Pierino e il Lupo
Musica di Sergej Prokof'ev.
live
The Puppini Sisters sono sinomimo di swing & pop di gran classe. Con un sestetto composto da tre musicisti e tre affascinanti cantanti, guidate dalla leader Marcella Puppini, inanellano sold out uno dopo l’altro ed in tutti i teatri del mondo. Dopo e prima della brillante collaborazione con Michael Bublè, le PUPPINI SISTERS hanno sfornato singoli radiofonici di successo, contribuendo al ritorno della scena vintage e strizzando l’occhio alla rinascente verve legata al movimento Burlesque. Tanta musica, tanto stile.
In collaborazione con L’Altro Bravo.
Carta Bley, pianoforte, Steve Swallow, basso elettrico, Andy Sheppard, sax tenore e soprano
Grazie al sapiente arrangiamento della celebre pianista e compositrice Carla Bley, qui supportata dai compagni di sempre Steve Swallow e Andy Sheppard, il progetto “Trios” possiede un suggestivo potere incantatorio, senza manierismi e dalla visione prodigiosamente ampia. Quello che si percepisce in Trios è un jazz cameristico in cui né una nota né un accordo suonano oltre misura o oltre il necessario e che nei suoi respiri e nei suoi silenzi assapora l’essenza stessa della musica.
In collaborazione con Bologna Jazz Festival.
James Carter, sax tenore, alto e soprano, Gerard Gibbs, organo, Alex White, batteria
James Carter fin da giovanissimo si è imposto sulla scena statunitense per la sua straordinaria tecnica applicata ad ogni genere di strumento a fiato, grazie alla quale è capace di plasmare a suo piacimento qualsiasi stile jazzistico pur mantenendo un’identità musicale molto ben delineata. Il suo Organ Trio, completato da altri validi musicisti della scena di Detroit, affonda le radici nel soul jazz degli anni ‘60, producendo un concerto intriso di funky groove ad alto carico energetico.
In collaborazione con Bologna Jazz Festival.
Marc Ribot, chitarra, Jamaaladeen Tacuma, basso elettrico, Mary Halvorson, chitarra, Grant Calvin Weston, batteria, String Trio, violino, viola e violoncello
Il progetto The Young Philadelphians è un doppio tributo, parte al mondo free-funk dell’Ornette Coleman anni ottanta, parte al soul feeling della Philadelphia degli anni settanta. L’organico vede il vulcanico chitarrista statunitense in compagnia della ritmica originale dei “Prime Time” di Ornette Coleman, con l’innesto della giovane e talentuosa Mary Halvorson, allieva prediletta di Anthony Braxton, il tutto impreziosito dal lavoro di contrappunto del trio d’archi.
In collaborazione con Bologna Jazz Festival.
Antonella Ruggiero feat Mark Harris
Il repertorio va dai brani storici di Antonella con i Matia Bazar a quelli più significativi della produzione solista fino ai giorni nostri, oltre ad un percorso all’interno delle musiche dal mondo e del cantautorato italiano. Antonella Ruggiero è la voce indimenticabile che ha fondato e reso famosi i Matia Bazar in Italia e nel mondo. Considerata universalmente una delle voci più intense e suggestive del panorama musicale italiano, negli anni ha mostrato la sua curiosità sperimentando diverse forme sonore e artistiche. Dopo il percorso con i Matia Bazar, Antonella Ruggiero ha spaziato dalla musica sacra a quella per bambini, dal jazz al pop, passando per la musica ebraica, portoghese e orientale. La Ruggiero, artista dal repertorio eterogeneo, si distingue per un’elevatissima estensione vocale che le permette di passare dal registro pop a quello lirico di soprano leggero, passando per la musica sacra, jazz, musica popolare, tango, musica corale e bandistica, musica classica e contemporanea e per progetti dedicati espressamente alle caratteristiche della sua voce cristallina. Sarà così la protagonista principe di “Concerto versatile” proponendo brani della canzone d’autore italiana ed i suoi più grandi successi, accompagnata da un eccezionale musicista come Mark Harris al pianoforte - che vanta collaborazioni con: Fabrizio De André, Giorgio Gaber, Mia Martini, Enzo Jannacci, Pino Daniele, Al Jarreau, Dee Dee Bridgewater.
In collaborazione con L’Altro Bravo.
Philippe Daverio, Daniele Salvatore, flauto traversiere, Carlo Mazzoli, fortepiano
Il racconto di Philippe Daverio, e il suo viaggio intorno alla Nascita della modernità approda infine nella capitale tedesca, dove Federico Il di Prussia, monarca e condottiero, ma anche raffinato pensatore, buon flautista e cultore delle arti, seppe circondarsi dei massimi musicisti del Settecento: da Bach padre (che gli dedicò l’Offerta musicale ispirandosi proprio a un tema ideato dal sovrano) alla sua prolifica discendenza, primo fra tutti CarI Philipp Emanuel Bach, non a caso passato alla storia come “il Bach di Berlino”. Le parole di Daverio e gli interventi musicali di Daniele Salvatore al flauto traversiere e di Carlo Mazzoli al fortepiano, concertisti e docenti del Conservatorio “GB. Martini” di Bologna, ci permetteranno di accostarci a diversi aspetti della figura di Federico il Grande: il mecenate, naturalmente (con le Sonate composte a corte dal Bach di Berlino), il compositore (ascolteremo una sua Sonata in mi minore), ed il flautista, con le note che per lui scrisse Johann Joachim Quantz, con il quale il re amava dilettarsi in duetti e intrattenimenti musicali.
In collaborazione con Musica Insieme.
Philippe Daverio, Rosita Ippolito, viola da gamba, Antonello Manzo, violoncello barocco, Pedro Alcàcer Doria, tiorba
La nascita della modernità. Quattro capitali d’Europa fra arte e musica raccontate da Philippe Daverio: Parigi – La morbidezza.
La “Ville Lumière” è sicuramente fra le più affascinanti capitali dell’arte e della musica, specie in quell’epoca di assolutismo illuminato che porterà alla creazione di Versailles, dove Luigi XIV indulge a fastose cerimonie e feste in altrettanto fastosi giardini, immortalate fra gli altri nei dipinti di Watteau. La musica regna insomma sovrana alla corte di Francia, ed accanto all’indiscusso imperare degli Italiani nasce tuttavia una scuola tipicamente autoctona, che porta primi fra tutti i nomi di Francois Couperin “il Grande”, di Marin Marais e di Antoine Forqueray, e che ha un colore unico come quello della viola da gamba. Al racconto di Philippe Daverio, che ci accompagnerà fra i magnifici saloni e gli altrettanto grandiosi giardini della Reggia di Versailles, si alterneranno le note di quei compositori, che Io stesso Re Sole ascoltava esibirsi a corte, grazie alla maestria di Rosita Ippolito, alla viola da gamba, accompagnata da Antonello Manzo al violoncello e da Pedro Alcàcer Doria alla tiorba.
In collaborazione con Musica Insieme.
Programma
Philippe Daverio, Valeria Montanari, clavicembalo, Ewa Gubanska, mezzosoprano
La seconda tappa del viaggio attraverso le capitali dell’arte e della musica, condotto dalle folgoranti intuizioni di Philippe Daverio, attraversa la Londra del primo Settecento, la capitale che meglio di ogni altra seppe accogliere trionfalmente, e ricoprire di allori, i più grandi musicisti della storia, da Johann Christian Bach, celebre appunto come “il Bach di Londra”, a Georg Friedrich Handel, che vi approdò nel 1711 ‘in avanscoperta’ in qualità di direttore musicale alla corte dell’Elettore di Hannover Giorgio Ludovico, colui che sarebbe divenuto quattro anni dopo re di Gran Bretagna con il nome di Giorgio I. Anche un Mozart ancora bambino fu accolto a Londra nel 1764, e vi si ispirò per il Londoner Skizzenbuch: proprio queste ‘note londinesi’ risuoneranno al clavicembalo, interprete Valeria Montanari, accanto alla Sonata V dell’opera 5 del “Bach di Londra”, mentre alla voce di Ewa Gubanska saranno affidate due amatissime arie hàndeliane, come “Lascia ch’io pianga” dall’opera Rinaldo.
In collaborazione con Musica Insieme
(USA/2001) di David Lynch (147')
La perdita della memoria di una delle protagoniste sembra invadere l'intero film. Nato come pilot di una serie TV che non ha mai visto la luce, è una vibrante immersione in un mondo fatto di sensazioni spiazzanti, dove sembra emergere per flash l'immagine della famosa Dalia Nera. Dove siamo? In quale anno? Il film oscilla tra memorabilia anni Cinquanta ma la sua temporalità sembra inafferrabile. Francis Bacon e Edward Hopper sembrano divertirsi all'interno di questa minacciosa seduta d'ipnosi. (rc)
Copia in pellicola
(Tough Guys Don't Dance, USA/1987) di Norman Mailer (110')
Tough Guys Don't Dance è un romanzo di Norman Mailer, scritto nel 1985. Due anni dopo lo stesso Mailer decide di farne un film, prodotto da Golan e dalla Zoetrope di Coppola. Girato dalle parti di Provincetown, nel Massachussets, cioè la punta estrema di Cape Cod, è il luogo che Hopper considerò la sua seconda casa, dipingendovi magnifici paesaggi e acquerelli ("Cape Cod, con le sue dune alte sull'oceano, le semplici case coloniche, i villaggi bianchi [...] divenne il posto ideale per lavorare"). È questo il paesaggio che emerge anche dal film. (rc)
(Austria/2013) di Gustav Deutsch (92')
Attraverso la messa in movimento di tredici quadri di Hopper, dipinti tra il 1931 e il 1965, Gustav Deutsch riassume un momento topico della storia sociale americana, e lo fa inserendo la coreografa canadese Stephanie Cumming all'interno di una struttura scenografica in grado di cogliere in nuce la pennellata del grande artista americano. Grazie al tour de force del direttore della fotografia Jerzy Palacz, siamo chiamati a contemplare scorci, architetture, angoli di una esistenza solitaria, scossi a volte da giornali radio d'epoca. Meraviglie cromatiche. (rc)
(USA/1960) di Alfred Hitchcock (109')
Nel 1927 Hopper dipinge un quadro e lo intitola The City. Si sa, i direttori della fotografia hanno una vera predilezione per i suoi lavori. John L. Russell, per esempio, avrà visto quel quadro, e ci avrà ripensato mentre girava la prima sequenza di Psycho a Phoenix? E sir Alfred? Sarà rimasto folgorato da House of the Railroad, che Hopper dipinge due anni prima? Quale mistero si nasconde in quella casa assolata, quella che lui sposterà su una collina, facendola apparire minacciosa, in un bianco e nero quasi torbido? (rc)
(USA/1978) di Andrew Noren (78')
precede
THE WIND VARIATIONS (USA/1968) di Andrew Noren (18')
Una finestra, la luce che entra e si deposita sulla parete. Una donna seduta su un letto. Nelle sporadiche occasioni in cui ha deciso la lasciarsi intervistare, Hopper ha insistito sull'importanza della fonte luminosa: "La luce è un'importante risorsa espressiva per me, ma non in modo così conscio. È il mio modo naturale di esprimermi". Questi due lavori di Andrew Noren, filmmaker indipendente, sembrano prendere alla lettera questa dichiarazione. La luce viene colta come il vero motore della creazione, il soggetto del film stesso. Noren ne coglie le variazioni, l'energia che essa sprigiona, fino a diventare un puro elemento compositivo. (rc)
(The Driver, USA/1978) di Walter Hill (91')
La solitudine è certamente uno dei sentimenti più presenti nei quadri di Hopper. Qui abbiamo un pilota d'auto provetto, solitario, assoldato da rapinatori di banche, braccato da un tenente di polizia. Il film è un action movie immerso quasi interamente in un'atmosfera cupa e notturna, tra scie di luci artificiali e stazioni ferroviarie sonnolente. I paesaggi urbani di Hopper (a cui si ispira il direttore della fotografia Philip Lathrop) vengono dinamizzati e li vediamo per una volta scossi dalla loro immobile compostezza. (rc)
(USA/1981) di Herbert Ross (108')
L'intero film di Herbert Ross, magnificamente interpretato da Christopher Walken, Steve Martin e Bernadette Peters, è un fenomenale tour de force stilistico nel tentativo di catturare la luce e le scenografie di molti quadri, di cui almeno due di Hopper: New York Movie (1939) e il famigerato Nighthawks (1942). I toni drammatici sono immersi in un'atmosfera sognante, dove il musical e i passi di danza prendono vita da una tavolozza di luci e cromatismi accesi in grado di rendere palpabile lo stato d'animo dei protagonisti. (rc)
i concerti degli studenti del Conservatorio G.B. Martini 2016
spettacolo di burattini
Favola antichissima messa in scena dalla compagnia I Burattini di Riccardo.
In caso di maltempo lo spettacolo si svolgerà in logo coperto adiacente
con Piero Odorici
Mauro Negri - Piero Odorici, sax alto; Pietro Tonolo - Alberto Vianello, sax tenore; Moreno Castagna, sax baritono; Giampaolo Casati - Maurizio Scomparin - David Boato - Ilic Fenzi, trombe; Roberto Rossi - Gigi Grata - Toni Costantini - Matteo Morassut, tromboni; Giancarlo Bianchetti, chitarra; Marcello Tonolo, pianoforte; Marc Abrams, contrabbasso; Alfred Kramer, batteria.
Un forte nucleo veneto, maggioritario (che, oltre a Marini, De Vincenzo e i fratelli Tonolo, comprendeva anche il sassofonista Maurizio Caldura, morto nel 1998), tre musicisti emiliani (Rossi, Odorici e Tamburini), tre lombardi (Negri, Sandro Gibellini e Marco Vaggi, poi sostituito dall’americano Marc Abrams) ed una coppia di jazzisti genovesi (Kramer e Casati), hanno dato vita nella seconda metà degli anni Ottanta a quella che sarebbe diventata in pochi anni un punto di riferimento del jazz orchestrale nel nostro paese.
incontro organizzato da Associazione nuFlava, in collaborazione con Associazione Arci Bologna
Quota partecipanti: 50€
Quota uditori: 30€
Iscrizione: 339.6836646 | jazznuflava@gmail.com