(USA/1970) di Barbara Loden (102')
Pauline Kael, che pure incoraggia l'autrice esordiente, scrive che Wanda è così desolato che al confronto i romanzi di Zola sembrano commedie musicali. PurtroppoBarbara Loden, all'epoca moglie di Elia Kazan, morirà presto e Wanda rimarrà la sua opera unica. Siamo in pieno new american cinema, ma Wanda, giovane donna alla deriva, non è un'Alice non abita più qui, non ne ha energia né passioni; incontra un balordo e si mettono a fare piccole rapine, ma non hanno il glamour di Bonnie e Clyde, pur se il film è anche una "minimal love story" (ancora Kael). Loden è in anticipo: quella che nel '71 sembrava un'incompiutezza, la mancanza di cause apparenti alla vita interrotta e senza direzione di questa donna, il "realismo nichilista" della sua storia, sarebbe poi diventata nutrimento di tanto futuro cinema indipendente. Un film da vedere, scoprire, riconsiderare. (pcris)
Copia proveniente da UCLA Film & Television Archive.
Restauro digitale a cura di UCLA Film & Television Archive con il sostegno di The Film Foundation e Gucci.
Biglietto unico a € 2 (in occasione di Cinema2Day)
(Italia/2016) di Andrea Bacci (70'). Incontro con gli autori Andrea Bacci, Eloisa Betti e Mirco Dondi
Bologna, 8 marzo 1955. Quattro donne vengono arrestate davanti alla fabbrica Ducati per aver distribuito mimosa. Saranno condannate a un mese di reclusione presso il carcere di San Giovanni in Monte, oggi sede del Dipartimento di Storia dell'Università. Proprio da qui, sessant'anni dopo, tornano alla luce le storie delle migliaia di persone ingiustamente licenziate negli anni Cinquanta a causa dell'affiliazione a organizzazioni politiche e sindacali.
Incontro con gli autori Andrea Bacci, Eloisa Betti e Mirco Dondi
In collaborazione con il corso di Storia Contemporanea dell'Università di Bologna
Biglietto unico a € 2 (in occasione di Cinema2Day)
(Italia/2016) di Elisa Amoruso (70'). Incontro con Ljuba Jovicevic
Ana, Ljuba, Radi, Sihem e Sonia sono arrivate in Italia da paesi diversi: per amore, lavoro, curiosità o forse destino. Ognuna di loro è riuscita a reinventarsi e integrarsi con successo. Dopo Fuoristrada, Elisa Amoruso racconta cosa significhi costruire un'identità in un paese straniero: "Ho scelto di raccontare le storie di queste donne perché hanno trasformato una condizione di difficoltà in un punto di forza".
Incontro con una delle protagoniste, Ljuba Jovicevic
In collaborazione con Human Rights Nights
Biglietto unico a € 2 (in occasione di Cinema2Day)
(Hidden Figures, USA/2017) di Theodore Melfi (127')
Arriva al Lumière, nel giorno della Festa della donna, l'atteso film di Theodore Melfi dedicato alla storia vera di Katherine G. Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, tre brillanti matematiche afro-americane della NASA che negli anni della corsa allo spazio e della segregazione razziale hanno dato un contributo fondamentale ai programmi che avrebbero portato l'uomo sulla luna e alla lotta per i diritti civili e l'emancipazione femminile. "La qualità più grande del film di Theodore Melfi è quella di sfogliare una pagina sconosciuta della NASA. Pagina 'bianca' coniugata fino ad oggi al maschile. Il diritto di contare mette in scena efficacemente il razzismo e il sessismo ordinario dei bianchi, concentrandosi sui drammi silenziosi che muovono la Storia in avanti" (Marzia Gandolfi).
biglietto unico a € 2 (in occasione di Cinema2Day)
(USA/2016) di Bill Morrison (120')
Dawson City, Yukon, Canada. Tra la fine dell'Ottocento e gli anni Venti, ultimo avamposto della civiltà yankee (in preda alla febbre dell'oro), al di là un deserto gelato, dove nacquero molte fortune americane. C'è un cinema e i film arrivano, con anni di ritardo; poi però rispedire indietro le pellicole è troppo costoso. A fine anni Settanta, scavi in quello che era stato un campo da hockey ne riportano alla luce un piccolo giacimento, preservato nel ghiaccio. In molti casi, si tratta di film dati per perduti. Bill Morrison usa il found footage per montare una "travolgente ballata sugli anni della corsa all'oro, fatta di newsreel, comiche e melodrammi; il suo discorso stabilisce un parallelo tra gli anni pionieristici del cinema e l'insediamento americano nella sua più remota frontiera" (Sophie Mayer). Presentato a Venezia, dove ha suscitato stupore ed emozione, il film di Morrison reca il valore aggiunto della sua storia: come se le persone sullo schermo si fossero appena svegliate da un lungo sonno nel ghiaccio, fantasmi convocati a narrare la propria
lontana avventura, parte della storia americana del Ventesimo secolo. (pcris)
Per conoscere il film (sito Il Cinema Ritrovato al cinema)
Ingresso libero su prenotazione a cinetecadirezione@cineteca.bologna.it
mostra di David Adamo, Keren Cytter, Riccardo Previdi, Anca Muntenau Rimnic, Mathilde Rosier; a cura di Paolo Chiasera e Antonio Grulli
Ghenos, Eros e Thanathos (o come lo chiamerebbe Alberto Boatto: GET) è stato probabilmente uno dei progetti più radicali e significativi dell’arte, non solo italiana, dal secondo dopoguerra a oggi. A distanza di quarantatré anni non ha perduto nulla del suo smalto, ha anzi acquisito nuove sfumature e profondità. Il desiderio di Paolo Chiasera, mio e della galleria, di lavorare sull’idea di Boatto nasce proprio da questo: è impossibile ridurre GET a una qualsiasi importanza storica del tempo in cui è stata realizzata, non ha nulla di datato. Nel corso degli anni la mostra e il testo che la accompagnava hanno bensì aumentato il loro portato rivoluzionario, capace ancora oggi di presentarsi come una “pietra oscura”, un “edificio insondabile” e profondo, fastidioso e impossibile da osservare a lungo. Non a caso Boatto lo aveva costruito attorno ai tre semplici mattoni di cui è fatta la natura umana, il momento della nascita, l’eros e la morte, su cui poi viene appoggiato tutto il resto, e in cui la testata d’angolo del suo discorso veniva occupata dal Thanatos.
I settanta erano anni di fede radicale in ideologie astruse, lontane dalla realtà e pericolose. Scegliere di fare una mostra così poco politica (intendendo “politica” nel senso più banale del termine) non deve essere stato facile, e immagino le critiche che può aver generato. Oggi viviamo anni di nichilismo peloso e verboso che si riversa anche nel mondo dell’arte, ma il risultato finale è sempre lo stesso: le mostre, le biennali, gli artisti trattano troppo spesso tematiche lontane dalla realtà, dalla tangibilità dei fatti che influenzano direttamente la nostra vita, i nostri corpi, la concretezza dell’esistenza e dei suoi avvenimenti basici. Siamo inondati di trattati su post fordismo, post colonialismo, il design degli anni sessanta, il modernismo degli anni trenta, indagini su spaccati sociali e antropologici; e abbiamo anche il coraggio di lamentarci se il pubblico dell’arte è così misero rispetto a quello degli altri linguaggi.
E’ forse allora ancora più rivoluzionario oggi presentare queste tre istanze base, attorno a cui veramente si muovono le nostre vite e rispetto alle quali tutto il resto deve muoversi come funzionale e secondario. Alberto Boatto se ne è andato poco tempo fa, lasciandoci un’ultima testimonianza scritta che accompagna questo progetto di mostra come una guida, una stella. Assieme a questo testo e al libro pubblicato nel 1974, la mostra che lui fece è la base da cui siamo partiti a lavorare con Paolo, e da lui sarà reintegrata quasi fosse una visione magicamente rievocata e riportata in vita in una sua grande installazione che farà da spazio curatoriale e visiva per tutte le altre opere che verranno presentate. Si tratta di lavori di artisti delle ultime generazioni, che condividono lo spirito della mostra del 1974 e che si relazionano con le opere esposte allora, rigenerandole, pervertendole, e mostrando che esiste sempre una nuova vita per l’arte dopo la morte.
Antonio Grulli
di Benjamin May (USA, 2015, 80′)
Giocatore e studente problematico, fu beccato a comprare cocaina durante una retata della polizia; due anni dopo scampò miracolosamente a tre pistolettate al petto mentre trattava con uno spacciatore per una dosa di crack. Nonostante questo,riesce ad esordire in NBA senza aver mai giocato una partita al college, con qualche proiettile ancora in corpo e con anni di dipendenza da crack alle spalle.
luci e ombre su un personaggio che ha fatto la storia del Medio Oriente moderno | conferenza di Marcella Emiliani
Primo incontro del ciclo L'Altro Oriente: le viaggiatrici europee del primo Novecento
Gli sceicchi arabi la chiamavano "la regina del deserto" perché, a partire dall’inizio del Novecento, aveva osato attraversare senza scorta armata i deserti della Palestina, della Siria, dell’Iran, dell’Iraq e della penisola arabica. Gertrude Lothian Bell, la prima donna inglese a laurearsi ad Oxford, è stata archeologa, esploratrice e soprattutto una donna di straordinaria cultura e intelligenza, tutte doti che ha messo al servizio di Sua Maestà britannica quando le truppe inglesi invasero la Mesopotamia alla vigilia della Prima guerra mondiale. Fu lei a disegnare i confini del futuro Stato dell’Iraq, a creare il museo archeologico di Baghdad, quale amica e consigliere del primo re del paese, Faysal bin Hussein. Lavorando fianco a fianco con un altro buon amico, il mitico colonnello Lawrence alias Lawrence d’Arabia, alla fine della sua carriera venne ribattezzata dagli stessi iracheni "madre dell’Iraq".
musiche dal vivo di Berio, Bartok, Bittova, Pleyel, Mora
Omaggio dovuto, recitato e suonato. Entrate pensierosi, uscite sorridenti!
Voce: Rosetta Masiello
Violinisti: Alessandro Bonetti, David Caramia, Silvia Mandolini, Elena Maury
Un recital di poesia e musica presentato dalla violinista Silvia Mandolini, circondata dagli amici e colleghi violinisti Alessandro Bonetti, David Caramia ed Elena Maury. In quattro violini ricameranno merletti di sonate intorno a gustosi sonetti detti da Rosetta Masiello, un'insegnante elementare in pensione, che ama tanto la poesia dialettale di Roma e non solo.
I quattro violinisti si alterneranno, quale cornice, nell'esecuzione di brevi duetti di Pleyel, Bartok, Iva Bittova, Berio, per poi riunirsi a quattro per l'esecuzione in prima assoluta di una composizione di Paolo Mora, violinista, compositore e maestro di coro parmigiano.
Kid Friendly
personale di Guido Volpi
In mostra per la prima volta l'intera raccolta dei disegni originali realizzati per "Costellazioni tour” del gruppo Le luci della centrale elettrica.
A cura di Squadro Stamperia galleria d'arte.
orari: lunedì > sabato h 9.30 - 13 / h 14 - 19.30
incontro con il maestro Yoshito Ohno
Intervengono:
Giovanni Azzaroni, Eugenia Casini Ropa, Febo Del Zozzo, Samantha Marenzi
Coordinano:
Matteo Casari, Elena Cervellati
Il Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna, dal 2002 sede italiana dell'Archivio Kazuo Ohno, sviluppa e approfondisce il fertile e pluriennale contatto con la novecentesca tradizione della danza butoh giapponese grazie alla preziosa presenza di Yoshito Ohno. Il maestro sarà al centro di un incontro durante il quale parlerà del proprio lavoro e dell'eredità di cui è portatore, incorporata grazie alle esperienze artistiche vissute a fianco di Tatsumi Hijikata alla fine degli anni Cinquanta e al padre, Kazuo Ohno, nel corso di una vita.
L'incontro sarà inoltre l'occasione per una breve presentazione del volume di Kazuo e Yoshito Ohno, Nutrimento dell'anima. La danza butō. Aforismi e insegnamenti dei Maestri (a cura di Eugenia Casini Ropa ed Elena Cervellati, Ephemeria Editrice, 2015), alla presenza dell'editore, Antonello Andreani.
Conferenza promossa dall'Archivio Kazuo Ohno - Dipartimento delle Arti nell’ambito di Contesto, rassegna a cura di Laminarie.
An Easy Night with… Nero Factory
Bob Corn – all’anagrafe Tiziano Sgarbi, per gli amici Tizio – ha composto tutte le sue canzoni disteso a letto, almeno fino alla notte del 20 maggio 2012, quando anche la sua casa – come quella di tanti altri emiliani – non ha retto al terremoto. Da allora Tizio non ha più scritto canzoni, e quelle vecchie le suona più volentieri qui, nella sua terra, che in giro per il mondo.
INAGIBILE racconta l’elaborazione di un dramma collettivo dalla prospettiva di un musicista, da molti anni tra i punti di riferimento più amati della scena indipendente italiana. E lo fa alternando il racconto orale di Bob Corn alla sua musica, nel corso di tre concerti tenuti in altrettanti luoghi simbolici: la vecchia casa di San Martino Spino, tra pareti da sempre impregnate di musica; il villaggio Map (Moduli abitativi permanenti) di Finale Emilia, un non-luogo che ancora oggi dà un tetto a decine di famiglie; e la sede dell’Associazione Mani Tese, punto di riferimento per tutta la comunità terremotata.
Un mini tour intimo e domestico, quindi, nato dalla necessità di raccontare come un evento traumatico possa rafforzare il legame con la propria terra e cambiare per sempre il modo di vivere la propria musica.
Black Saints of Jazz at NERO factory
Per questa serata l'Associazione In Jazz We Trust, con la direzione artistica di Valerio Pontrandolfo, presenta: w/ CARLO ATTI TRIO
Artists:
Carlo Atti - sax tenore
Fabio Tuminelli - contrabbasso
Max Dall’Omo - batteria
Ritorna al Nero factory un sassofonista che non ha certo bisogno di presentazioni: Carlo Atti, nella formula pianoless, per questa occasione sarà accompagnato da Fabio Tuminelli al contrabbasso e Max Dall'omo alla batteria.
Il secondo set della serata, come nella tradizione dei migliori Jazz club newyorkesi, prevede un'infuocata jam session alla quale tutti i musicisti sono invitati a partecipare.
La serata sará inoltre accompagnata da una selezione musicale jazz a cura di MORRA MC dj.
concerto di beneficenza in favore di ANT
La musica è pericolosa - Concertato è un racconto musicale, narrato dagli strumenti che agiscono in scena. Per scandire le stazioni di questo viaggio, Nicola Piovani narra il senso dei frastagliati percorsi che l'hanno portato a collaborare con tanti artisti, da De André, a Fellini, a Benigni. Alterna così il racconto all'esecuzione di brani inediti e a nuove versioni di brani più noti, realizzate per l'occasione. Nel racconto teatrale la parola arriva dove la musica non può arrivare, ma, soprattutto, la musica arriva là dove la parola non sa e non può arrivare. I video integrano il racconto con estratti di film e spettacoli e immagini che artisti come Luzzati e Manara hanno dedicato all'opera musicale di Piovani.
NICOLA PIOVANI pianoforte
Marina Cesari sax e clarinetto
Pasquale Filastò violoncello e chitarra
Ivan Gambini batteria e percussioni
Marco Loddo contrabbasso
Rossano Baldini tastiere e fisarmonica
e Antonio Forcione
Il percorso musicale della cantante inglese è da sempre influenzato dalla storia e dalla musica africana. D'altronde, come diceva Dizzy Gillespie, "Mama Rhythm is Africa!".
I brani dell'album (in uscita proprio a ottobre) sono stati scritti con i collaboratori di sempre - Tony Remy, Dominic Miller e Martyn Barker - e hanno un legame con l'Africa nelle melodie, nei ritmi e nei testi che affrontano i grandi temi dei diritti umani, dell'amore e della libertà.
sold out
Mecna torna al Locomotiv per presentare il suo nuovo lavoro in studio, “Lungomare Paranoia” (Macro Beats/A1 Entertainment), che arriva a due anni di distanza dal fortunato “Laska”, che l’ha consacrato come una delle voci più originali e uniche della scena musicale italiana. “Lungomare Paranoia” è un lavoro coraggioso che prende definitivamente le distanze dagli schemi e dalle sonorità che caratterizzano il rap italiano. MECNA ha voluto scavare a fondo nel suo modo di essere, con riflessioni ancora più intime e personali, capaci di parlare a una generazione che guarda con paura al futuro e che si è da subito riconosciuta nei suoi testi confidenziali e diretti. <<“Lungomare Paranoia” è il disco che ho composto con più libertà, nel senso che non mi sono posto limiti di tematiche e suoni. Sono cresciuto e al mio terzo album ho voluto fare le cose completamente a modo mio, un approccio che comunque ho sempre avuto, ma mai così evidente e deciso come ora. Forse prima non ero così sicuro dei miei mezzi, ma questa volta credo sia arrivato il momento di essere davvero me stesso, senza paura delle critiche, soprattutto in un momento di grande fermento e apertura tra le diverse realtà della scena musicale italiana.>> MECNA Come sempre MECNA ha dato massima importanza alla ricerca sonora, cercando formule innovative ed esplorando territori elettronici sempre più sperimentali ed evocati, con la collaborazione di produttori fidati come Iamseife, Lvnar e Alessandro Cianci (sia come compositore e arrangiatore singolo che in coppia con il sound designer Antonio Pagano sotto lo pseudonimo di Drum Machine Drama), beatmaker stimanti della scena rap come Fid Mella, The Night Skinny e 24SVN, il talento dell’elettronica Godblesscomputers e il giovanissimo producer francese Nude. L’album è stato registrato al Macro Beats Studio da Mirko Filice e Raffaele Giannuzzi, mixato e masterizzato da Gigi Barocco allo Studio 104 di Milano.
TimeShift
Terzo appuntamento dell’anno 2017 per la crew bolognese TimeShift con una line up ampia, che spazierà dai suoni leggendari, provenienti dalla scena rave anni 90 inglese, a quelli più freschi e di stampo nostrano. Ospiti Steve Bicknell, Kamikaze Space Programme, Blue Hour e l’italianissimo VSK.
+ (INDIAN) FURS
La regola numero uno è la curiosità. La regola numero due, la passione. La terza regola è quella del talento. L’inglese Archie Fairhurst, in arte Romare (nome d’arte preso in onore dello scrittore ed artista americano Romare Bearden, famoso per le sue illustrazioni basate sul cut’n’paste), riesce a farle proprie tutt’e tre con una creatività davvero rara. Un background da strumentista (batteria e chitarra), con poi una vera e propria folgorazione per l’arte del turntablism (scoperta trasferendosi a Parigi), fin dal suo esordio nel 2012 con l’EP “Meditations On Afrocentrism” uscito per la Black Acre si è rivelato come uno dei più luminosi talenti espressi dalla scena house.
Una grammatica house che lui sviluppa a modo suo: infarcendola di riferimenti colti, di citazioni da altri generi musicali (dalla disco alla musique concrète passando per jazz e blues), di raffinatezze compositive da musicista davvero di alto livello. Nulla di strano che fin da subito artisti come Bonobo, Tiga e Gilles Peterson abbiano inserito la sua musica nei loro dj set, né tantomeno che per il suo LP di debutto si sia mossa una label di enorme prestigio come la Ninja Tune: “Projections”, uscito nel 2015, si guadagna il titolo di album dell’anno da parte della testata Dj Magazine e miete recensioni entusiastiche un po’ dovunque, da Mixmag al Guardian. Tutti stregati da un tocco unico, particolare, pieno di trovate.
A fine 2016 arriva il momento della seconda uscita sulla lunga distanza, “Love Songs: Part Two”, che sviluppa un discorso iniziato un paio d’anni prima con l’EP “Love Songs: Part One” costruito su un canovaccio narrativo ed emozionale che parla, con varie sfumature, di sentimenti. La musica si fa più ipnotica, quasi psichedelica in alcuni passaggi, senza però perdere nulla della “felicità da dancefloor” che caratterizza il lavoro di Fairhurst fin dai suoi primissimi esordi. Non si risparmia nulla, a livello di strumentazione: da sintetizzatori vintage a mandolini, dal basso a tastiere di vario genere. Curiosità, passione e talento. Davvero.
Un approccio “ultracolorato” che mantiene sia nei dj set (dove comunque è sempre consapevole dell’importanza di saper seguire le “regole del dancefloor”, dando il giusto tempo alla dinamiche ritmiche di crescere e saper “respirare”), sia nei live, dove si diverte a cambiare spesso set up e dove spesso sperimenta soluzioni inusuali, facendosi anche accompagnare da altri musicisti di volta in volta, quando necessario, quando l’ispirazione gli suggerisce che questa è la soluzione migliore. Nulla è routine, nella musica e nella personalità artistica di Romare. E’ davvero bello quando musicisti di questo spessore e con questa attitudine entrano in campo – e fanno la differenza, la fanno davvero.
(INDIAN) FURS
Giulio Fonseca (aka Go Dugong) presenta il suo nuovo progetto (Indian) Furs: una stratificazione di materiale sonoro interamente registrato in India nell’estate del 2016. Dalla dimensione più urbana del Rajasthan alla giungla del Kerala: field recordings, echi, percussioni e animali si mescolano in maniera casuale creando trame sonore ipnotiche e sempre differenti.
come i materiali e le innovazioni tecnologiche hanno cambiato (e cambieranno) la storia | incontro
L'appuntamento, che fa parte del ciclo "Scienza e società" per riflettere su temi scientifici di attualità, è condotto da Vincenzo Palermo, responsabile del Laboratorio di Nanochimica dell’istituto ISOF del CNR di Bologna.
Chi, o cosa, ha più influenzato il corso della storia? Sono stati più importanti Napoleone e Giulio Cesare, oppure i primi artigiani che impararono a manipolare i metalli e sfruttare l’energia immagazzinata nei minerali? Come il nostro passato, anche il futuro dipende dalle proprietà dei materiali che usiamo e da come saremo abili a controllarli. Nel futuro vivremo ancora bruciando carbone e petrolio? Oppure useremo solo il silicio per produrre energia dal sole? O saremo costretti a dipendere dall’uranio e dall’energia nucleare?
Partendo dalla preistoria, un viaggio tra legionari romani, cavalieri medioevali, rivoluzione industriale e computer. Per dare poi uno sguardo al futuro, dimostrando come atomi e molecole possano cambiare il mondo.
Prenotazioni tramite modulo.
reading con accompagnamento musicale
Giovedì 9 marzo
Giovanni Dispenza legge
Gli anni di Annie Ernaux
musiche eseguite dal vivo da Enrico Guerzoni (violoncello)
Giovedì 16 marzo
Ida Strizzi legge
Vite nuove di Ingo Schulze
musiche eseguite dal vivo da Alberto Capelli (chitarra)
Giovedì 23 marzo
Gloria Gulino legge
Le mosche del capitale di Paolo Volponi
musiche eseguite dal vivo da Marco Dalpane (piano)
Mercoledì 29 marzo
Appuntamento straordinario in occasione del decennale della Mediateca
Micaela Casalboni legge
Saggio sulla lucidità di José Saramago
musiche eseguite dal vivo da Riccardo Tesi (organetto)
Giovedì 6 aprile
Gloria Gulino legge
Tempo di seconda mano di Svetlana Aleksievič
musiche eseguite dal vivo da Carlo Maver (bandoneon).
Reading con gli attori dell'ITC Teatro condotti da Mauro Boarelli.