer, 02/17/2016 - 08:50

6 incontri per approfondire alcuni capitoli fondamentali della storia della fotografia

Spazio Damiani propone un ciclo di 6 incontri a cura di Luca Capuano per approfondire alcuni capitoli fondamentali della storia della fotografia.

In ciascun incontro verrà affrontato un tema specifico con un docente del settore: l'avvento della fotografia, la fotografia di viaggio, la fotografia di moda... Non una lezione frontale, ma una chiacchierata informale: a partire dalle 18.30 - e nello spazio di un'ora - verranno raccontati i protagonisti che hanno scandito l'evolversi di un particolare tema fotografico, gustando un bicchiere di vino.

Durante gli incontri i docenti proietteranno video, immagini e documenti per rendere più chiaro ed immediato il contenuto dell'incontro e perchè, per dirla con le parole di Elliott Erwitt "il punto fondamentale è scattare la foto in modo che poi non ci sia bisogno di spiegarla con le parole."

La partecipazione a tutti gli incontri è gratuita e aperta al pubblico.

Calendario

  • 25 febbraio
    C'era una volta la FOTOGRAFIA: 7 gennaio 1839
    con Pier Francesco Frillici
  • 17 marzo
    OBIETTIVI DI VIAGGIO. Esplorazioni fotografiche nel corso di due secoli
    con Pier Francesco Frillici
  • 21 aprile
    LA FOTOGRAFIA E LA MODA. Dal Pittorialismo allo Snapshot Style
    con Federica Muzzarelli
  • 12 maggio
    IMMAGINANDO L’AMERICA. Luoghi, personaggi, eventi, tra arte e fotografia nel Primo Novecento
    con Pier Francesco Frillici
  • 23 giugno
    LA SCOPERTA DELL’ARCHIVIO. Origine di un nuovo linguaggio dagli anni ‘70 ad oggi
    con Luca Panaro
  • 14 luglio
    FINZIONE COME REALTA’. La fotografia come “messa in scena” dagli anni ‘70 ad oggi
    con Luca Panaro

SofyaGulyak @Senzaspine

Mar, 02/16/2016 - 18:46

Concerto

La stagione sinfonica Senzaspine si conclude con un’ospite eccezionale: Sofya Gulyak, giovane pianista russa di chiara fama, docente alla Royal Academy di Londra, solista e vincitrice di numerosi premi. Nel 2014 i Senzaspine suonano con lei il “Rach 3”, terzo concerto di Rachmaninoff per pianoforte e orchestra, un grande successo che porta a questa seconda collaborazione piena di entusiasmo tra la giovane interprete e i Senzaspine. Una solista straordinaria per una fine stagione coi fiocchi, non potete mancare.

RezzaMastrella - Anelante

Mar, 02/16/2016 - 18:43

“In uno spazio privo di volume, il muro piatto chiude alla vista la carne rituale che esplode e si ribella. Non c’è dialogo per chi si parla sotto. Un matematico scrive a voce alta, un lettore parla mentre legge e non capisce ciò che legge ma solo ciò che dice. Con la saggezza senile l’adolescente, completamente in contrasto col buon senso, sguazza nel recinto circondato dalle cospirazioni. Spia, senza essere visto, personaggi che in piena vita si lasciano trasportare dagli eventi, perdizione e delirio lungo il muro. Il silenzio della morte contro l’oratoria patologica, un contrasto tra rumori, graffi e parole risonanti. Il suono stravolge il rimasuglio di un concetto e lo depaupera. Spazio alla logorrea, dissenteria della bocca in avaria, scarico intestinale dalla parte meno congeniale”.

La regina Dada

Mar, 02/16/2016 - 18:36

“Sin da quando sono nato, penso alla morte.
Poi cresco e continuo a temerla. Ne parlo continuamente, passo il tempo ad averne paura e a cercare di evitarla. Ci penso così tanto, alla morte, ma così tanto che alla fine mi convinco davvero che devo morire…e finisce che muoio.
Una liberazione.
Ora, un popolo fatto di gente così rischia l’estinzione.
Sopravviviamo grazie agli eretici, gente che la pensa diversamente.
Raramente gli eretici hanno visto delle regine schierate con loro. Ancor più raramente, si sono viste regine di impronta dadaista. In un solo caso, poi, si è avuta una regina insieme eretica e dadaista.
E che ha come compagno di viaggio uno che usa la musica come un bruco userebbe un fungo per ripararsi dalla pioggia.
Lavarsi i denti è comunque un buon inizio di giornata. Su questo son d’accordo tutti, maggioranze e minoranze. Quindi la Regina Dada si lava i denti.
E questo getta un’ombra sulla sua coerenza.”

Stupefatto

Mar, 02/16/2016 - 18:34

Ai giovanissimi viene correttamente insegnato che la droga fa male. I ragazzi poi, crescendo, vedono amici che si divertono usando droghe e risultano più estroversi, più allegri. In quel momento il dubbio si insinua nei loro pensieri e i ragazzi, giustamente, cercano di capire: crederanno alle spiegazioni dei propri amici oppure le raccomandazioni di educatori e genitori avranno la meglio? Questo spettacolo parte da questa premessa. L’efficace approccio e il carico emotivo dello spettacolo riescono a scardinare alcuni luoghi comuni diffusi tra i giovanissimi: “smetto quando voglio”; “la canna fa meno male delle sigarette”; “sono droghe naturali”; “lo faccio una volta sola… per provare”. Com’è possibile interessare i ragazzi e coinvolgerli in una riflessione profonda su questi temi? Non è semplice nella quotidianità scolastica o familiare. Non è facile a tu per tu, né tantomeno confrontandosi con un numeroso e variegato gruppo. I mezzi professionali teatrali e l’esperienza attorale sono risultate armi efficaci per raggiungere questo obiettivo. Lo ha dimostrato Fabrizio De Giovanni, interprete di “STUPEFATTO”, che da oltre vent’anni fa del teatro civile e dell’impegno sociale i suoi cavalli di battaglia.

La vedova allegra

Mar, 02/16/2016 - 18:24

Interpretato da Umberto Scida (Njegus) ed Elena D’Angelo (Hanna Glawary) , coppia d’oro dell’operetta in Italia, e con la regia dello stesso Umberto Scida, “La Vedova Allegra” si conferma come una delle operette più famose e rappresentate dell’intero repertorio operettistico. All’ambasciata del Pontevedro a Parigi, c’è grande fermento. Sta arrivando la Signora Hanna Glawary, giovane vedova del ricchissimo banchiere di corte. L’ambasciatore, il Barone Zeta, ha ricevuto l’incarico di trovare un marito pontevedrino alla vedova per conservare i milioni di dote della signora, in patria. Infatti se la signora Glawary passasse a seconde nozze con un francese, il suo capitale lascerebbe la Banca Nazionale Pontevedrina e per il Pontevedro sarebbe la rovina. Njegus, cancelliere dell’ambasciata, è un po’ troppo pasticcione, ma c’è il conte Danilo che potrebbe andare benissimo. Njegus e Zeta tentano di convincerlo, ma lui non ne vuole sapere. Tra Danilo e Hanna c’era stata una storia d’amore finita male a causa della famiglia di Danilo. Da parte sua la vedova, pur amando Danilo, non lo vuole dimostrare e fa di tutto per farlo ingelosire. Frattanto si snoda un’altra storia d’amore che vede protagonisti Valencienne, giovane moglie di Zeta, e Camillo de Rossillon, un diplomatico francese che la corteggia con assiduità. I due si danno convegno in un chiosco. Li sta per sorprendere il barone Zeta quando Njegus riesce a fare uscire per tempo Valencienne sostituendola con Hanna. La vedova sorpresa con Camillo! Tutti sono sconvolti, Danilo furioso abbandona la festa. Tutto ormai sembra compromesso, ma Njegus, vero Deus ex-machina, riesce a sciogliere gli equivoci e a far confessare ad Hanna e Danilo il loro reciproco amore. La patria è salva. D’ora in poi la signora Glawary non sarà più “La vedova allegra”, ma la felice consorte del conte Danilo Danilowitch.

Il medico per forza

Mar, 02/16/2016 - 18:18

Martina, per vendicarsi delle sonore legnate ricevute dal marito beone, il taglialegna Sganarello, mette in giro la voce che questi è un grandissimo e prodigioso medico, ma essendo un tipo assai geloso della sua scienza, per esercitare la professione ha bisogno di essere convinto a suon di colpi di bastone. Infatti ne riceverà fino a convincersi di essere davvero medico. La cosa però gli farà capire i vantaggi, economici e non solo, della sua nuova professione che improvviserà in modo ciarlatanesco e magistrale, puntando sull’ ignoranza generale in materia. E, seppur ficcandosi in un grosso guaio, alla fine ne uscirà vincitore, salvando due innamorati da un destino avverso. Questi l’intreccio in sintesi.

Ma l’arte di Molière ne fa un capolavoro di comicità e di colpi di scena tanto che, dopo il Tartufo, resta l’opera più rappresentata del grande drammaturgo francese. Gli ingredienti: il ritmo serratissimo, il linguaggio paradossale, le situazioni allusive, gli equivoci, l’ignoranza generale, i colpi di scena e, soprattutto, una pioggia di nodose bastonate implacabili che arrivano a tutti e da tutte le parti. Una macchina da guerra per fare ridere. Questa è la grande scommessa di chi mette in scena IL MEDICO PER FORZA. Gli attori, il regista e tutti i collaboratori saranno capaci di vincerla? Ce lo dirà il pubblico che verrà a vederci. Noi abbiamo lavorato sodo e con passione su ogni gesto e ogni suono… fino a diventare degli “animali” per trovare l’ essenza dei personaggi e per trovare la giusta misura delle gag, dei lazzi e delle bastonate. Buon divertimento!

lunedì 07 marzo 2016 - Ore 09.00
lunedì 07 marzo 2016 - Ore 11.00
martedì 08 marzo 2016 - Ore 09.00
martedì 08 marzo 2016 - Ore 11.00
martedì 08 marzo 2016 - Ore 21.00

Il giardino delle ciliegie

Mar, 02/16/2016 - 18:11

Il giardino di ciliegi è un confine, crocevia di mondi lontani, irriducibili. È la terra dell’infanzia, del sogno ad occhi aperti, l’orizzonte dell’ancora possibile. Ad abitarlo, sei donne, in attesa della fine. Donne, piuttosto creature. Forse sono gli stessi alberi di quel giardino, tacchi a spillo per radici, braccia maschili come rami tesi? Il giardino dei ciliegi è un mondo fragile, incerto, quasi di vetro. Su di esso pesa lo sguardo di una schiera di uomini che si avvicina, lenta, nera, pronto all’assalto inevitabile, all’ammazzamento. Perse in questo vivaio di ricordi e passioni, le donne-albero annodano mille piccole vicende attorno a un’unica grande tragedia familiare. Sono viaggiatrici senza passaporto, dive senza palcoscenico, eroine tragiche senza tragedia. E ridono, ridono spesso. Ma sempre con le lacrime agli occhi. Perché affrontare i grandi classici del teatro in vesti drag queen? Perché facciamo teatro e a un certo punto abbiamo capito di aver costruito, nel tempo, un linguaggio nostro, col quale provare ad affrontare una materia teatrale vera e propria, sconfinando dalla concezione dello spettacolo drag queen come intrattenimento e varietà tout court. Abbiamo scelto il Giardino dei Ciliegi per la sua coralità e per qualcosa di indefinito che sentivamo emergere da questo testo, un sentimento lontano, che ha a che fare con la nostalgia per un mondo scomparso, superato, seppellito, con un’infanzia perduta ma mai dimenticata. Iniziando a lavorarci, ci siamo resi conto che la nostra intuizione era giusta. Tra le righe continuavamo a trovare conferme: queste donne erano personaggi eccessivi, smaniosi, dominati da una scomodità di fondo a sostenere il proprio ruolo. Un’inquietudine di vita dolorosa ma anche buffa e colorata, a suo modo vivace: interpretarla en travesti non era azzardo, semmai una chiave espressiva possibile. La drag queen è per sua natura un essere irrisolto: riunisce in un corpo solo mondi opposti, maschile e femminile, non è mai quello che è, rincorrendo all’infinito un’immagine irraggiungibile. Quei personaggi, inaspettatamente, erano perfetti per noi. Il mondo femminile di Cechov è vario e affascinante, combinazione fine di ridicolaggine e tragedia: se da un lato ci permette di scomodare l’immagine delle grandi attrici (Valentina Cortese è affettuosamente omaggiata nello spettacolo), dall’altro è un orizzonte di provincia, dove le fantasie prendono vita, dove per scacciare la noia si balla sole, perché nessuno si è presentato alla festa. Spesso non capivamo se era il caso di ridere o di piangere delle avventure di queste signore, signorine, sorelle, madri, figlie e figliastre, badanti, cameriere, domestiche, governanti, prestigiatrici, amanti, aspiranti fidanzate, donne di mondo, donne di paese. Abbiamo cercato nello spettacolo di mantenere viva questa ambiguità struggente e dolorosa. Il lavoro di drammaturgia è stato condotto per frammenti, giustapposizioni musicali, montaggio di scene del testo originale con numeri in playback che ne completassero il senso e – talora – ne spostassero l’asse, passaggi di battute da un personaggio a un altro (le parti maschili, totalmente assenti, sono in parte state assorbite da quelle femminili). Battute e canzoni diventavano così interruzioni continue di un discorso che non sa articolarsi, frasi che cominciano per poi perdersi in niente, ritmo un po’ sghembo, sincopato, seducente nel suo caos. Anche se l’operazione drammaturgica è molto decisa, non pensiamo di avere stravolto l’opera di Cechov; piuttosto ci siamo chiesti a cosa corrispondano, nell’oggi, quelle ansie, quelle manie, quei caratteri. Cechov tratteggia un periodo storico preciso, ma soprattutto ci racconta di un mondo senza più appigli, di personaggi che non riescono a tenersi aggrappati al proprio mondo interiore, pur continuando a rifugiarvisi di continuo. È la cronaca di un’epoca di passaggio, e questo è qualcosa che assomiglia al presente. COMPAGNIA “Non penso mai a me stesso come ad un uomo o ad una donna, quando sono travestito. Sono solo un attore che interpreta una donna. Il mio compito è quello di rappresentare una donna, sapendo che il pubblico sa che quella è una femmina. Questo è il fulcro dello scherzo.” R. Baker La compagnia delle Nina’s Drag Queens è composta da attori e danzatori che hanno trovato nel personaggio Drag Queen la chiave espressiva per portare avanti una loro idea di teatro. Nata da un’idea dell’attore Fabio Chiesa nel 2007 a Milano, presso il Teatro Ringhiera, è guidata da Francesco Micheli, direttore artistico e regista. Alcuni degli spettacoli messi in scena dal gruppo: Spanish Nostalgia, La filosofia del Boudoir, Tra(ns)viata, Nina’s Radio Night. Partendo dal genere della “rivista” e dell’happening performativo, le Nina’s Drag Queens sono approdate sempre più a uno specifico teatrale, arrivando recentemente a scomodare i classici: è il caso de “Il Giardino delle Ciliegie”. La compagnia è attiva anche sul fronte della formazione: dal 2009 propone laboratori per chiunque voglia provare a stare su un palco nei panni di una drag queen.

Maurizio Battista – Allegro ma non troppo

Mar, 02/16/2016 - 18:04

C’è poco da stare allegri se uno pensa a tutte le cose che oggi non vanno. E quale è il modo migliore per esorcizzarle? Beh! E’ con l’ironia, lo sberleffo la satira di costume, la battuta!

In “Allegro ma non troppo” scritto da Maurizio Battista, Riccardo Graziosi e Angelo di Palma, Maurizio ritorna vero mattatore. Lui, il palco e il pubblico.

Uno spettacolo semplice ed essenziale, divertente, comico, critico, ma non troppo, perché in fondo quello di cui ridiamo siamo noi, con le nostre debolezze, con le nostre cattiverie, con le nostre ipocrisie.

Come nella sinfonia n. 4 di Brahms in mi minore non ci sarà un vero filo conduttore, ma sarà un continuo divenire di idee, di trovate, di storie e situazioni che spiazzeranno il pubblico. Buona visione e buon ascolto e ah! Tutto questo in “mi minore”.

Visioni italiane

Mar, 02/16/2016 - 17:45

22ª edizione del festival dedicato alle produzioni indipendenti italiane

Visioni Italiane nasce nel 1994 per dare a spazio a tutti quei lavori dal formato irregolare che ogni anno vengono realizzati dai giovani autori sul territorio nazionale e che rimangono per lo più invisibili: cortometraggi, documentari, film sperimentali, opere d’esordio in cerca di una distribuzione. Gli anni Novanta hanno visto il proliferare in Italia di tanti piccoli festival che, dopo poche edizioni, hanno chiuso i battenti: ciò non è accaduto a Visioni Italiane perché la Cineteca di Bologna ha creduto fosse importante dare spazio in modo continuativo alle opere dei giovani autori, seguendo il loro cammino professionale e offrendo un luogo di confronto con altri autori e con il pubblico. Diversi sono i registi passati da Visioni Italiane e poi approdati al lungometraggio, diventati noti a livello nazionale e internazionale: Gianni Zanasi, Matteo Garrone, Daniele Gaglianone, Gianluca Tavarelli, Paolo Genovese, Luca Miniero, Francesco Amato, Salvatore Mereu, Francesco Munzi, i fratelli De Serio e tanti altri. Il programma del festival è composto da diverse sezioni dedicate alla fiction, ai documentari, all'ambiente, al cambiamento del panorama urbano, una sezione di cortometraggi realizzati da autori sardi, e una di corti dedicati all'importanza dell'acqua. A ogni sezione viene assegnato un premio in denaro da parte di diverse giurie formate da registi, sceneggiatori, direttori della fotografia, attori, ma anche da gruppi di studenti coordinati dai loro professori. Il Festival ospita eventi speciali non competitivi sulla produzione in Emilia-Romagna e una masterclass sulla costruzione musicale di un film con Teho Teardo e il regista Daniele Vicari. Ospite d'onore il regista Matteo Garrone.

Dio esiste e vive a Bruxelles

Mar, 02/16/2016 - 17:13

(Le Tout Nouveau Testament, Lussemburgo-Francia- Belgio/2015) di Jaco Van Dormael (113') 

Dio esiste, ha una moglie e una figlia, che decide di ribellarsi all'insopportabile padre e fuggire, a Bruxelles - non prima di aver comunicato via sms a tutti gli uomini la data della loro dipartita. "Due i temi fondamentali del film. Una rappresentazione divina in forma di riduzione all'umano, e per di più a un umano beone, violento e selvatico. E il what if, caro alla fantascienza: che cosa succederebbe se tutti conoscessimo la data esatta della nostra morte? È dall'intreccio dei due aspetti - il Dio hooligan e l'umano che non può più dimenticare la sua finitezza - che scocca la scintilla del film" (Roy Menarini).

Il caso Spotlight

Mar, 02/16/2016 - 17:06

di Tom McCarthy (USA / 2015 / 128’)

La storia del team di giornalisti investigativi del Boston Globe soprannominato Spotlight, che nel 2002 ha sconvolto la città con le sue rivelazioni sulla copertura sistematica da parte della Chiesa cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti locali, in un’inchiesta premiata col premio Pulitzer. Quando il neodirettore Marty Baron arriva da Miami per dirigere il Globe nell’estate del 2001, per prima cosa incarica il team Spotlight di indagare sulla notizia di cronaca di un prete locale accusato di aver abusato sessualmente di decine di giovani parrocchiani nel corso di trent’anni. Consapevoli dei rischi cui vanno incontro mettendosi contro un’istituzione com la Chiesa cattolica a Boston, il caporedattore del team Spotlight, Walter “Robby” Robinson, i cronisti Sacha Pfeiffer e Michael Rezendes e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll cominciano a indagare sul caso.

Il film, interpretato da un cast d’eccezione in cui figurano, tra gli altri, Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams e Stanley Tucci, è candidato a 6 premi Oscar, tra cui quelli come Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura Originale.

Voce di donne, voce di Goliarda Sapienza

Mar, 02/16/2016 - 16:43

Narrare la vicenda di una scrittrice italiana che è stata anche attrice di teatro e di cinema, e che, con le sue scelte di donna e di autrice, ha impresso alla sua vita e alla sua scrittura un segno indelebile di autenticità e impegno.
Figlia di una donna altrettanto importante, anche se diversamente, per la “storia della donne” e decisiva per le svolte politiche e sociali femminili: questa è stata Goliarda Sapienza che viene raccontata, in questo “Un racconto”, attraverso i suoi libri e i libri scritti su di lei.
Una scrittrice tenace, una donna in una diversa prospettiva femminile, nel rapporto con l’arte, la scrittura e la vita, presentata con le sue parole tratte da romanzi e diari,pièces teatrali, sino a giungere ad Ancestrale, la sua raccolta di testi poetici uscita decenni dopo la sua scomparsa.
È di Ancestrale che si può godere di una lettura a voci miste e musicata: un dare voce a quella voce da troppo tempo silente. Il filo conduttore di questo progetto sono le poesie che vengono lette, raccontate, musicate, performate e cantate.
“Un racconto” per immagini che abbatte la distanza spazio-temporale tra la scrittrice e il lettore attraverso brevi fotogrammi, scorci, momenti.
Un “film di parole” che si augura di restituire la figura di Goliarda Sapienza in tutta la sua bellezza, di invogliare alla lettura di tutte le sue opere e di approfondirne la conoscenza. Un invito alla poesia in quanto legame a filo doppio con l’esistenza. 

La città delle differenze

Mar, 02/16/2016 - 15:47

Modelli e buone pratiche per l’accoglienza e l’integrazione di migranti e rifugiati lgbt
Intervengono:
Giorgio Dell’Amico – Sportello Migranti Arcigay
Jonathan Mastellari - MigraBo lgbti
Riccardo Tromba – Associazione Naga, Milano
Modera: Vincenzo Branà, presidente di Arcigay “Il Cassero”

Ogni individuo è un contenitore complesso, una stratificazione di differenze alle quali corrispondono bisogni e desideri specifici: una persona può essere omosessuale, bisessuale, asessuale, eterosessuale, contemporaneamente transessuale e allo stesso tempo benestante o povera, giovane o anziana, italiana o straniera. Può aderire inoltre a generi diversi, culture e convinzioni religiose e filosofiche differenti.
Uno dei casi emblematici di questo stratificarsi è quello dei migranti e in particolare dei rifugiati, cioè delle persone che si trovano fuori dal proprio Paese di origine e che non possono rientrarvi a causa del rischio fondato che vengano perseguitate per una delle identità di cui sono portatrici, cioè per motivi etnici, religiosi, opinioni politiche, o per il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere. Queste vicende ricevono risposta nell’ambito di politiche dell’accoglienza spesso emergenziali che assimilano le identità tra loro arrivando talvolta al paradosso di riprodurre per quelle persone, fuori dal Paese d’origine, un ambiente ostile simile a quello da cui sono fuggite. Un fenomeno analogo si osserva, più in generale, nel rapporto con le comunità straniere che si stabilizzano nella nostra città: L’essere cinesi, arabi o africani fa scomparire agli occhi della comunità che accoglie tutti gli altri tratti indentitari, come ad esempio l’essere donna o transessuale, oppure l’omosessualità. Ma anche l’essere lavoratori e lavoratrici, cattolici, buddisti o musulmani.
Questa riflessione ha prodotto negli anni, in ambito associativo ma anche pubblico, alcune buone pratiche che possono fornire idee utili a riformare le politiche dell’accoglienza e di integrazione su scala locale.
In particolare in questo incontro osserveremo da un lato, grazie alle presenze di Giorgio Dell’Amico e Jonathan Mastellari, il modello dello sportello migranti di Arcigay e l’esperienza di MigraBo Lgbt, due realtà che lavorano in rete nel sostegno all’integrazione delle persone Lgbt migranti e che offrono assistenza nel percorso di richiesta del riconoscimento dello status di rifugiato. Dall’altro lato, grazie a Riccardo Tromba, analizzeremo il modello milanese dell’associazione Naga in cui oltre 300 volontari e volontarie garantiscono assistenza sanitaria, legale e sociale gratuita a cittadini stranieri irregolari e non, a rom, sinti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura oltre a portare avanti attività di formazione, documentazione e lobbying sulle Istituzioni. 

Che morte non vi separi

Mar, 02/16/2016 - 14:00

Dialogano con l’autore, Christian G. Moretti, Devis Gentili e Nicola Levorato

Cesare è un ragazzo come tanti. Ha diciotto anni, studia e vive come vivono tutti i diciottenni. Un giorno, però, entra nella sua vita un altro ragazzo, Tor, di origine svedese. Lentamente, ma inesorabilmente, tra i due nascerà qualcosa di incontrollabile, un amore assoluto che li porterà a vivere una relazione intensa e sempre meno nascosta agli occhi del mondo. Ma è soltanto uno spiraglio di luce in un mondo oscuro. Usciti da un locale per omosessuali, i due vengono aggrediti da un gruppo di omofobi che feriscono in modo lieve Tor, ma riducono in fin di vita Cesare. La vicenda prende una piega totalmente diversa, portando questo amore ad un livello ancora diverso, oltre il confine tra la vita e la morte.Christian G. Moretti nasce in Italia a San Giovanni Rotondo (FG). All’età di diciannove anni si trasferisce a Parma per studiare Civiltà e Lingue Straniere Moderne. Al conseguimento della laurea triennale si trasferisce a Barcellona in Spagna. A ventuno anni va a vivere nel Regno Unito dove risiede per sei anni, consegue una laurea Master e un dottorato di ricerca in Letteratura Comparata presso la University of Kent dove insegna, inoltre, letteratura italiana. Nel 2011 si installa permanentemente in Irlanda, a Limerick, dove attualmente risiede e insegna lingua, letteratura e cultura Italiana e Spagnola. Moretti è già autore di Conversations with the Self, monografia edita dalla casa editrice accademica Troubador, e di una lunga serie di saggi pubblicati su riviste accademiche Statunitensi, Britanniche, Canadesi, Australiane, Italiane e Irlandesi. Ha curato l’introduzione della versione tedesca del romanzo Acqua Storta di Luigi Romolo Carrino, edita da PulpMaster, ed ha partecipato a numerosi congressi di letteratura presso atenei internazionali tra cui Paris Sorbonne (Francia), University of London (Regno Unito), Harvard University (Stati Uniti), University College Cork (Irlanda), University of Kent (Regno Unito), University of Exeter (Regno Unito). Che Morte non vi Separi è il suo primo romanzo.

Fascino tra le Note del Classico

Mar, 02/16/2016 - 13:53

Martedì 15 Marzo 2016 ore 21.00
Ginevra Schiassi - soprano
Luca Troiani - clarinetto
Claudia D'Ippolito - pianoforte
Musiche di: F. Schubert - L. Spohr

Martedì 22 Marzo 2016 ore 21.00
Stefano Malferrari - pianoforte
Musiche di: W.A. Mozart - L. Van Beethoven - F. Chopin - F. Liszt

Martedì 5 Aprile 2016 ore 21.00
Antonio Mostacci - violoncello
Stefano Bezziccheri - pianoforte
Musiche di: L. Van Beethoven

Martedì 26 Aprile 2016 ore 21.00
Michela Tintoni - violino
Francesca Perrotta - pianoforte
Musiche di: J. Brahms - R. schumann

Direzione Artistica: Luca Troiani - Crescendo Associazione Culturale
Si ringraziano i sostenitori: Natalia Bimbi Bimbi - Cremeria da Paolo - Borsari Strumenti Musicali
Per informazioni: asscrescendo@gmail.com - agenziaspettacolinika@gmail.com - tel. 3472554656

Ingresso a offerta libera

Pasolini poeta dell'eresia

Mar, 02/16/2016 - 13:46

Conferenza di Valerio Magrelli 

Il poeta e saggista Valerio Magrelli terrà la sua lezione nell’ambito del ciclo di incontri Pasolini poeta dell’eresia.

Nell'ambito di Più moderno di ogni moderno. Pasolini a Bologna

Fantasmagoria - Through the Big Screen

Mar, 02/16/2016 - 11:02

annuale rassegna sulla storia del cinema e dell'animazione a cura di Carlo Mauro 

Film, lungometraggi e cortometraggi su supporto in pellicola (in vari formati, dal Super 8mm al 16mm, al 35mm) e in digitale HD. Fantasmagoria 2016 presenta alcun grandi film dei principali registi del cinema internazionale a ridosso degli anni ’70, tra cui: David Lean, Robert Altman, Federico Fellini, Luchino Visconti, Robert Bresson, François Truffaut, Andrej Tarkovskij, Nikita Michalkov, Karel Reisz, John Schlesinger, Ingmar Bergman, Peter Weir.

I film scelti di questi registi, saranno avvicinati ad alcuni esempi del cinema sperimentale e del cinema di animazione: Norman McLaren, Stan Brakhage, Kenneth Anger, UPA, Studio Disney, Studio Halas & Batchelor e Gamma Film, oltre a una panoramica sui più importanti lungometraggi e corti animati provenienti dalla Cina.

La rassegna cinematografica è aperta a tutti gli appassionati e studiosi del cinema e agli Studenti dell’Accademia di Belle Arti e dell’Università di Bologna. Si accede tramite l’acquisto di una tessera cumulativa di dieci incontri-proiezioni del costo di Euro 15, in vendita all’entrata del cinema, i giorni delle proiezioni. Non sono previste singole entrate. L’Accesso è gratuito solo per gli Studenti dell’Accademia iscritti al corso di “Storia del Cinema e del Video” del Prof. Carlo Mauro, grazie a una convenzione stipulata tra l’Accademia di Belle Arti e il Cinema ODEON.

Opere della collezioni Golinelli

Mar, 02/16/2016 - 09:44

in mostra una selezione di opere della collezione di Marino e Paola Golinelli

La Fondazione Golinelli espone una selezione di opere della collezione di Marino e Paola Golinelli a Opificio Golinelli. Il percorso espositivo sarà visitabile accompagnati da tutor della Fondazione giovedì 18 febbraio e giovedì 17 marzo (ore 15,16, 17, biglietto 2 euro).
 
In mostra nei nove mila metri quadrati della cittadella per la conoscenza e la cultura otto opere di artisti di fama internazionale: Loris Cecchini, Alberto Di Fabio, Andrey Gorbunov, Candida Hofer, Joep Van Lieshout, Marcello Maloberti, Lucy e Jorge Orta, Cameron Platter. I lavori in esposizione, scelti tra circa 600 opere, restituiscono il carattere unico della collezione Golinelli, focalizzata sulla ricerca dei punti di contatto tra la visione scientifica e artistica del mondo contemporaneo e sull’apertura all’arte dei paesi emergenti, asiatici, africani e sud-americani.

Un percorso tra opere realizzate tutte nell’ultimo decennio, coerente con l’approccio multidisciplinare e didattico all’arte che la Fondazione propone attraverso le attività dell’area progettuale “Arte, Scienza e Conoscenza”, soprattutto attraverso le grandi mostre realizzate annualmente, a partire dal 2010. Le mostre della Fondazione Golinelli, curate da Giovanni Carrada e Cristiana Perrella, hanno sviluppato un format, inedito in Italia, che mette in dialogo i risultati delle più recenti ricerche scientifiche con le opere di artisti contemporanei, scelte per la capacità di chiarire, attraverso la loro evidenza visiva, concetti complessi, oppure di suscitare emozioni in grado di trasmettere, rispetto alla scienza, un diverso tipo di conoscenza e di comprensione
 
Opere in mostra:

  • Joep Van Lieshout, Cow of the Future, 2014
  • Alberto Di Fabio, Untitled, 2007
  • Candida Hofer, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio II, 2006
  • Loris Cecchini, Rainbow Trousses, 2009
  • Marcello Maloberti, Himalaya, 2012
  • Cameron Platter, Risk, 2014
  • Andrey Gorbunov, Transformation 8, 2014
  • Lucy e Jorge Orta, Orta Water Purification Station, 2005

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