(USA-GB/2014) di Morten Tyldum (114')
con Benedict Cumberbatch, Keira Knightley
Applaudito ai festival di Toronto e di Londra, The Imitation Game porta sul grande schermo una delle storie più avvincenti e incredibili del Novecento. Quella pubblica e privata di Alan Turing (interpretato dal camaleontico e talentuoso Benedict Cumberbatch già in odore di Oscar), brillante matematico di Cambridge arruolato durante la Seconda guerra mondiale dall'esercito britannico per decifrate il codice Enigma, ideato dai nazisti per secretare le proprie comunicazioni militari. La macchina elettromeccanica da lui inventa non solo contribuirà ad accorciare la durata della guerra salvando - secondo molti storici - milioni di vite umane, ma porrà le basi della moderna teoria informatica e della costruzione dei primi calcolatori. Un prodigioso talento per i numeri accompagnato, ça va sans dire, da una parallela inettitudine per la convivenza sociale: accusato di omosessualità e costretto alla castrazione chimica, Turing si suicidò del 1952.
Oscar per la miglior sceneggiatura non originale
(USA/2014) di Damien Chazelle (105')
con Miles Teller, J.K. Simmons
Forse il miglior film musicale dell'ultimo decennio, la storia del confronto/scontro tra un brutale insegnante e un batterista principiante che sogna di diventare il miglior batterista jazz della sua generazione. Girato in dieci settimane con un budget ridotto, il film è partito dal Sundance Festival conoscendo un successo travolgente in tutto il mondo culminato con i tre Oscar per il sonoro, il montaggio e soprattutto quello meritatissimo per un magnifico J.K. Simmons. "Uno dei punti di forza di Whiplash è rappresentato dalla sua fisicità. Se c'è uno strumento musicale in grado di evocare forza fisica e lotta con il mezzo, questa è la batteria. [...] Ciò che Damien Chazelle però introduce è il legame con il jazz, mentre di solito la dimensione di impresa fisica veniva identificata con il rock, il metal o il punk. [...] Di qui, dunque, il primo slittamento di consuetudine. Il secondo sorprende ancora di più: ibridare la tradizione dell'addestramento militare (più Ufficiale e gentiluomo che Full Metal Jacket, a dire la verità) e dell'allenamento artistico (come in Saranno famosi)" (Roy Menarini).
3 Oscar: miglior attore non protagonista, montaggio e montaggio sonoro
(Francia/2014) di Philippe de Chauveron (97')
con Christian Clavier, Chantal Lauby, Ary Abittan
Claude e Marie Verneuil, appartenenti alla grande borghesia di provincia, sono una coppia di genitori molto tradizionali, che si dichiarano di mentalità aperta. Le loro amate figlie si sono innamorate di uomini di origini e fedi differenti dalle loro e i due sono costretti a far buon viso a cattiva sorte. Senza voler sembrare razzisti, Claude e Marie hanno sempre desiderato che le loro ragazze si sposassero in chiesa seguendo i loro valori e ben presto la figlia minore sembra accontentare i loro desideri, incontrando un buon ragazzo cattolico, che però è di origine ivoriana.
"Il tema dell'incontro/scontro tra culture, delle regole che si deve dare una società multietnica è la molla di un copione che vira decisamente sul comico, sul divertito, sul paradosso. In realtà Claude è il prototipo del francese conservatore, moderato, "gaullista" e come tale predisposto per naturale indole all'accoglienza dell'altro. (...) Resta il taglio simpatico e gradevole del film, ben scritto e ben interpretato da attori disponibili al gioco interraziale. "
Massimo Giraldi, Cinematografo.it
(USA/2014) di Don Hall, Chris Williams (102')
(USA/2014) di Don Hall, Chris Williams (102')
Hiro Hamada, un genio della robotica, il suo brillante fratello Tadashi e i loro amici Go Go Tamago, Wasabi No-Ginger, Honey Lemon e Fred si troveranno ad affrontare una devastante serie di eventi causati da un pericoloso complotto ordito nelle strade di San Fransokyo. Grazie al robot Baymax, i 6 ragazzi si trasformeranno in un team di eroi high-tech determinati a risolvere il mistero.
"Far seguito al successo vastissimo - e inatteso in tali proporzioni - di 'Frozen' non è un'impresa facile per la Disney. Tanto più che la sfida viene presa di petto dallo studio di Burbank in 'Big Hero 6' (la cui produzione è invero iniziata tre anni fa, ovviamente ben lungi dal calcolo di dover seguire a ruota al più grande incasso per un film d'animazione di tutti i tempi). Perché sì, il film firmato da Don Hall e Chris Williams viola nelle sue fasi preliminari il classico tabù Disney della perdita dolorosa di un familiare (...) La spinta supereroica e superoministica che domina il cinema stelle e strisce degli ultimi anni viene qui temperata da una dose di dolente emotività che pare mutuata dalla dichiarata influenza che gli anime giapponesi e in particolare il cinema di Hayao Miyazaki esercitano su questa produzione del padre di 'Toy Story' John Lasseter. Del resto, il processo osmotico tra l'immaginario delle due sponde del Pacifico trova un suo fertile terreno nella splendida creazione scenografica di una crasi tra San Francisco e Tokyo. Nella città immaginaria che fa da sfondo alle vicende di Hiro, Baymax e degli altri 'Big Hero 6' , si riconoscono rielaborazioni degli emblemi del paesaggio urbano delle due metropoli, il Golden Gate e la Tokyo Tower, ma si rintraccia pure una fine sintesi tra l'affollata ipermodernità della capitale nipponica e la rilassata eleganza della baia californiana, in una sorta di rilettura disneyana dell'ibridazione fantascientifica di Blade Runner. Ma la ricercata fusione tra Occidente e Oriente (...) trova la sua più felice e memorabile creatura proprio in quel Baymax che ci auguriamo si ritagli una nicchia di culto nella schiera degli eroi Disney dei Duemila. Sorta di omino Michelin devoto al benessere psicofisico di Hiro, Baymax percorre una parabola che va da zelante infermiere a indomito superrobot, declinando le forme di un goffo e adorabile stereotipo dell'amico dei sogni, il compagno d'avventure che tutti vorrebbero al proprio fianco. Concepito per essere abbracciato, Baymax è l'equivalente robotico di Doraemon e Totoro; manca perciò dell'immediata simpatia da peluche di questi ultimi (...), ma con la sua caparbietà e spirito di sacrificio conquista e commuove. E proprio questo equilibrio ineffabile tra i molti sorrisi e qualche lacrima sigla la riuscita della difficile scommessa di 'Big Hero 6' . (...) il cinquantaquattresimo lungometraggio Disney ha tutte le carte in regola per entrare nel novero dei classici contemporanei e far sognare a più d'uno spettatore (bambino o adulto) d'incontrare un giorno il proprio Baymax... "
Paolo Bertolin, mymovies.it
Oscar per il miglior film d'animazione
(Italia/2014) di Mario Martone (145')
con Elio Germano, Michele Riondino, Isabella Ragonese
Introduce il produttore Nicola Serra
Dopo la felice accoglienza veneziana, arriva nelle sale italiane il biopic che Mario Martone ha dedicato all'avventura umana e intellettuale di Giacomo Leopardi, interpretato da un più che convincente Elio Germano. Orchestrato in tre atti, il film parte dall'infanzia recanatese del bambino prodigio che cresce 'tra le sudate carte' della biblioteca-prigione sotto lo sguardo implacabile del padre, passa alla giovinezza 'ribelle' spesa in una Firenze che lo celebra e lo critica e infine lo emargina; e si conclude nella Napoli dell'amico e confidente Ranieri, che è un colpo al cuore e un colpo di fulmine. Martone sceglie di esaltare soprattutto il lato ribelle e ironico di "un uomo nato alla fine del Settecento quasi per caso poiché il suo pensiero era un pensiero mobile, che non apparteneva al suo tempo; un poeta che parla a chiunque senta l'urgenza di rompere le gabbie che dall'adolescenza in avanti tutti noi percepiamo intorno: la famiglia, la scuola, la politica, la società, la cultura".
14 candidature ai David di Donatello 2015
Premio Pasinetti speciale per il miglior attore protagonista
La proiezione fa parte di Accadde domani, rassegna promossa da Fice Emilia-Romagna
"Stare Bene è Pericoloso" - il nuovo disco del bassista degli Afterhours
Uscito il 15 gennaio 2015 per Marte Label, arriva a Bologna "Stare bene è pericoloso”, il nuovo album di inediti di DELLERA, performer e bassista degli Afterhours, che arriva a distanza di quasi quattro anni dal disco d’esordio “Colonna Sonora Originale”, finalista come migliore opera prima al Premio Tenco 2012. "Stare bene è pericoloso" è un disco di rock'n'roll e, in quanto tale, contiene vari elementi dal pop al rock, dalla psichedelia, al folk e al jazz ma soprattutto contiene lo spirito della musica popolare moderna. A settembre 2014 è stato pubblicato il primo singolo “Ogni cosa una volta”: il brano, contenuto nella colonna sonora del nuovo film di Pierfrancesco Favino, "Senza nessuna Pietà", viene presentato al Festival di Venezia e nel programma di Radio Rai di Serena Dandini “Stai Serena". DELLERA, è autore, cantante e polistrumentista. Inglese d’adozione, respira per oltre 10 anni la scena musicale inglese ed internazionale. Ritornato in Italia nel 2006 diventa membro degli Afterhours con i quali realizza tre tour americani, compone e registra l’album “I Milanesi ammazzano il Sabato” e vince al Festival di Sanremo il premio della critica nel 2008. Si distingue come protagonista di collaborazioni con artisti tra i quali Dente, Il Genio e Calibro 35 con i quali registra una rivisitazione de ”l’Appuntamento” di Ornella Vanoni ed singolo "Il Beat Cos'è".
www.robertodellera.com
+ Rodrigo D'Erasmo + Xabier Iriondo live
Sul palco del BOtanique arriverà un vecchio amico dell'Estragon Club, uno di quegli artisti che si lega alla nostra storia da tantissimi anni e che noi apprezziamo come pochi, Manuel Agnelli! Sarà accompagnato per l'occasione da Rodrigo D'Erasmo e Xabier Iriondo, quindi una formazione atipica per uno spettacolo atipico! Letture sonorizzate si alternano a canzoni ed improvvisazioni musicali in un concerto unico dall' atmosfera speciale.. State certi che sarà una serata emozionante!
Ingresso a offerta libera
Marilù Oliva presenta il nuovo romanzo (Elliot)
Lo zoo di Marilù Oliva è un romanzo in cui diventa sempre più difficile capire quali siano i mostri e quali gli umani. Marilù Oliva è in libreria con Marco Piva, introduce Camilla Ghedini.
presentazione del libro di Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty International, e Luca Leone, giornalista e scrittore
Il volume è un reportage nel buco nero della guerra e del dopoguerra bosniaco e nel vuoto di giustizia seguito al genocidio di Srebrenica, una delle pagine più nere della storia europea del Novecento e sicuramente la peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale.
Partecipano all'incontro Matteo Pagliani del progetto “Adottando”, Beloyanna Cerioli di Trekking Italia Bologna, Daniele Borghi di “Prijatelji Bosne”, Mauria Bergonzini di Donne Anpi e Silvia Gaiba di “Nema Problema onlus”.
Letture a cura di Marinella Manicardi.
presenta il nuovo disco "Sono io"
Dopo i successi radiofonici di Come una Favola e Rimani Tu, esce il 30 giugno Sono io (Universal), il nuovo disco di Raf, registrato tra Roma e gli Stati Uniti, a distanza di tre anni dall'ultimo disco Numeri. Raf incontra i fan e firma le copie del nuovo album.
presentazione libro di Francesco Di Bartolo (Villaggio Maori Edizioni) | 900storie
Interverrà il Senatore Emanuele Macaluso, autore della postfazione.
la mostra | Il Cinema Ritrovato 2015
Nell'ambito del festival Il Cinema Ritrovato, una delle mostre promosse dalla Cineteca è dedicata a Albert Samama Chikly (1872-1934), pioniere del cinema tunisino, geniale fotografo, tecnofilo, marinaio, principe, nomade.
Primo cineasta e produttore africano, Samama Chikly gira film a partire dai prima anni del Novecento e fino agli anni Venti. Documenta la Grande Guerra per l’armata francese e realizza, in collaborazione con la figlia Haydee, sceneggiatrice e attrice, due lungometraggi di finzione.
Grazie a nuovi ritrovamenti al centro di una delle sezioni principali della XXIX edizione del festival Il Cinema Ritrovato potremo scoprire questo personaggio poliedrico, commentatore di una società in trasformazione.
Orari
> fino al 30 luglio, mar-ven ore 10-20, sab ore 10-19
> dal 1° agosto, mar-ven ore 15-20
ingresso libero
(Italia/1958) di Mario Monicelli (102’)
Sia Age e Scarpelli che io eravamo ritenuti, all’epoca, degli autori di film di serie inferiore. I soliti ignoti segnò la svolta: ebbe un grosso successo anche di critica, per cui la nostra reputazione cambiò. Partì come una parodia di Rififì: infatti tra i vari titoli che gli volevamo dare c’era Rufufù. Mentre in Rififì c’era un colpo attuato in modo magistrale, con grande precisione, noi volevamo mostrare una banda di cialtronelli che tentava un colpo più grosso di loro e che poi falliva. Lo facevano nell’esaltazione per i film americani che vedevano: Giunga d’asfalto eccetera. C’era il personaggio di Gassman che diceva sempre: ‘Bisogna agire in modo scientifico! Siete pronti? Mettete a posto gli orologi!’. I soliti ignoti era un contrappunto rispetto al genere di film poliziesco-gangsteristico, naturalmente fatto con attori nostri, con un’umanità spicciola che ci riguardava, che Age, Scarpelli ed io conoscevamo, poiché vivevamo molto a contatto con la gente di quel tipo che ci stava attorno. L’intoppo arrivò quando mi incaponii nel volere come protagonista Gassman. Gassman era molto noto come attore di teatro, ma al cinema lo era soprattutto per i ruoli di vilain. Pensare di fare un film comico con Gassman come protagonista era una follia. Finalmente la Lux disse: "Facciamo il film, e se proprio dev’esserci Gassman, che porterà tutti alla rovina, almeno sosteniamolo con altri attori, in modo che il suo nome nel cast si confonda". Così furono ingaggiati Totò, Mastroianni, Salvatori. La Cardinale era una ragazzetta che stava a Tunisi e che non aveva fatto niente. Cercavo una ragazza molto giovane, con le caratteristiche della siciliana, con occhi neri ardenti; avevo molte ragazze da provinare e dissi: "Proviniamo anche questa". Videro che stava a Tunisi e che era difficile farla venire. Alla fine venne, facemmo il provino, la prendemmo e così nacque la Cardinale. Nel film ci fu poi un’altra novità: l’ambientazione in una Roma di borgata, tutta grigia ed anonima. Una volta venne sul set il produttore: "Ma non si vede Roma! E la fotografia è troppo drammatica, buia". Era invece una bellissima fotografia di Di Venanzo. C’è sempre della gente intorno, mentre giri un film, che vorrebbe fartelo fare in una maniera diversa: la più grande fatica del regista consiste nel difendersi dalle suggestioni".
Mario Monicelli
Nei Soliti ignoti c’è il primo morto del cinema comico italiano, c’è Memmo Carotenuto che va sotto un tram dopo la mancata rapina. Era qualcosa di nuovo, me lo fece notare Germi, mentre scrivevamo Sedotta e abbandonata: “Ormai nel film comico si può fare di tutto”, ci disse. Gassman l'ha voluto Monicelli. Lo si era visto nei Tromboni di Zardi a teatro, che aveva un’enorme potenzialità di comico lo sapevamo. Ma lo sapevamo noi, non i produttori, che lo rifiutarono, e l'ingresso di Totò nel film fu un modo di tranquillizzarli, se no il film non si faceva. Gassman nel cinema era relegato a parti minori e di cattivo, di truce. Nei fumettoni, nei film d’avventure.
Age
(Ita/1975) di M. Monicelli (140')
In occasione dei 40 anni dalla prima proiezione.
Il progetto del film apparteneva a Pietro Germi, che non ebbe però la possibilità di realizzarlo a causa del sopraggiungere della malattia che lo ha condotto alla morte nel 1974. Nei titoli di testa del film, infatti, si è voluto rendere omaggio all'autore con la scritta «un film di Pietro Germi», cui segue solo successivamente «regia di Mario Monicelli».
Il significato del titolo secondo Gastone Moschin è da riferirsi all'addio al cinema di Pietro Germi "amici miei, ci vedremo, io me ne vado".
(Ita-Fra-Spa/1966) di M. Monicelli (120'); segue (Ita-Algeria/1970) di M. Monicelli (116')
Vincitore di tre nastri d'argento, fu presentato in concorso al 19º Festival di Cannes.
È considerato uno dei capolavori del regista, grazie anche alle scenografie e ai costumi di Piero Gherardi, in forte contrasto cromatico.
La nota colonna sonora, scritta da Carlo Rustichelli e cantata dal tenore lirico leggero Piero Carapellucci, venne incisa su dischi Parade.
(Ita-Fra/1974) di M. Monicelli (112')
Ironica e malinconica commedia, tende a trasformarsi in melodramma, trattando temi quali il conflitto tra nord e sud, le differenze sociali tra lavoratori e imprenditori, l'emancipazione femminile, l'irrompere nella società italiana di nuovi costumi sociali.
Grazie all'impianto scenografico di Lorenzo Baraldi, il film descrive efficacemente gli ambienti e il costume degli anni settanta
(Ita/1963) di M. Monicelli (130')
Il film è scritto dal regista insieme alla coppia Age-Scarpelli.
La pellicola ha come interpreti principali Marcello Mastroianni e Renato Salvatori e fu candidata agli Oscar per la migliore sceneggiatura originale.
(Ita-Fra/1959) di M. Monicelli (139')
Interpreti: Alberto Sordi e Vittorio Gassman.
È considerato uno dei migliori film italiani sulla guerra e uno dei capolavori della storia del cinema.
Vincitore del Leone d'oro al Festival del Cinema di Venezia ex aequo con Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini e nominato all'Oscar quale miglior pellicola straniera, si aggiudicò inoltre tre David di Donatello e due Nastri d'argento.
Ottenne un enorme successo anche all'estero, soprattutto in Francia.
(Ita/1951) di M. Monicelli e Steno (105')
Fu prodotto da Dino De Laurentiis e Carlo Ponti e interpretato da Totò e Aldo Fabrizi.
Il film, che s'innestava nella corrente neorealista, è una delle opere più importanti nate dalla collaborazione artistica tra i registi Monicelli e Steno nonché uno dei migliori di Totò, la cui interpretazione è ancora oggi riconosciuta come una delle sue prove attoriali più apprezzate.
(Fra-Ger-Sve/1978) di I. Bergman (99')
Il film si svolge come un lungo dialogo interrotto da alcuni flashback, dai pensieri di Viktor e da quelli di Helena, ed è girato, tranne l'arrivo di Charlotte in automobile, la sua partenza in treno e la breve presenza di Eva vicino alla tomba del figlio, sempre negli interni e con una macchina da presa immobile, che riprende volti e registra parole.