L'eroe
nell'epica classica
Ulisse
Achille
Ettore
Corrado
Poesie
Canzoni |
La figura di Ulisse è una delle più affascinanti dei
poemi omerici: è polytropos, l’eroe dai mille volti;è il guerriero
coraggioso, imperturbabile di fronte alla morte, uomo astuto mosso dal
desiderio di conoscere, l’uomo che soffre per la lontananza dalla sua terra,
dalla casa, dalla sua sposa e dal figlio.
L'immagine che si ha di lui, già nell'Iliade,
è quella di un uomo molto astuto (polymetis), il cui intervento è
richiesto nei momenti critici. È
Odisseo che restituisce al sacerdote Crise la figlia Criseide, in modo che si
plachi l'ira di Apollo e che si reca da Achille per convincerlo a riprendere
la battaglia e, al suo rifiuto, penetra con Diomede, durante la notte, nel
campo troiano e uccide Dolone, che a sua volta spiava i Greci; ed è ancora
Odisseo che interviene, dopo la riconciliazione tra Achille e Agamennone, per
dare consigli su come affrontare il combattimento finale con i Troiani. La
massima espressione del suo ingegno è l'espediente del cavallo di legno, che
consente la vittoria dei Greci sui Troiani e la conquista di Ilio. La dea
protettrice di Odisseo è appunto Atena, simbolo di abilità e intelligenza.
L'immagine di questo eroe è talvolta associata a quella di un imbroglione
falso e ingannatore: l'epiteto "multiforme"
assume in
questo caso una connotazione negativa, ossia colui che ha "mille
volti", nessuno dei quali autentico.
L'Odissea arricchisce
e completa la figura dell’eroe: egli appare anche come polytlas, "molto
paziente", come colui che accetta il proprio destino e sfrutta le sue
doti naturali - la pazienza e l'ingegno - per potere finalmente rivedere la
propria terra. Questo è l'aspetto meno eroico e più umano di Odisseo: egli
è profondamente legato a Itaca, il luogo in cui ha lasciato la sposa Penelope
e il figlio Telemaco, dove ha la sua casa e dove può condurre la vita che
desidera. Non c'è nulla, durante il lungo e travagliato viaggio che lo faccia
desistere dal suo obiettivo, nemmeno la possibilità di vivere accanto a una
splendida ninfa come Calipso e di godere dell'eterna giovinezza.
Odisseo, a Itaca, ha costruito il suo letto nuziale in
un tronco di ulivo: il simbolo dell'unione coniugale, dalla quale è nato un
figlio, è saldamente legato alla sua terra. Itaca diventa, così, la meta più
desiderabile, è il simbolo degli affetti.
Ha esercitato grande fascino su autori di epoche
diverse, che si sono ispirati all' eroe.
Riportiamo qui un elenco, certamente non esaustivo
degli scrittori, dei quali il nostro gruppo ha deciso di approfondirne solo
alcuni tra quelli trattati nel corso di quest' anno o di quello precedente.
Luciano
di Samosata |
scrittore
di origine siriaca del II sec. d.C., nella Storia vera
racconta in prima persona un viaggio immaginario che lo ha
portato nei luoghi più impensati. Nell'Isola dei Beati egli incontra
Ulisse, il quale, senza che Penelope se ne accorga, gli affida una
lettera da portare a Calipso: il tono colloquiale e il contenuto della
missiva, oltre ad avere una chiara funzione parodistica, mettono in
risalto l'aspetto più umano e semplice di Ulisse, molto lontano
dall'impavido eroe omerico.
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Dante
Alighieri |
(1265-1321)
colloca l'eroe greco nel girone infernale dei consiglieri fraudolenti.
La natura umana, secondo l’Ulisse della Divina Commedia, trova
soddisfazione mettendosi alla prova, misurandosi con le proprie
capacità, seguendo "virtù e conoscenza". Di conseguenza,
Ulisse è visto dal poeta come uomo che rinuncia alle gioie del ritorno
per amore di sapere.
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Giovanni
Pascoli |
(1855-1912)
nel componimento più ampio dei Poemi conviviali, rappresenta
un Ulisse ancora diverso, specchio dell'inquietudine del poeta stesso.
L'Ulisse di Pascoli riparte stanco della monotonia di Itaca e ripercorre
le numerose tappe del suo lungo peregrinare, ma la sua ansia di sapere
è ben diversa da quella dell'eroe omerico o del personaggio dantesco:
le domande che egli si pone riguardano l'esistenza umana. Le conclusioni
a cui giunge sono angoscianti: è preferibile non fare esperienza della
vita e di tutto ciò che, nel bene e nel male, essa comporta, piuttosto
che viverla sapendo che, prima o poi, tutto dovrà necessariamente
finire, inghiottito nell'oblio della morte.
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Gabriele
D'Annunzio |
(1863-1938)
in Maya fa apparire la figura dell'eroe come quella di un superuomo. Il
viaggio diventa quindi emblema di una vita libera e di pienezza eroica.
Nello stesso tempo però, a tutto ciò D'Annunzio mette in
contrapposizione l'aspetto inquietante dell' immensa solitudine che
avvolge Ulisse durante la navigazione, consapevole di aver perso la
propria dimensione di uomo, dopo essersi accorto di essere rimasto solo.
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Guido
Gozzano |
(1883-1916)
nel poemetto L'ipotesi fa apparire la figura di Ulisse in
maniera ironica, quasi ridicola. Ulisse diventa un personaggio spogliato
della propria sacralità e intoccabilità, doti esaltate invece da
D'annunzio. L'eroe - che per lui non si può più chiamare tale -
e' descritto come un avventuriero che approda sulle spiagge dei
Mediterraneo, infedele alla moglie e che vive in modo dissennato.
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Umberto
Saba |
(1883-1957)
nella lirica intitolata Ulisse inquadra l'eroe, in una visione
autobiografica, come uomo che, nonostante la sua vecchiaia, ha ancora
voglia di provare emozioni. Il lungo peregrinare di Ulisse e le insidie
che egli si trova costretto ad affrontare non sono altro che una
metafora della vita e delle difficoltà che essa riserva a ogni
individuo.
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James
Joyce
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(1882-1941)
nella sua opera intitolata Ulysses paragona l'eroe Odisseo ad un uomo
inglese, Leopold Bloom. Quest'ultimo è un agente d'affari, che a causa
dei suo lavoro è costretto a viaggiare molto. Tramite il viaggio il
protagonista viene presentato quasi in chiave ironica, ed incarna alcune
doti di Odisseo, quali la pazienza, l'amore per i viaggi e la nostalgia
di casa.
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Cesare
Pavese |
(1908-1950)
ripropone un dialogo fra Calipso e Odisseo che mette in contrasto
diversi aspetti dell'uomo viaggiatore, come il restare fermi in un luogo
e il desiderio di ritornare in patria, oppure l'appagamento e la ricerca
continua. Un aspetto che Pavese fa risaltare in maniera più evidente è
il contrasto fra la mortalità tanto desiderata da Odisseo, poiché è
forte il suo desiderio di ritornare in patria, e l'immortalità
offertagli da Calipso per restare con lei nell'isola.
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Georgios
Seferis |
(1900-1971)
nell'opera intitolata "Sopra un verso straniero" descrive la
figura di Odisseo come quella di un viaggiatore che ha nostalgia di
casa. Vengono ricordati tutti gli ostacoli e le difficoltà superate
durante il viaggio, che rappresentano metaforicamente le peripezie e i
momenti negativi della vita di ogni uomo. Sempre in modo metaforico, la
navigazione diviene un ritorno indietro nel tempo, dove è l'anima a
fare da timone e a parlare con i defunti per porre fine all'amarezza di
veder morire i propri cari.
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