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Il 21 Aprile 1945 Bologna è liberata, e nei mesi
successivi, mentre si ricostruiscono gradualmente condizioni civili
di esistenza, vengono alla luce le grandi stragi che hanno caratterizzato
lultima fase della guerra.
Tornano dalla Germania anche alcuni deportati sopravvissuti,
e tra loro anche
Bruno Tura, che era stato rinchiuso
in un campo di concentramento dopo larresto del 14 dicembre:
Vladimiro racconta
quello che ha visto a Sabbiuno prima dellarresto, e
la notizia comincia a circolare.
Il 3 agosto Tura
sale ai calanchi assieme ad un cronista del Giornale
dellEmilia e ad un fotografo: così
il quotidiano bolognese può documentare il ritrovamento di
decine di cadaveri in avanzato stato di decomposizione (figg. 1
- 2)
I corpi dei fucilati, fatti rotolare nel ripido e profondo
calanco, erano stati trascinati
verso il basso dalla naturale erosione invernale e primaverile del
terreno argilloso, ed erano rimasti nascosti alla vista per quasi
otto mesi. Le salme sono rinvenute in parte ammucchiate lungo il
calanco, in parte isolate: è probabile, quindi, che Sabbiuno
sia stato luogo abituale di esecuzioni sommarie, almeno fino al
febbraio del 1945, quando si preferisce, per le fucilazioni,
San Ruffillo.
Comicia lesumazione ed lo straziante pellegrinaggio
ai calanchi dei parenti e degli amici dei partigiani scomparsi,
per il riconoscimento: padri, madri, fratelli e sorelle cercano
di individuare il proprio caro scomparso dai vestiti, da una cintura,
da un paio di scarpe.
Entro l8 di agosto vengono composte e
registrate 47 salme riconosciute e 8 sconosciute: dei primi fucilati
del 14 dicembre si è già detto che era
circolato, pochi giorni dopo lesecuzione, un elenco in un
manifesto cittadino. Ora è possibile dare un nome anche molti
di quelli che furono giustiziati a Sabbiuno il 23 dicembre
e nelle settimane successive.
Per molti resti umani la ricomposizione ed il riconoscimento
è impossibile: è per questo motivo che, quando verrà
edificato il monumento, nel 1973, la cifra dei caduti
verrà simbolicamente elevata a 100.
La composizione della lista definitiva dei nomi accertati
è un lavoro complesso, data lincongruenza delle informazioni:
nella lapide del monumento compaiono 53 nomi, ma in quellelenco
figurano 4 partigiani che, in seguito, saranno riconosciuti tra
i fucilati a San Ruffillo, a riprova di quanto sia intricato
il rapporto tra le stragi bolognesi nellinverno-primavera
1944/45.
Tolti quei quattro caduti, rettificati alcuni dati anagrafici,
aggiunti i nomi di nove fucilati emersi grazie alle ricerche successive,
ed in particolare a quella svolta da Alberto
Preti nel volume realizzato per il cinquantenario delleccidio,
lelenco, non definitivo, ma quantomeno aggiornato,
riporta i 58 nomi che sono stati riprodotti sulle colonne di questa
sala. |
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