Trekking urbano: un percorso dalla casa al museo
Nell'ambito delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario della scomparsa di Giorgio Morandi, il Museo Morandi propone un percorso dalla casa al museo per ripercorrere le tappe del vivere quotidiano del Maestro bolognese e scoprire i luoghi in cui sono custoditi i suoi lavori. Una passeggiata attraverso le vie, gli ambienti, gli arredamenti, i disegni, gli acquerelli e l'immaginario che hanno dato vita ad una delle più alte espressioni artistiche del Novecento italiano.
Visita guidata
Una visita guidata alla Collezione Permanente per avvicinarsi alla storia dell'arte italiana, dalla metà degli anni Cinquanta a oggi, attraverso l'attività dell'ex Galleria d'Arte Moderna di Bologna.
Visita guidata per bambini di 8-12 anni
Che meraviglia scoprire che a Bologna tanti anni fa al posto di alcune strade c’erano i canali!
Una visita guidata nelle sale del Museo della Storia permette di conoscere le vicende di Bologna città delle acque e di ammirare le opere di famosi artisti che l’hanno rappresentata. Una sorprendente sala immersiva consente di entrare virtualmente nei canali che scorrono sotto la città.
Da Palazzo Pepoli si parte poi alla volta della chiusa di via Riva di Reno per arrivare al Canale del Cavaticcio, finendo alla Salara dove c’era l’antico porto di Bologna.
Arrivati al MAMbo i bambini (8 - 12 anni) saranno coinvolti in un’esperienza di pittura en plein air dedicata ai paesaggi visti e immaginati.
Concerto
[weird / electro / acoustic - DIY]
Due Vale si incontrano. Un paggio e un furfante. Si scambiano le loro identità e prende vita Vale and the Varlet, progetto esplosivo in cui il due fa amicizia con lo zero, separato dal punto. Frammenti sonori dolci e ossessivi e storie surreali senza tempo. Il mix di sonorità acustiche ed elettroniche si fonde perfettamente con la voce cristallina ed un pianismo sghembo e saltellante.
Proiezione. Due sguardi su un’opera d’arte: il complesso funebre monumentale “Brion” realizzato dall’architetto Carlo Scarpa prima di morire.
La pietà del vento
di Stefano Croci, Silvia Siberini (ITA – 2014 – 7')
Un film sul dialogo mai avvenuto tra il poeta giapponese Matsuo Bashō e l'architetto italiano Carlo Scarpa. La voce di Bashō prende di nuovo vita nelle architetture di Scarpa, lasciandoci sospesi in quel viaggio della vita e della morte come mistero.
L'inquietudine del viandante poeta e la poesia del cemento, si incontrano nel vento, come voce narrante destinata a parlare solo ai cipressi.
Memoriae Causa
di Riccardo del Cal (ITA – 2007 - 52')
Il film è un confluire stratificato di immagini, disegni, fotografie, memorie, testimonianze, voci, suoni: un “teatro della memoria” costruito su una pluralità di linguaggi. Le testimonianze raccolte fanno parte della vita di Carlo Scarpa: sono i collaboratori, i committenti, gli amici. È con queste persone che Scarpa si confrontava dentro e fuori il cantiere. È con essi che discuteva le soluzioni da adottare, attraverso un processo di arricchimento reciproco. Varie chiavi di lettura si intrecciano durante il percorso; subentrano altri temi, come lo svolgersi del tempo – l’arco di un intera giornata – con il susseguirsi simbolico del giorno e della notte, spezzati appena da un acquazzone di fine estate, che permette di cogliere raffinatezze costruttive, un’attenzione al dettaglio quasi ossessiva, che fanno di quest’opera un oggetto raffinato, quasi una scultura di dimensioni colossali.
Concerto
King of the Opera è il nuovo progetto di Alberto Mariotti (ex-Samuel Katarro), autore molto apprezzato dalla critica e da molti colleghi musicisti, tra cui, all’estero, personaggi di culto come Julian Cope, David Thomas e Patti Smith.
King Of The Opera nasce con l’ambizioso obiettivo di voler portare una contaminazione musicale ad ampio raggio nell'apparentemente ristretto formato canzone. Un ibrido onnivoro dalle mille sfaccettature e in continua mutazione, il cui punto di forza è proprio la ricerca del contrasto tra generi apparentemente inconciliabili, tra blues-punk deforme, stralunate folk-ballad e digressioni nella psichedelia più acida ed estrema.
Nel corso del 2013 la band ha collezionato più di 80 concerti tra Italia ed Europa tra cui uno showcase negli studi RAI di Via Asiago, il concerto inaugurale del Festival delle Colline nei dintorni di Firenze e l’apertura per la data pratese di Patti Smith a Luglio. Sempre nel corso del 2013 i King of the Opera hanno ricevuto il premio Keepon per “migliore rivelazione live dell’anno” e sono stati inseriti trai 5 candidati del PIMI (Premio Italiano Musica Indipendente) sempre come “Best Live”.
Concerto
Una vecchia chitarra acustica con sole tre corde, una cassa polverosa, una pedal board con cui incastrare e sovrapporre geniali ed insistenti loop ritmici, un pizzico di elettronica e grande bravura alla slide, tutto sorretto da una voce blues che sa di America e vecchio West.
di John Maloof, Charlie Siskel (USA, 2013, 84′). L’incredibile storia di Vivian Maier, la bambinaia che inventò i selfie.
Vivian Maier è una delle figure più affascinanti della storia della fotografia del XX secolo: una misteriosa tata, autrice in segreto di oltre 100mila scatti, tenuti nascosti per decenni e venuti alla luce per caso solo dopo la sua morte (nel 2009, all'età di 83 anni), è ora considerata una delle più grandi fotografe del Novecento. La sua vita e la sua arte sono svelate attraverso immagini mai viste prima, film e interviste a chi la conosceva. O meglio: credeva di conoscerla.
Presentazione e distribuzione delle mappe del centro storico e della collina bolognese
Presentazione e distribuzione di due mappe: una del centro storico e una della collina bolognese, che contengono dettagliate informazioni sui principali parchi e giardini pubblici del territorio e invitano a compiere due percorsi, uno dentro e uno intorno alla città, per scoprire inaspettati angoli di bellezza.
Intervengono, accompagnati da un video-racconto, Roberto Diolati (direttore del settore Ambiente ed Energia del Comune di Bologna), Mino Petazzini (direttore della Fondazione Villa Ghigi) e Pierluigi Musarò (direttore di IT.A.CÀ.)
La creatura musicale di Manuele Giannini e Massimo Carozzi, direttamente dal panorama sperimentale del sottobosco italiano, colorato dalle ipnotiche melodie vocali di Suz.
[minimal / dub / soul - Eclipsemusic]
Due eminenze grigie assolute. Manuel Giannini, già coi Starfuckers e i Sinistri – la storia dell'avant-noise italiano (con schegge jazz, techno, rock, quellochevoletevoi).
Massimo Carozzi, una delle menti del collettivo a/v ZimmerFrei nonché a fianco di Emidi Clementi nel progetto El_Muniria).
Mille cose potevano nascere dall'unione dei loro stili e dei loro talenti. Invece di disperdersi in mille rivoli, i due hanno creato una creatura meravigliosa, glaciale, che percorre sinuosi i territori di una techno-dub minimale, che paga tributo ai maestri targati Basic Channel.
Attraverso l’utilizzo di vecchi synth analogici e il processamento di vinili polverosi, i due costruiscono ritmi dove il riduzionismo proprio della musica giamaicana diviene dogma. La musica si espande come la pulsazione perpetua di un ostinato implacabile, in cui l’armonia statica si riverbera in uno spazio profondo, colorato dalle ipnotiche melodie vocali di Suz.
Un film di Edo Bertoglio (USA, 1981, 72'). Un giorno in compagnia di Jean-Michel Basquiat alla scoperta della scena underground newyorkese dei primi anni 80’
Nell’arco di una giornata a Manhattan, fra il 1980 e il 1981, Jean-Michel Basquiat, allora poco più che un artista di strada, si aggira fra Downtown e Harlem in cerca di un posto dove dormire la sera. Lungo la via si imbatte in tutto il sottobosco della scena artistica newyorkese di quegli anni: musicisti e spacciatori, modelle e dj, stripper e graffitari.
Downtown 81 riflette l’immagine fedele del suono di New York, catturato nei primi anni Ottanta. Compaiono i DNA, band capitanata dall’eclettico Arto Lindsay, I Tuxedomoon di Steven Brown, i Felons, scalcinato gruppo punk capitanato da Chris Stein e poi Kid Creole, ancora immerso nei bassifondi, ben lontano dal successo planetario che lo investirà di lì a poco. Nella colonna sonora: John Lurie, i Suicide, Lydia Lunch, Vincent Gallo, Melle Mel, Kenny Burrell e la band di Basquiat, i Grey
la loro magione e la chiesa di Santa Caterina di Strada Maggiore
Riscoprire le tracce storiche dei Templari a Bologna, liberandole da miti e supperstizioni, non è sempre facile. Per questo la Didasco vi porta all'origine della loro presenza, visitando quella che era la loro Magione in città, ripercorrendone le vicende anche alla luce dei recenti studi. Coglieremo, inoltre, l'occasione per sbirciare tra le ombre di Santa Caterina di Strada Maggiore, la chiesa che sorge lì a fianco.
Ritrovo ore 21.00 davanti alla chiesa di Santa Caterina, in Strada Maggiore 74-76 (ricordatevi che la via è chiusa al traffico!)
Prenotazione obbligatoria al numero 348 1431230 (pomeriggio e sera).
Gipsy jazz and world music per un trio made in Bologna capitanato dalla mente dei Minor Swing Quintet
Ritorna il Premo Tenco Elia Billoni in solitaria con il suo pianoforte minimale e percussivo. Si ride sì, ma in profondità.
Dino Fumaretto è una voce fuori dal coro all’interno del panorama cantautorale italiano.
Le sue canzoni, brevi bozzetti che raramente superano i tre minuti, sono fotogrammi di vita quotidiana impressi nel momento esatto in cui vengono deformati da un improvviso vento fortissimo.
Con voce nasale e magnetica, ma anche profonda nei frequenti “recitar cantando“, e pianismo minimale e percussivo, Dino Fumaretto fugge la retorica attraverso l’apparente uniformità della propria espressione, maschera imperturbabile nei confronti della solitudine, dell’assurdità e del cinismo della vita attuale.
Ma c’è spazio anche per l’ironia, specialmente all’interno delle proprie “performance” live, molto teatrali: un’ironia agra nella quale si ride dello stesso Fumaretto che si agita e strepita aggrappato al proprio pianoforte, mentre prova a convincerci dell’esistenza di un baratro alle nostre spalle. Daccordo con l’autore potremmo dire: si ride molto, si, ma con ansia.
www.dinofumaretto.com
Dove nascono le leggende. Un film di Greg Camalier (USA - 2013 - 111')
Un viaggio alla scoperta di un luogo mitico in Alabama dove sono stati prodotti alcuni dei più leggendari pezzi musicali di tutti i tempi.
v. o. con sottotitoli italiani
Rassegna di concerti e spettacoli a cura di Vitruvio
Il programma di settembre
di R. Meyer (USA/1965, 83’)
In pieno deserto tre sadiche e prorompenti spogliarelliste prima uccidono per gioco un bravo ragazzo, poi fanno una carneficina nella fattoria di un vecchio paralitico. Trionfo delirante e kitsch di erotismo perverso, cult-movie idolatrato da femministe e appassionati di exploitation. Per Tarantino costante punto di riferimento (in Grindhouse, il volto di Varla campeggia sulla maglietta di una ragazza).
di S. Leone (RFT-Italia-Spagna/1965, 127’)
l mito era fondato. Per un pugno di dollari non era stato il primo western italiano, ma aveva stabilito un canone. L’epopea della frontiera si corrompe-va nell’allucinazione grottesca, implodeva nella commedia dell’arte. […] L’anno dopo, Per qualche dollaro in più, già poteva fregiarsi di seconda tavola d’un trittico, la ‘trilogia del dollaro’. C’era ancora Clint Eastwood, smilza e ambigua figura del Bene, ed il nerovestito e volpino Lee Van Cleef. Insieme, per diverse ragioni, contro una degna incarnazione del Male, Gian Maria Volonté. […] Ritorni del rimosso sulle note d’un carillon, spettacolare resa dei conti, campi lunghissimi senza vie di fuga, ca-daveri accatastati e poi via, la compagnia si scioglie, il cacciatore di taglie e il vendicatore solitario ognuno per la sua strada, fino al prossimo giro.
Per qualche dollaro in più è trionfo d’una già salda retorica d’autore, ed è un film sull’amicizia virile, come infiniti western classici, e come poi ogni film di Sergio Leone.
Proiezioni alle ore: 17.00, 20.00 e 22.30.
di T. Gilliam (USA/1991, 137’)
Un altro professore nella vita di Robin Williams, dopo il capitano mio capitano di L’attimo fuggente: ma questa volta è il ricordo sdrucito dell’uomo che fu, diventato un homeless che vaga, allucina, strepita e cerca il sacro graal per le strade notturne e trasfigurate di Manhattan. L’esuberanza si tinge di nero, questo ruolo scortica più di ogni altro l’angoscia che preme sotto ogni smorfia e sorriso di Williams. Quello tra lui e Gilliam, entrambi artisti votati all’eccesso, era un incontro che si prendeva i suoi rischi: il risultato è un film traboccante e imperfetto che ha saputo seminare visioni e cerebrali invenzioni metropolitane (un notevole romanzo newyorkese come Chronic City di Jonathan Lethem gli è in vari modi debitore).
di P. Weir (USA/1989, 128’)
Alla morte di Robin Williams le bacheche dei social network si sono riempite di una sola frase, “Capitano, mio capitano”. Il professor Keating, quello che tutti avremmo voluto nel nostro liceo, è di gran lunga il personaggio più amato nella galleria dell’attore americano. Eppure, dietro una sceneggiatura di ferro e un impianto melodrammatico di prim’ordine, c’è sempre la straordinaria tensione che Peter Weir suggerisce allo spettatore. Tra classico e moderno, tra stile e recitazione, tra scrittura e messa in scena, tra norma e ribellione. Professor Keating c’est moi, sembrano dire, per motivi diversi, sia Williams sia Weir.