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Concerti, spettacoli, cinema, mostre, teatro, laboratori per bambini, visite guidate: una panoramica completa degli eventi culturali organizzati a Bologna.
Aggiornato: 30 min 17 sec fa

Kristjan Järvi - Direttore, Stefano Bollani – Pianoforte

Lun, 11/05/2018 - 17:08

OFBO - Orchestra Filarmonica di Bologna

Nel 1924 il giovane George Gershwin propose un brano stupefacente, osteggiato in pari misura col successo crescente che il pubblico gli decretava. Questo perché, per la prima volta, un musicista, proveniente dal mondo extra-colto, proponeva una composizione in cui si combinavano la tradizione classica e la musica jazz, ma anche il blues. Insomma, questo brano è una vera e propria commistione di generi (musica colta e musica di consumo) e culture (bianca e nera). E perché, infatti, la Rapsodia in Blue è “blue”? Perché “blue”, in americano, significa “triste”. Un aggettivo che è anche sostantivo, nel plurale, “blues”, dove indica i canti tristi degli schiavi africani nelle piantagioni americane. La coraggiosa operazione che compie, quindi, Gershwin, è quella di creare una musica “americana”, partendo dalla parte più dolorosa della storia di questa nazione, colorando di “blue”, di tristezza, un brano impostato in modo classico, come la musica colta dominante europea.

All’origine di Boléro c’è la richiesta, da parte della grande danzatrice Ida Rubinstein, a Ravel, nel 1927, di una partitura per un breve balletto di ambientazione spagnola. Diventa difficile, se non superfluo, commentare una musica universalmente nota, verso la quale chiunque di noi ha degli automatismi, dettati dai molteplici ascolti, che spesso non coincidono con l’idea che abbiamo della musica di Ravel. Questo compositore, tra i più raffinati del Novecento, alieno da eccessi e trasporti banali, riuscì a innervare questa composizione di una sensualità e di un erotismo, che un direttore come Toscanini tentò di esorcizzare fornendone un’esecuzione particolarmente veloce. Tuttavia, la semplicità del messaggio, appunto per niente banale, ha vinto, da subito, qualunque tentativo di intrappolamento, facendo di Boléro una delle composizioni più amate dal pubblico.

K. Järvi – Aurora

S. Bollani – Concerto Azzurro

G. Gershwin – Rapsodia in Blu

M. Ravel – Boléro

I solisti di OFBO - Giorgio Zagnoni, Flauto

Lun, 11/05/2018 - 17:04

OFBO - Orchestra Filarmonica di Bologna

Omaggio a Gioachino Rossini
Programma da definire

Roberto Abbado - Direttore, Alexander Malofeev – Pianoforte

Lun, 11/05/2018 - 17:00

OFBO - Orchestra Filarmonica di Bologna

Nonostante Pëtr Il’ič Čajkovskij fosse un ottimo pianista, il pianoforte non fu mai al centro dei suoi interessi di compositore. Il concerto in si bemolle minore resta, dunque, l’unico lavoro pianistico entrato a far parte stabilmente dei capolavori del musicista russo; non solo, esso ha assunto nell’immaginario popolare i tratti del “tipico” concerto romantico, divenendo rappresentativo di uno stile caratterizzato da grande espressività e da forte impatto emotivo. Il virtuosismo strumentale, a volte brillante, a volte drammatico, lo rende erede, a pieno titolo, del pianismo di Franz Liszt.

Quadri di un’esposizione – composizione originariamente concepita per pianoforte – rappresenta un percorso ideale in cui si alternano pagine didascaliche e descrittive (quadri) con brevi momenti musicali che indicano lo spostamento del visitatore da una sala all’altra (Promenade). In realtà, l’autore utilizza impressioni iconografiche per creare con forza visionaria alcuni quadri musicali autonomi, a loro volta espressione di determinati modelli: il gusto per le scene popolari, il mondo della fiaba e dell’infanzia, il senso del grottesco, e quello del macabro, la concezione mitica della storia e della tradizione russa. Nel 1922, Maurice Ravel trascrisse con immenso successo l’opera di Musorgskij per farne una versione orchestrale, riuscendo a rispettare fedelmente spirito e testo dell’originale, tanto da diventare un vero classico.

M. Musorgskij – Preludio da Kovanshcina

P. I. Čajkovskij – Concerto in si bemolle minore per pianoforte e orchestra, op. 23

M. Musorgskij – Quadri di un’esposizione

Ion Marin, Direttore

Lun, 11/05/2018 - 16:49

OFBO - Orchestra Filarmonica di Bologna

La vicenda di Coriolano, narrata da Plutarco nelle Vite parallele, aveva già ispirato, fra le altre, l’omonima tragedia di Shakespeare, autore carissimo a Beethoven. Nonostante il relativo successo goduto al suo apparire dalla tragedia del suo amico Heinrich Joseph Edler von Collin, fu subito chiaro che la creazione di Beethoven era infinitamente superiore al dramma che pure l’aveva ispirata: E. T. A. Hoffmann, in un’entusiastica recensione del 1812, sottolineò in particolare la grandezza dimostrata da Beethoven nel riuscire a innalzare “una costruzione di grande arte con elementi estremamente semplici”.

Una serata davvero singolare fu quella che si diede il 17 dicembre 1865 a Vienna: gli Amici della Musica diedero, infatti, un programma, diretto da Johann Herbeck, dove figurò come “novità” una sinfonia composta da Schubert quarant’anni prima e sino ad allora rimasta ineseguita. Nessuno dei presenti immaginò, all’epoca, come quel concerto fosse un evento, o tanto meno comprese appieno il valore di quella musica. Fatto sta che quella sera, d’improvviso, un’anonima sinfonia in si minore in soli due tempi era diventata  l’Incompiuta di Schubert…

Beethoven impiegò quattro anni per dare veste definitiva alla Quinta Sinfonia, attraverso rifacimenti e innumerevoli ripensamenti. “Ecco il destino che batte alla porta”: una lunga tradizione vuole che Beethoven si sia espresso così, riferendosi all’’attacco della sinfonia, con le quattro note lapidarie e scultorie. Attraverso il passare del tempo, la Quinta si è imposta nel sentire comune come la più rappresentativa fra le sinfonie di Beethoven, quella che meglio esemplifica i tratti della personalità dell’autore, riassumendone l’identità tra artista e uomo. Convinzione, questa, che è certamente legata a un’immagine idealistica del Beethoven titanico, sublime e grandioso e che ignora l’elemento del gioco, dello scherzo, altrettanto presente nel sinfonismo del compositore.

L. V. Beethoven – Ouverture da Coriolano in do minore, op. 62

F. Schubert – Sinfonia n. 8 in si minore Incompiuta D 759

L. V. Beethoven – Sinfonia n. 5 in do minore op. 67

Sergej Krilov, Direttore e violino

Lun, 11/05/2018 - 16:46

OFBO - Orchestra Filarmonica di Bologna

Secondo il grande musicologo Alfred Einstein, il fatto che nella musica di Mendelssohn appaia frequentemente, nei movimenti allegri, l’indicazione “con fuoco”, oppure “appassionato” individua senz’altro un preciso gusto romantico; tuttavia, ciò che rende unica la musica di Mendelssohn – e il concerto per violino ne è massimo esempio – è l’estraneità alla drammaticità, al travolgente clima di esaltazione comune ad altri artisti della sua generazione. Questo ha fatto sì che i critici più malevoli abbiano riscontrato una certa superficialità nella musica di Mendelssohn, tendendo a valutarla secondo criteri applicabili a Beethoven o Schumann e facendo il grave errore di confondere “superficialità” e “ leggerezza”, essendo quest’ultima la vera chiave estetica per leggere l’intera opera del compositore.

Quello di Mendelssohn fu definito, invece, molto opportunamente “romanticismo felice” da altri studiosi, e trova una delle sue più alte espressioni nella Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90, detta Italiana perché abbozzata durante il viaggio dell’autore nel nostro paese, protratto dall’autunno 1831 all’estate 1832 e che lo portò da Venezia a Roma, fino a Napoli. A Roma furono principalmente il Pincio, Piazza di Spagna e Trinità dei Monti a suscitare, nelle sue lettere, le frasi di maggiore ammirazione. Tuttavia, la lunga gestazione della sinfonia sembra contraddire l’immagine di un Mendelssohn compositore dalla vena fluente. Da quel soggiorno italiano, altre modifiche e ritocchi furono apportati negli anni seguenti, e solo la morte prematura dell’autore rese definitiva la versione eseguita nel novembre 1849 a Lipsia, con l’orchestra del Gewandhaus, sotto la direzione di Julius Rietz.

F. Mendelssohn Bartholdy – Scherzo da Sogno di una Notte di mezza estate

F. Mendelssohn Bartholdy – Concerto in mi minore per violino e orchestra, op. 64

F. Mendelssohn Bartholdy – Concerto in mi minore per violino e orchestra, op. 64 Sinfonia n. 4 in la maggiore Italiana

Exit - Festival 20 30 OFF

Lun, 11/05/2018 - 16:39

un progetto di Avanguardie 20 30  |  Nell’ambito di Festival 20 30 - 5a edizione

Festival 20 30 OFF: EXIT
un progetto di Avanguardie 20 30
concept di Lucia Fontanelli e Olivia Teglia

Il gruppo Avanguardie 20 30 presenta la seconda edizione di EXIT, lo spin-OFF di Festival 20 30.

Dal 16 al 18 novembre, nove case e i loro abitanti apriranno le porte al pubblico per mostrarsi attraverso le opere di giovani artisti provenienti da diverse discipline, dall’installazione alla performance. Un percorso eterogeneo per esplorare luoghi intimi e inaccessibili della città.

Gli artisti invitati hanno realizzato opere site-specific o adattato una loro opera per gli spazi domestici che li hanno accolti, in stretta relazione con gli abitanti e le loro storie. E così il pubblico si avventura nelle abitazioni, traghettato tra linguaggi diversi in una narrazione psico-geografica della città.

Venerdì 16 novembre
- IDENTICAL OPPOSITES II Marco Fontichiari
via Mura di Porta Castiglione 17, ore 17-22

- ANAMORFOSI  Olivia Teglia e Noemi Bigelli
via Santa Caterina 75, ore 17-22

- E IS A PORTAL   Interno 10
via Castiglione 43, ore 17-22

Sabato 17 novembre
- ZWEITRAUM - CURVY 32 Jig
via Acri 5, ore 17-20

- VERSO L’INFINITO E OLTRE Matilde Cassarini
via Centotrecento 19, ore 19-22

- OFFICINA EMOTIVA Andrea de Franco e Alice Fiorelli
via Zucchini 11, ore 17-22

Domenica 18 novembre
- DUE RITARDO e Francesca Amati
via Remorsella 14, ore 15-18

- JUST IN CASE Collettivo Rialto 18
via delle Lame 46, ore 15-20

- NUVOLE BAROCCHE - Le dita sotto i piedi Saggion-Paganello
vicolo Paglia Corta 4, ore 15-20


EXIT PARTY ore 20:30 - 02 @ Granata via San Rocco, 13
Shinezz • Pro Evolution Joint (dj e live set) e James Beghelli (live painting)
A seguire dj set e visual a cura di Avanguardie 20 30

Progetto nell’ambito della quinta edizione di Festival 20 30 - Salto nel vuoto. Fino a qui tutto bene, spettacoli, laboratori e altre amenità.

Il Festival 20 30 è a cura di Kepler-452, direzione artistica di Enrico Baraldi e Avanguardie 2030. Con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione  e Comune di Bologna. In collaborazione con Mismaonda.

Concerto di Capodanno, direttore Hirofumi Yoshida

Lun, 11/05/2018 - 16:34

OFBO - Orchestra Filarmonica di Bologna

Programma da definire

Peppa Pig prende coscienza di essere un suino

Lun, 11/05/2018 - 16:11

spettacolo di Davide Carnevali | Nell’ambito di Festival 20 30 - 5a edizione

"Peppa Pig prende coscienza di essere un suino"
di Davide Carnevali
con Fabrizio Martorelli
in collaborazione con IT Festival, Granara Festival, La Cavallerizza Reale, Après Coup, Teatro Franco Parenti

Come può un giovane padre single educare una bambina di quattro anni e mezzo quasi cinque, in questa società consumista? E come può un artista fare i soldi con il teatro? Un attore guadagna di più facendo cinema o lavorando all’Esselunga di viale Papiniano?
Un viaggio che inizia raccontando gioie e dolori della (mal)educazione infantile e termina in un’amara riflessione sulla perdita del valore del gesto artistico nella nostra società.

Una macelleria di persone e animali, parole affilate che tagliano come coltelli una realtà grondante sangue e propongono una satira del nostro gusto contemporaneo: le mode di mercato a cui i nostri figli sono esposti, lo spettacolo come intrattenimento fine a se stesso, l’amore/odio nei confronti della televisione, della filosofia tedesca e dell’Esselunga (vero centro di nuova produzione delle risorse umane).

Passando da Peppa Pig alle trasmissioni di Marzullo (Sottovoce però, non Applausi che è sfigata), dalle Pussy Riot a Vittorio Sgarbi, da Angelica Liddell a Linsday Lohan, l’io narrante protagonista di questo monologo arriverà a scoprire che solo dopo aver toccato il punto più basso della sua carriera potrà capire cosa significa davvero mettere in gioco se stesso: come attore e come individuo. Facendo pensare, sì; ma anche facendo ridere. Perché non c’è miglior stimolo alla riflessione che il divertimento.

Lo spettacolo è parte della quinta edizione di Festival 20 30 - Salto nel vuoto. Fino a qui tutto bene, spettacoli, laboratori e altre amenità.

Il Festival 20 30 è a cura di Kepler-452, direzione artistica di Enrico Baraldi e Avanguardie 2030. Con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione  e Comune di Bologna. In collaborazione con Mismaonda.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Roberto Abbado - Direttore, Daniel Kharitonov – Pianoforte

Lun, 11/05/2018 - 16:01

OFBO - Orchestra Filarmonica di Bologna

La pianista Alice Sara Ott non potrà partecipare al concerto per problemi di salute e sarà sostituita dal pianista Daniel Kharitonov.

Edvard Grieg contribuì in modo essenziale alla conoscenza e alla diffusione, in Europa, della musica popolare norvegese; egli fu esponente di spicco delle cosiddette Scuole nazionali che, nella seconda metà dell’Ottocento, costituirono l’elemento di novità principale della musica europea. La sua musica riuscì a conciliare intimità e semplicità proprie della musica del suo Paese con soluzioni e tendenze musicali moderne, specialmente impressionistiche. Il popolarissimo Concerto per pianoforte e orchestra fu composto nel 1868, durante una vacanza nel villaggio danese di Sölleröd, a nord di Copenhagen; nella capitale venne eseguito per la prima volta il 3 aprile 1869 dal pianista Edmund Neupert, a cui la partitura è dedicata. Franz Liszt, ammiratore di questo concerto, aveva proposto alcune modifiche nella parte orchestrale, ma, col tempo, si è tornati a eseguire, di preferenza, l’edizione originale scritta da Grieg, più equilibrata nel rapporto tra solista e orchestra.

La composizione della Prima Sinfonia di Johannes Brahms ebbe una gestazione lunghissima, proverbiale, in quanto dai prima abbozzi del 1855, si dovette aspettare il 1876 per sentirne la prima esecuzione integrale. Brahms era già famoso ovunque, ma aveva superato la quarantina senza essersi ancora confrontato col genere strumentale più illustre, quello che decretava la grandezza di un compositore. Con questo debutto tardivo, Johannes Brahms intese esprimere in musica la propria riconoscenza a Beethoven e al suo genio, operazione ben compresa dai contemporanei, come il celebre direttore Hans von Bülow, che la definì “la Decima”, ideale continuazione del catalogo beethoveniano.

R. Schumann – Ouverture da Genoveva, op. 81

E. Grieg – Concerto in la minore per pianoforte e orchestra , op. 16

J. Brahms – Sinfonia n. 1 in do minore, op. 68

Yoel Lèvi - Direttore, Julian Rachlin – Violino

Lun, 11/05/2018 - 15:45

OFBO - Orchestra Filarmonica di Bologna

Il concerto solistico dedicato al violino fu concepito da Pëtr Il’ič Čajkovskij alla fine di uno dei periodi più fecondi della creatività del compositore; egli, infatti, non ancora quarantenne, aveva concluso, nell’arco di un triennio, il Concerto per pianoforte in si bemolle minore, il balletto Il lago dei cigni, la Quarta Sinfonia e l’opera Evgenij Onegin. Nonostante questo concerto sia entrato stabilmente nel repertorio dei più grandi solisti ma anche nell’immaginario collettivo – basti pensare al sensazionale successo arriso, tra il 2009 e il 2010, al bel film di Radu Mihaileanu, Il concerto – le reazioni della critica alla prima esecuzione furono discordi: alle voci di approvazione, si unì la spietata recensione pubblicata da Eduard Hanslick sulla Neue Freie Presse, recensione che ferì Čajkovskij a morte – ma che rimase anche storica per la sua miopia.
A più riprese, nel corso della sua vita, Sergej Rachmaninov fu vittima di profonde crisi creative, che ne frenarono l’attività compositiva per lunghi periodi, anche di diversi anni. Insieme ai clamorosi successi iniziali come pianista e compositore, nei suoi anni giovanili Rachmaninov aveva subito una grave disfatta, causata dall’accoglienza sfavorevole riservata alla sua Prima Sinfonia; la prima esecuzione di questa partitura, nel 1897, fu un fiasco davvero clamoroso. La depressione seguita a questo insuccesso portò Rachmaninov a tre anni di inattività compositiva, poi, grazie anche alle cure dello psicologo Nikolai Dahl, si ebbe un ritorno alla scrittura. Così, durante il biennio 1906-1907, trascorso in gran parte a Dresda, maturò nel compositore l’idea di tornare a scrivere una sinfonia; la partitura fu eseguita per la prima volta a Pietroburgo il 26 gennaio 1908 , riscuotendo un successo caloroso, capace di sanare definitivamente la ferita. Questa partitura, pienamente immersa nella temperie del post-romanticismo, attinge a una tradizione lunga e illustre; l’esempio di una musica fermamente legata al sistema tonale, erede di Čajkovskij e di Rimskij-Korsakov, stabilisce un contatto immediato coll’ascoltatore, che si ritrova felicemente stimolato sul piano emotivo, determinando, così, il perdurante successo di quest’opera.

P. I. Čajkovskij – Concerto in re maggiore per violino e orchestra, op. 35

S. Rachmaninov – Sinfonia n. 2 in mi minore, op. 27

Sempre Domenica

Lun, 11/05/2018 - 15:45

spettacolo di Collettivo Controcanto | Nell’ambito di Festival 20 30 - 5a edizione

"Sempre Domenica"
drammaturgia Collettivo Controcanto
ideazione e regia Clara Sancricca
con Federico Cianciaruso, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero, Giorgio Stefanori
organizzazione Gianni Parrella | E45

"Il lavoro come tale costituisce la migliore polizia e tiene ciascuno a freno e riesce a impedire validamente il potenziarsi della ragione, della cupidità, del desiderio di indipendenza.
Esso logora straordinariamente una gran quantità di energia nervosa, e la sottrae al riflettere, allo scervellarsi, al sognare, al preoccuparsi, all'amare, all'odiare".

“Sempre domenica” è un lavoro sul lavoro. È un lavoro sul tempo, l’energia e i sogni che il lavoro quotidianamente mangia, consuma, sottrae.
Sul palco sei attori su sei sedie, che tessono insieme una trama di storie, che aprono squarci di esistenze incrociate. Sono vite affaccendate nei quotidiani affanni, vite che si arrovellano e intanto si consumano, che a tratti si ribellano eppure poi si arrendono, perché in questo carosello di moti e fallimenti è il lavoro a suonare la melodia più forte, quella dell’ineluttabile, dell’inevitabile, del così è sempre stato e del sempre così sarà.
"Sempre domenica" è un coro di anime, una sinfonia di destini. Ma è, soprattutto, un canto d’amore per gli esseri umani, per il nostro starcene qui frementi eppure inchiodati, nell’immobilità di una condizione che una tenace ideologia ci fa credere da secoli non tanto la migliore, quanto l’unica – davvero? – possibile.

Lo spettacolo è parte della quinta edizione di Festival 20 30 - Salto nel vuoto. Fino a qui tutto bene, spettacoli, laboratori e altre amenità.

Il Festival 20 30 è a cura di Kepler-452, direzione artistica di Enrico Baraldi e Avanguardie 2030. Con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione  e Comune di Bologna. In collaborazione con Mismaonda.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

The André in concerto

Lun, 11/05/2018 - 15:24

Vendetta Vera Tour | Nell’ambito di Festival 20 30 - 5a edizione

Senza mai svelare il suo volto e donando la sua arte di interpretare in versione acustica le hit più famose e i linguaggi più criptici del mondo della trap e dell’indie, per la prima volta The André arriva a Bologna a Festival 2030 con il Vendetta Vera Tour.
Il Progetto, nato quasi per gioco per amore di Fabrizio De André e il suo repertorio, raggiunge in poco tempo gli onori delle cronache per le rivisitazioni di celebri brani: da Habibi di Ghali a Scooteroni di Marracash e Guè Pequeno, da Mi sono rotto il cazzo de Lo Stato Sociale fino al duetto con Dolcenera di Cupido.

Con quasi 3 milioni di visualizzazioni sul canale YouTube, The André diventa presto un fenomeno del web grazie alle straordinarie versioni di cover d’autore in cui omaggia il grande Maestro, immaginando come si sarebbe cimentato ai giorni nostri cantando i testi del filone trap.

The André salirà sul palco dell’Oratorio San Filippo Neri di Bologna con il suo portato di dissacrante ironia, in un cortocircuito di immaginari e linguaggi generazionali.

Lo spettacolo è parte della quinta edizione di Festival 20 30 - Salto nel vuoto. Fino a qui tutto bene, spettacoli, laboratori e altre amenità.

Il Festival 20 30 è a cura di Kepler-452, direzione artistica di Enrico Baraldi e Avanguardie 2030. Con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione  e Comune di Bologna. In collaborazione con Mismaonda.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Il contatto

Lun, 11/05/2018 - 15:14

(The Connection, USA/1961) di Shirley Clarke (107')

"Il film riprende alcuni elementi chiave di certo cinema girato a New York (Mekas lo chiamerà New American Cinema). Il soggetto è modulato come uno splendido brano di free jazz. Gli attori non sono professionisti, ma in questo caso dei veri eroinomani che improvvisano davanti alla macchina da presa. Warhol, Cassavetes, Mekas, il Living Theatre e gli happening: Shirley Clarke è parte fondante di questa magnifica costellazione" (Rinaldo Censi).

Nobili bugie

Lun, 11/05/2018 - 15:14

(Italia/2018) di Antonio Pisu (100'). Introducono Raffaele Pisu, Antonio Pisu e il produttore Paolo Rossi

1944, colli bolognesi. Una famiglia di nobili decaduti accoglie tre ebrei in fuga. In cambio offrono un lingotto d'oro al mese. I giorni passano, i ricavi aumentano ma proprio quando la rinascita nobiliare è all'orizzonte, la guerra finisce, costringendo la famiglia a rocamboleschi sotterfugi per celare la verità... Produce la bolognese Genoma Films fondata dai figli di Raffaele Pisu, Antonio, anche regista, e Paolo Rossi, figlio che l'attore ha conosciuto e riconosciuto solo pochi anni fa. Nel cast, oltre a Pisu, Claudia Cardinale, Giancarlo Giannini, Ivano Marescotti.

Italiani brava gente

Lun, 11/05/2018 - 15:14

(Italia-URSS/1965) di Giuseppe De Santis (146'). Al termine incontro con Raffaele Pisu

La campagna di Russia raccontata da De Santis offre un inedito, sorprendente ruolo drammatico per Raffaele Pisu. L'attore, ironicamente, ricorda: "Undici mesi di lavorazione, gran parte dei quali in Russia. Ricordo un grande freddo. De Santis alla fine del film mi disse: ‘Raffaele, tu sei un grande attore, bravissimo nel drammatico, vedrai quante offerte ti arriveranno'. Tre mesi in casa senza che il telefono squillasse. Poi ci fu una chiamata in cui mi offrirono tre giorni con Gianni Morandi per In ginocchio da te. Mandai un telegramma ironico a De Santis: tre giorni con Morandi e a te?".

Al termine incontro con Raffaele Pisu

La principessa splendente

Lun, 11/05/2018 - 15:14

(Kaguya-hime no monogatari, Giappone/2013) di Isao Takahata (137')

L'ultimo lungometraggio di uno dei maestri dell'animazione giapponese, co-fondatore con Hayao Miyazaki del mitico Studio Ghibli. La storia di Kaguya, minuscola creatura arrivata dalla Luna e trovata in una canna di bambù, è una fiaba incantevole e struggente impreziosita dal tratto impressionistico e dai cromatismi ad acquerello dei disegni, realizzati a mano in otto anni di lavoro.

Introduce Andrea Meneghelli

In collaborazione con Forno Brisa

Frammento 53

Lun, 11/05/2018 - 15:14

(Italia-Svizzera/2015) di Carlo Gabriele Tribbioli e Federico Lodoli (71')

Un documentario sulla guerra considerata nella sua dimensione necessaria e universale, a un tempo evento reale e archetipico. Il fenomeno è stato investigato sul campo in Liberia, un paese attraversato da conflitti annosi e radicali, attraverso una serie di racconti di eminenti generali e signori della guerra.


seguono
MALÙ - LO STEREOTIPO DELLA VENERE NERA (Italia/2015) di Invernomuto (30')
ARCIPELAGHI (Iran-Italia/2017) di Camilla Insom & Giulio Squillacciotti (61')

Un viaggio attraverso antichi miti, suoni, riti di esorcismo ed esseri soprannaturali in un gruppo di isole del Golfo Persico nel sud dell'Iran, dove uomini e spiriti convivono da secoli.

Incontro con Carlo Gabriele Tribbioli, Federico Lodoli, Invernomuto e Giulio Squillacciotti

Iniziativa promossa da MAMbo in occasione della quinta edizione del Forum dell'arte contemporanea italiana e nell'ambito della mostra That's IT! Sull'ultima generazione di artisti in Italia e a un metro e ottanta dal confine (MAMbo, fino al 6 gennaio 2019).

La biblioteca di Pasolini e l'archivio del Centro Studi di Bologna

Lun, 11/05/2018 - 15:14

Graziella Chiarcossi e Franco Zabagli presentano il volume La biblioteca di Pier Paolo Pasolini

Graziella Chiarcossi e Franco Zabagli presentano il volume La biblioteca di Pier Paolo Pasolini (Olschki 2017) da loro curato. A seguire, presentazione dell'inventario on-line dell'archivio del Centro Studi Pasolini della Cineteca di Bologna, sostenuto da Istituto per i beni artistici, culturali e naturali dell'Emilia-Romagna.

Introduce Roberto Chiesi

Padri e figli

Lun, 11/05/2018 - 15:14

(Italia/1957) di Mario Monicelli (92')

Storie intrecciate di genitori e figli. La principale, quella di una coppia di liceali innamorati e dei rapporti tra i rispettivi padri, fa da cornice alle altre vicende. Monicelli dirige una commedia lieve che unisce bozzetto umoristico e brillante affresco sociale. In un cast in cui brillano le stelle di Mastroianni e De Sica, Raffaele Pisu, in una delle sue prime apparizioni, interpreta il fratello fannullone e fanfarone del giovane spasimante. (aa) Copia proveniente da CSC - Cineteca Nazionale

Storie del dormiveglia

Lun, 11/05/2018 - 15:14

(Italia/2018) di Luca Magi (67')

Il Rostom è una struttura di accoglienza notturna per senzatetto situata nell'estrema periferia di una grande città. Dal buio, tra una sigaretta e l'altra, emergono i volti e le parole di chi resta nel dormitorio per una sola notte o di chi ne ha fatto la propria casa. Uomini e donne con un passato difficile, esiliati in un presente di perpetua attesa.

Incontro con Luca Magi

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