(The Killers, USA/1946) di Robert Siodmak (103')
Nighthawks (1942) è certamente uno dei capolavori di Edward Hopper. Venne venduto per 3000 dollari all'Art Institute di Chicago. Sembra che Hopper si sia ispirato ad un locale posto in Greenwich Avenue, anche se - come sempre - è la dimensione universale, senza tempo ad emergere dal quadro. Ed è ciò che emerge anche nei film noir degli anni Quaranta. Prendete The Killers, ad esempio. Siodmak aveva specificamente chiesto al suo direttore della fotografia una luce che prendesse ispirazione da quel quadro. (rc)
(Italia/2015) di Alex Infascelli (58')
Stanley Kubrick è scomparso nel 1999 alla fine della lavorazione di Eyes Wide Shut. Gli articoli e i libri pubblicati dopo la sua morte hanno perpetuato l'immagine di un regista geniale, dispotico, così ossessionato dal suo lavoro da alienarsi dal mondo. Ma chi era il vero Stanley Kubrick? Emilio D'Alessandro, contadino/pilota ciociaro, per più di trent'anni è stato il suo autista personale e factotum di Kubrick. Infascelli si affida completamente alle parole di D'Alessandro cariche di ironia, sincerità e commozione, costruendo attraverso lettere originali, foto e gli oggetti di scena, la storia della strana amicizia che ha unito due persone che hanno trovato lontano da casa il proprio compagno di viaggio ideale.
(La Loi du marché, Francia/2015) di Stéphane Brizé (92')
Siamo dalle parti dei Dardenne di Due giorni, una notte, in quel cinema sociale europeo impegnato a ritrarre le storture del mondo del lavoro contemporaneo. Un disoccupato cinquantenne è assunto come guardiano in un supermercato. Deve stanare e denunciare i piccoli furti di colleghi e clienti. Un'umanità misera e disperata, come e più di lui. Ma è la legge del mercato, bisogna accettarla per mantenere il lavoro e il guadagno. O forse no, forse si può, e si deve, rifiutare. Premio a Cannes per la migliore interpretazione a Vincent Lindon, attorniato da un cast di non professionisti.
(Italia-Croazia/2013) di Alberto Fasulo (85')
La vita solitaria di un camionista a bordo del suo tir lungo le strade d'Europa. "È un film su un paradosso: quello di un lavoro che ti porta a vivere lontano dalle persone care per cui, in fondo, stai lavorando. [...] Ma più che fare un racconto sociologico mi interessava entrare sotto la pelle del mio personaggio e riprenderlo in un momento di crisi personale, in cui si vedesse obbligato a compiere una scelta non solo pratica, ma anche etica ed esistenziale" (Alberto Fasulo).
(episodio di Boccaccio '70, Italia/1962) di Mario Monicelli (43')
Sullo sfondo della Milano caotica e sovraffollata del boom, l'assurda corsa a ostacoli di una giovane coppia costretta a sposarsi in gran segreto per un aberrante obbligo contrattuale dell'azienda in cui lavorano. Ironia surreale e critica sociale.
segue
Omaggio a Vittorio De Seta
SURFARARA (Italia/1955, 9')
CONTADINI DEL MARE (Italia/1955, 9')
PARABOLA D'ORO (Italia/1955, 9')
PASTORI DI ORGOSOLO (Italia/1958, 10')
Il lavoro e i gesti quotidiani di pastori, pescatori e contadini evidenziano la forza di un rito antichissimo e la dignità di un rapporto anche doloroso, eppure leale, con mare, terra e cielo. De Seta descrive un mondo che all'epoca sembrava in via d'estinzione sotto i colpi del ‘progresso' e che oggi conserva il senso di grandezza e malinconia di un reperto archeologico.
Copie in pellicola
Selezione di cortometraggi di autori vari (60')
Chiudiamo la stagione di Schermi e Lavagne con un pomeriggio di festa. Dopo una selezione di corti che percorrono tutta la storia del cinema, verranno presentati i lavori prodotti durante i laboratori 2015/2016. Un'occasione per salutarci e darci appuntamento con i campi estivi e le sezioni dedicate ai più piccoli durante il Cinema Ritrovato e Sotto le stelle del cinema. A conclusione una merenda per i bambini e le famiglie in Piazzetta Pier Paolo Pasolini.
Animazione. Per tutti
(Francia/2008) di Benoît Delépine e Gustave Kervern (94')
Un gruppo di operaie che ha perduto il lavoro decide di assoldare un killer con i soldi dell'indennizzo ed eliminare il padrone. "Il nostro scopo era quello di realizzare una commedia esilarante e nerissima. Volevamo un film dallo stile libero, costruito e montato in modo semplice ma originale. Volevamo che i protagonisti fossero personaggi simpatici ma radicali. Volevamo un western sociale, in cui i buoni più buoni potessero diventare cattivi, e dove i cattivi fossero degli irriducibili criminali" (Benoit Delépine e Gustave Kervern).
(As Mil e Uma Noites: Volume 3, O Encantado, Portogallo-Francia-Svizzera-Germania/2015) di Miguel Gomes (126')
Nel terzo capitolo della trilogia Sherazade sente venir meno la sua capacità di raccontare storie. Fugge e viaggia in lungo e in largo per il Portogallo, ma un ultimo racconto la attende. E una città, Lisbona, con la sua periferia, che cerca forme nuove di sopravvivenza e di resistenza alla povertà. "Nel terzo episodio si assiste a una crisi nella narrazione: inizia come una commedia musicale senza una struttura narrativa, e poi Sherazade racconta la storia di un gruppo di costruttori di trappole per uccelli a Lisbona, la mia città. Ho pensato che fosse questo il modo giusto di chiudere il film: un elemento realistico ma al tempo stesso surreale" (Miguel Gomes).
(USA/1976) di Barbara Kopple (103')
Una pietra miliare del documentario americano. La storia documentata è quella dello strenuo sciopero dei minatori del Kentucky; l'azienda estrattiva chiama l'esercito perché protegga l'accesso dei crumiri alle cave; l'opposizione dei minatori (e delle loro mogli) è coraggiosa e indomabile. Barbara Kopple ha girato quel che accadeva lungo diciotto mesi. "Il mio film nasce dalla scuola dei Maysles, Leacock e Pennebaker, documentaristi che andavano dove le cose stavano accadendo, si fermavano lì, ascoltavano, guardavano e registravano quel che accadeva. Questo è il mio approccio". (pcris)
(Italia/1950) di Giuseppe De Santis (100')
Profondo dopoguerra italiano. Il reduce Raf Vallone torna a casa e ai suoi campi, dove trova la famiglia violata e tiranneggiata da un pastore usuraio. Giustizia sarà fatta. Con gesto nitido De Santis scavalca neorealismo, realismo, naturalismo e trasporta Brecht nel basso Lazio (il film è girato a Fondi, suo paese natale): straniamento, sguardi in macchina o al cielo, parole come pietre, figure in un paesaggio arcaico, la bellezza fulgida di Lucia Bosé contro i monti brulli. Un esperimento tenuto con mano salda fino alla fine. (pcris)
(Germania-Svizzera/2016) di Alain Gsponer (106'). Commedia, avventura. Dai 6 anni in su
Il famoso romanzo ottocentesco di Johanna Spyri è diventato sempre più popolare grazie alla serie animata giapponese realizzata negli anni Settanta e a numerosi adattamenti cinematografici e televisivi. Alla storia della piccola orfanella Heidi, che viene accolta dal nonno, un burbero pastore che vive sui monti in solitudine (un bravissimo Bruno Ganz), fanno da contrappunto le suggestive riprese naturali.
Commedia, avventura. Dai 6 anni in su
(Francia-Germania/2015) di Jonas Carpignano (107')
L'opera prima di Jonas Carpignano affronta con semplicità e rigore il tema dell'immigrazione. Il viaggio di Ayiva e Abas dal Burkina Faso all'Italia, attraverso il deserto e il Mediterraneo, è il cammino rischioso e disperato dei tanti migranti che cercano in Europa una nuova vita trovando solo miseria e violenza. Punto d'arrivo dei protagonisti è la Rosarno del 2010, all'epoca della protesta dei braccianti agricoli stranieri e della caccia all'uomo ingaggiata dagli abitanti del paese.
(As Mil e Uma Noites: Volume 2, O Desolado, Portogallo-Francia-Svizzera-Germania/2015) di Miguel Gomes (131')
Nel secondo capitolo della trilogia, storie vere e di finzione, messinscene teatrali e tragedie della vita si susseguono per costruire una galleria di dolore e assurdità. In tutte spicca la figura di un giudice, donna sensibile e sofferente a cui non è rimasto altro che il pianto. "Ritengo che la seconda parte della trilogia sia la più cupa, la più disperata delle tre. L'unico personaggio felice è il cane, perché non capisce quello che succede: tutti si sono suicidati ma lui non lo sa. Lui vuole solo mangiare e giocare" (Miguel Gomes).
(Saturday Night and Sunday Morning, GB/1960) di Karel Reisz (89')
Vita e morte (metaforica) dell'ardore proletario britannico. Albert Finney, un debutto contundente, è un giovane tornitore di Nottingham, sfrontato, sboccato, traboccante di vita e di birra, portato al monologo interiore, alle donne e alla rissa: un Tom Jones della classe operaia anni Sessanta. Ma nelle crepe di malinconia tra una bravata e l'altra s'insinuano conformismo, consumismo e responsabilità, e al varco attende una brava ragazza, una vita perbene, "una coppia uguale a tante altre, in una casetta pretenziosa uguale a tante altre" (Emanuela Martini). Primo grande successo del free cinema, e uno dei capolavori dell'epoca. (pcris)
Incontro con Goffredo Fofi
Nuovo appuntamento con le ‘cicalate di cinema' del critico letterario e cinematografico Goffredo Fofi, uno dei più autorevoli, originali e irriducibili intellettuali italiani. Tema: la rappresentazione di operai e contadini nel cinema, tra passato e presente.
(La jaula de oro, Messico/2013) di Diego Quemada-Díez (102')
"Vero come un documentario, emozionante come un romanzo di formazione, lirico e avventuroso come l'Odissea, epico come un film di John Ford. E intessuto di storie e esperienze reali che il regista (esordiente!) ha raccolto facendo più e più volte il cammino dei suoi personaggi, tra il Guatemala e la frontiera degli Usa. [...] Diego Quemada-Díez, non informa, non denuncia, non ricatta a suon di infamie e di orrori, anche se non nasconde nulla di ciò che può capitare, ma avvince, sorprende, commuove lavorando sui suoi protagonisti adolescenti" (Fabio Ferzetti).
(As Mil e Uma Noites: Volume 1, O Inquieto, Portogallo-Francia-Svizzera-Germania/2015) di Miguel Gomes (125')
La trilogia fiume di Miguel Gomes, vero e proprio evento della scorsa stagione festivaliera, incarna Le mille e una notte nella notte europea della crisi portoghese. Tre film per un unico percorso tra l'incanto delle narrazioni di Sherazade e la prosa della verità sociale. In questo primo capitolo un regista, incapace di filmare la chiusura di un cantiere navale, fugge nel mito per deridere con ironia buñueliana i potenti dell'economia globale: "L'umorismo è una barriera che si può erigere per proteggere chi guarda il film dai sentimenti dolorosi che questo contiene" (Miguel Gomes).
(Spagna/2016) di Pedro Almodóvar (96')
A tre anni dalla commedia surreale Gli amanti passeggeri, il maestro spagnolo torna al cinema che gli è più congeniale, il mélo. Julieta, una professoressa di cinquantacinque anni, cerca di spiegare, scrivendo, a sua figlia Antia tutto ciò che ha messo a tacere nel corso degli ultimi trent'anni, dal momento cioè del suo concepimento. Al termine della scrittura non sa però dove inviare la sua confessione. Sua figlia l'ha lasciata appena diciottenne, e negli ultimi dodici anni Julieta non ha più avuto sue notizie. "Siamo precisamente in quel lo che gli americani chiamano maternal melodrama, il melodrama di madri e figlie, uno dei generi più fiammeggianti e viscerali. Rispetto ad altri film di Almodóvar, il tono è esplicitamente più trattenuto, quasi che, più che lasciarsi andare, il regista volesse innanzitutto scrutare i meccanismi della sofferenze, dell'amore, del lutto. Con una suspance ben oliata, sulle musiche di Alberto Iglesias che ricalcano quelle di Bernard Herrmann per i film di Hitchcock" (Emiliano Morreale).
(Italia/2006) di Tatti Sanguineti con la partecipazione di Altan (63'). Introduce Susanna Camusso (Segretario generale CGIL)
La vera storia di Cipputi Gino, l'operaio filosofo nato nelle tavole di Altan, che ha accompagnato quarant'anni di storia politica italiana sorretto da una sola certezza: il peggio deve ancora arrivare. "Un intero universo fatto di banane berlusconiane e ombrelli usati come arma di difesa, che qui nel film viene scortato dai commenti di una schiera di appassionati interlocutori: da Mario Tronti a Edoardo Sanguineti, passando per operai in carne e ossa ora in piena identificazione con il Cipputi-capostipite ora desiderosi di sollevare alcuni distinguo" (Tatti Sanguineti).
Introduce Susanna Camusso (Segretario generale CGIL) In occasione della festa "Idee al lavoro" promossa dalla Camera del Lavoro di Bologna
una delle band storiche della scena indipendente italiana | BOAfrique
E' un album molto “mau mau” ma anche molto contemporaneo, energico, dove testi e suoni si infilano nei meandri della storia del nostro Paese, splendido e alla deriva.
8000 Km è all'incirca la lunghezza del perimetro dell'Italia, isole comprese, e la band li percorre tutti con questo disco che parla di pianura e di mare, di persone che rivendicano la propria sopravvivenza fuggendo o diventando briganti, di utopie e donne mortali, di sogni effimeri e di libertà.
Il suono è anch'esso quello legato da sempre alla band, musica che mischia echi di altri paesi con la nostrana tarantella ma anche citazioni di artisti vicini al sound consolidato della band, dai Clash ai Mumford & Sons, da Ennio Morricone ai Calexico.
Nei più di 25 anni di storia i Mau Mau hanno portato la loro musica meticcia ovunque, dai più importanti palchi d'Italia fino al Festival Womad alle isole Canarie, la più importante manifestazione internazionale dedicata alla world music o alla mitica Feiras das Mentiras, festival organizzato da Manu Chao a Santiago de Compostela.
Hanno registrato in Marocco, Brasile, Los Angeles, hanno coinvolto musicisti di ogni provenienza, seguendo sempre il manifesto della band, che è quello di mescolare culture differenti a partire proprio dalla lingua che, per sua stessa natura, non è mai “pura” ma soggetta a continue e imprevedibili mutazioni “dal basso”.
I Mau Mau sono: Luca Morino (voce e chitarra), Fabio Barovero (voce e fisarmonica) e il camerunense Tatè Nsongan (djembè e percussioni).