Ettore, figlio di Priamo re di
Troia, è l’eroe più valoroso tra le fila dei Troiani.
E’ diverso da tutti gli eroi che
combattono nella guerra di Troia: non ricerca la gloria ma combatte solo per
l’altissimo senso del dovere e della difesa della patria. Risolleva spesso
le sorti degli scontri e rincuora i suoi con la sua forza e il suo
valore.Rientra in città per chiedere alla madre di rivolgere
ad Atena delle preghiere, incontra la moglie Andromaca e il figlio
Astianatte.
LIBRO VI
…Quando ebbe attraversato la
grande città e fu alle porte Scee e di la stava per sbucare alla piana gli
venne incontro correndo la moglie per cui aveva dato grandi doni, Andromaca
figlia del magnanimo Eezione …gli andò incontro e insieme a lei c’era
un’ancella che teneva in braccio il bambino ancora piccolo, tenero, il
figlio amato di Ettore, bello come una stella; il padre gli aveva messo nome
Scamandrio, ma gli altri Astianatte, cioè “signore della città” perché
Ettore era la sola difesa di Troia.
L’eroe sorrise in silenzio
guardando il bambino, ma Andromaca gli fu accanto, versando lacrime, gli prese
la mano, gli si rivolse e gli disse: “Sventurato, il tuo coraggio ti ucciderà.
Non hai compassione del tuo bambino, né di me infelice che sarò presto la
tua vedova? Presto infatti ti uccideranno gli dei, assalendoti tutti insieme,
e per me meglio sarebbe, se ti perdo, andare sotto terra: non avrò altro
conforto quando tu avrai compiuto il tuo destino, non avrò che dolori…
…Ettore tu sei per me mio padre e
mia madre, mio fratello, mio meraviglioso compagno, abbi pietà, rimani qui
sul bastione, non fare tuo figlio orfano, e vedova la tua donna!…”
…Così le rispose Ettore, l’eroe
dall’elmo splendente; “A tutto questo io penso, donna, ma terribilmente mi
vergognerei di fronte a Troiani e alle Troiane dai lunghi pepli se come un
vile mi tenessi lontano dalla battaglia; non a questo mi spinge il mio cuore,
perché da sempre ho imparato ad essere prode ed a combattere in prima fila
tra i Troiani, dando grandissima gloria a mio padre e a me stesso…
…Così disse lo splendido Ettore e
tese le braccia a suo figlio, ma il bambino piegò la testa gridando nel seno
della nutrice terrorizzata dalla vista del padre, lo spaventava la vista del
padre e la nobile madre, e dalla testa si tolse subito l’elmo, lo splendido
elmo e lo depose, rilucente, sopra la terra: baciò sui figlio e lo palleggiò
sulle braccia, poi rivolse una preghiera a Zeus e agli altri immortali:
“Zeus e voi altri dei, concedete che questo mio figlio si distingua come me
in mezzo ai Troiani, che abbia forza e domino sovrano su Ilio, e un giorno
qualcuno dica “E’ molto più grande del padre”, quando tornerà dalla
guerra, e possa portare le spoglie cruente dei nemici uccisis e ne sia lieta
sua madre”.Così detto, diede suo figlio in braccio alla sposa ed essa lo
accolse sul petto fragrante, e sorrideva in mezzo alle lacrime. La vide Ettore
e n’ebbe pietà, l’accarezzò con la mano, si rivolse a lei e le disse:
“Sventurata, ti prego, non abbatterti troppo nell’animo, nessuno mi getterà
nell’Ade contro il destino, e al destino, ti dico, non può sfuggire nessuno
degli uomini, non il vile, non il coraggioso, una volta che è nato. Ma tu
torna alla casa e pensa ai tuoi lavori, al telaio, alla spola, e comanda alle
ancelle di fare il loro lavoro; alla guerra penseranno gli uomini, tutti
quelli che sono nati a Troia, ed io soprattutto.”…
Dopo averli salutati per
un’ultima volta, incontra il fratello Paride che, rapendo Elena; scatenò
l’ira di Menelao e la guerra. Lo convince a tornare a combattere. Affronta e
sconfigge parecchi Achei e arriva addirittura a uccidere Patroclo che
indossava le armi di Achille. Provoca così la sua ira, che lo porta allo
scontro tra i due. Si affrontano in campo aperto, Achille ha la meglio e lo
trafigge con la sua lancia.
LIBRO XXII
…Ma anche lui, Ettore, lo
coprivano le armi di bronzo: le belle armi che aveva tolto al forte Patroclo,
dopo averlo ucciso. Solo era nudo dove le clavicole separano il collo dalle
spalle, alla gola. Qui si perde subito la vita.
In quel punto il grande Achille con
la lancia lo colpì mentre gli veniva contro, all’assalto: da parte a parte
la punta passò attraverso il collo delicato, ma non gli tagliò via la
trachea l’asta di frassino greve di bronzo: così poteva rispondere e dire
qualcosa.
Stramazzò nella polvere. E su lui
gridava, il divino Achille, parole di vanto: “Ettore, tu certo credevi,
m’immagino, nello spogliare Patroclo, di passarla liscia, e non pensavi a me
là in disparte, o insensato! Ma lontano da lui, accanto alle navi, rimanevo
io dopo compagno molto più forte. E così ti sciolsi le ginocchia! E ora cani
e uccellacci ti trascineranno sconciamente: lui invece, gli Achei,
l’onoreranno con le esequie”…e a lui diceva Ettore morente: “Oh, sì,
ti conosco bene: me l’aspettavo. Neanche dovevo pensare di persuaderti. Lo
so purtroppo:hai un cuore di ferro. Ma bada ora! Potrei diventare per te la
causa dello sdegno degli dei, il giorno che Paride e Febo Apollo ti
uccideranno pur prode qual sei, alla porta Scea.” Così parlava e la morte
lo avvolse. L’anima volando via dalle membra se ne andò alla casa di Ade, e
lamentava la sua sorte nel lasciar la forza virile e la giovinezza…’
Deturpa poi il suo corpo
attaccandolo alla sua biga e facendogli fare tre giri di Troia(verso).
E’ l’unico vero eroe dell’Iliade, combatte perché costretto a
difendersi.
LIBRO XXIII
…Disse, e a Ettore divino
riservava un trattamento indegno: lo tirò bocconi nella polvere accanto al
letto del figlio di Menezio…
…Accorrevano i figli dei Greci a
vedere il corpo, il bellissimo aspetto di Ettore, e nessuno accostandosi
rinunciava a colpirlo, e ognuno guardandolo diceva al proprio vicino: “Certo
adesso a toccarlo è molto pìù morbido Ettore di quando appiccava il fuoco
ardente alle navi”…
…Disse, e meditava oltraggi
orrendi per Ettore: gli forò di dietro i tendini di tutti e due i piedi, dal
tallone alla caviglia, e passò due cinghie di cuoio, e lo legò al carro,
lasciando trascinare la testa, e salito sul carro, sollevando le armi
bellissime, frustò i cavalli perché partissero, e quelli volentieri
volavano. Dal corpo trascinato si levò una nube di polvere, si scompigliarono
i capelli neri e nella polvere giaceva la testa, bellissima un tempo, ma
allora Zeus concesse i nemici di offenderlo nella sua patria. Così la testa
si riempiva di polvere; Intanto la madre si strappò i capelli, gettò via il
fulgido velo lontano, e piangeva moltissimo, vedendo il figlio; e gemeva il
padre, da far pietà, e il popolo intorno nella città era preda del pianto
dei gemiti…
(Alessandro Vanzetti, 5^s1)