Testamento di Carlo Broschi Farinelli (Archivio di Stato di Bologna, Notarile, Lorenzo Gambarini, 1782. Fascicolo di 48 pagine, di cui 32 scritte)
(Sulla custodia esterna, precedentemente cucita e sigillata, ora aperta)
Testamento di mè Don Carlo Broschi detto Farineli Io Don Giovanni Balduini fui presente Testimonio alla consegna di questo testamento e ho sigillato col sigillo del signor Testatore. Io Don Domenico Balestri fui presente Testimonio alla consegna di questo testamento ed ho sigillato col mio sigillo. Io Don Cristofaro Ripandelli fui presente Testimonio alla consegna di questo Testamento, ed ho sigillato col mio sigillo. Vincenzo Negri fui presente Testimonio alla consegna di questo testamento, ed ho sigillato col mio sigillo. Francesco Ripandelli fui presente Testimonio alla consegna di questo Testamento ed ho sigillato col mio sigillo. Io Domenico Salani fui presente Testimonio alla consegna di questo Testamento ed ò sigillato col sigillo del signor Testatore. Io Giuseppe Torri fui presente Testimonio alla consegna di questo Testamento ed ho sigillato col sigillo del Signor Testatore. (pagina 1)
In Nome della Santissima Trinità Testamento di mè Carlo Broschi detto Farinelli scritto di mio carattere in questa mia Casa di Campagna nel mese di ottobre 1778 e continuato nei giorni consecutivi.
Considerando io Carlo Broschi detto Farinello Cavalliere del Real Ordine
Militare di Calatrava figlio del Defondo Salvator Broschi, e di Caterina
Barrese Napolitani, e riflettendo che la Morte è sicura come incerto
il momento: Ora che mi trovo per grazia di Dio sano di mente e di corpo,
preparandomi ad un passo tanto serio, incomincio ad ordinare in primo luogo le
cose dell'anima mia, e poi delle cose temporali, per ciò ho risoluto di fare
questo mio Testamento con libera e spontanea volontà, e con matura e christiana
riflessione lo scrivo di mia mano in questo mese di Ottobre mille Settecento
settant'otto che ho ricevuto la dolorosa notizia della morte di mia Sorella
che Dio tenga in Cielo: onde voglio che questo mio Testamento sia pienamente
eseguito in ogni minima sua parte. (pagina 2) avvolto nel mio manto dell'Ordine di Calatrava, secondo sta prescritto dalle Costituzioni del detto Real Ordine Militare e che le sia data sepoltura senza pompa con accompagnamento di Poveri in numero di cinquanta con candela di cera alla mano di ongie trè l'una, e che ad ognuno di detti Poveri se li dia un paulo moneta per ciascheduno doppo di aver accompagnato il mio corpo nella Chiesa de Padri Cappuccini dove eliggo la mia sepoltura, et avendomi fondato in vita nel Santuario di Loreto messe perpetue per la mia intenzione; ciò nonostante voglio che siano celebrate per l'anima mia nell'altare del Santissimo quattrocento messe cioè duecento nella detta Chiesa dove sarò seppellito. Cinquanta nella mia parrocchia di Bertalia, e cinquanta nella parrocchia della Beverara, e le restanti cento messe nella Chiesa dell'Ospedale della Vita lungo il canale del Reno, e per la limosina di ogni una di dette messe siano date mezzo Testone, e che nell'altare del Santissimo di detta mia parrocchia di Bertalia siano date dodeci libbre di cera, ed all'altare della Santissima Vergine di San Luca siano date venti libre di cera, e che vi siano celebrate sessanta messe nei giorni di lunedì e sabbato e sia data la elimosina di queste sessanta messe due pauli e mezzo per ciascheduna e per queste spese ed altre occorrenti alle mie esequie private tengo riserbato nel mio Burò de specchi in un cassettino a mano destra nel fondo del medesimo Burò un pacchetto con cento ottanta zecchini romani effettivi sigillato col mio sigillo segnato con una croce, ed avanzando qualche cosa da questa somma voglio che li miei esecutori testamentari la ripartiscono ai Poveri di Città e di Parrocchia. (pagina 3) Tutto quel che possiedo lo riconosco dà Dio, e dalle mie sole onorate fatiche, non già da eredità paterna, materna, fraterna ne di parente alcuno, sicche dico che tutti li miei beni sono acquisti miei quasi castrensi per avermi la Divina Provvidenza guidato solo nelle primarie Corti dei Sovrani di Europa e finalmente nel 1737 stando io in Londra fui chiamato dalla Real Corte di Spagna per andare presso l'Augustissimi Monarchi Filippo Quinto ed Elisabetta Farnese di gloriosa memoria li quali nel presentarmi ai loro Reali piedi benignamente gradirono la prontezza della mia ubbidienza ai sovrani comandi, ed in contrasegno del Reale aggradimento ebbero la clemenza di dissimpegnarmi dalla Real Direttione di Londra, e di ammettermi all'onore de Loro Servitore in qualità di Criado familiar grazia che mi concesse Sua Maestà del Re con Real Diploma dei 30 agosto 1737, à tenore del quale addetto al Regio Servizio de Rè successori Ferdinando Sesto e Regina Maria Barbara di gloriosa memoria, come di sua Maestà gloriosamente regnante Carlo III che l'Altissimo guardi e prosperi per moltissimi anni, il quale per sua Real Clemenza e magnanimità mi continua la stessa munificenza, distinzione e soldo à norma del Real Diploma del suo Augustissimo Padre e suo Fratello che siano in cielo. Quindi è, che fra la moltitudine delle grazie e dei benefici influssi in me piovuti dalla magnanimità del Real trono con sentimenti di gratitudine, di rispetto e venerazione prende coraggio in questa circostanza la mia umilissima servitù di sperare la continuazione della Real Pietà e Clemenza. (pagina 4)
Dispongo dunque con piena potestà in questo mio testamento per ultima volontà di
tutto quel che possiedo, che come ho detto di sopra sono beni liberi e quasi
castrensi per evitare confusioni, desideri, e progetti che in vita ho
sperimentato nel vario, e vago genio, e pretenzioni de miei parenti. In primis instituisco un fideicommisso mascolino perpetuo con tutta la formalità e forza prescritte dalle leggi: per ciò voglio che sia fatto uno Stato, o sia Inventario legale di tutti li beni che possiedo tanto in capitali , in stabili, mobili e sé moventi, e che sia venduto mobili e semoventi, e che questi siano convertiti tutti in compra di stabili fruttiferi ed uniti al corpo del fideicommisso, eccettuatene alcune cose ch'io noterò qui appresso che voglio che siano conservate tali quali come parte di questo fideicommisso di non esser smembrato né per scorporo di dote, né per altre cause che volessero addurre li futuri usufruttuarii, ed eccettuati ancora alcuni legati, che sono per qui ordinare, e per regola d'un tale inventario legale che formerà norma ad ogni usufruttuario da persona in altra. (pagina 5)
Si troveranno nelle mie scritture più inventarii delle mie robbe, fra quali uno
tutto di mio carattere scritto in Madrid ed in Villa Viziosa, che notano
le mie suppellettili. Arazzi, quadri, argenterie gioie, ed altri mobili
con le note della variazione da me fatte secondo le mie circostanze; ed in oltre
possiedo li qui notati capitali. (pagina 6)
à misura della Real Munificenza feci erigere questa casa come si vede capace dà
collocarvi li miei mobili; sicché in oggi si deve considerare moltiplicato il
valore di questo capitale dalla primitiva sua compra enunciata di sopra. (pagina 7)
Sesto. Possiedo un capitale di dodeci mila trecento lire bolognesi sopra
l'Annona, e questo è passato nel Monte Benedittino. (pagina 8) trovandosi gravida partorì nel tempo della mia permanenza nella casa di detta mia sorella un Bambino che io tenni al santo battesimo dandoli il nome di Carlo, Ferdinando Filippo, con sommo piacere di tutto il Parentado, il quale gradì le mie affettuose, e cordiali dimostrazioni, da mè pratticate con ogn'uno in tale giuliva occasione, e doppo sei mesi di soggiorno in quella città, fui precisato dalli miei interessi di ritornare in Bologna (come ho detto di sopra) di unire li miei mobili. In mezzo a questa mia per me penosa occupazione di dover cominciare da capo à stabilirmi casa e commodi alla mia poca salute, indebolita da vicende, viaggi, ed incommodi, mi vennero da mia sorella notizie opposte di afflizione e di giubilo, cioè la morte del sudetto Angelo Antonio, ed il matrimonio d'Irene con Don Antonio Fattorosi Barnaba, che ancor lei morta di poi lasciando un solo figlio masculo, come in segito la morte della sù nominata Rosaria madre delli sudetti figli, Giovan Battista, Onofrio e Carlo, e frà tante passioni d'Animo, ed agitazioni, non mi risparmiarono in darmene delle nuove impiegando intorno a mè amici spirituali e temporali d'ogni rango acciò io condiscendessi à che il sudetto Matteo Pisani si collocasse in matrimonio, proposizioni alle quali io più volte mi sono negato alla stessa di lui madre, amici, e paventato, e frà l'innumerabili assalti, mi sono regolato nel medesimo modo, come havevo fatto con lo stesso Don Riccardo Broschi mio unico fratello non obbligandomi à niente, ed essere sempre patrone delli miei averi così in Vita come in Morte e con tali contizioni e fermezza ebbi la compiacenza di (pagina 9) prestarmi alle rinovate istanze fattemi fare da Persone distinte vicine e lontane in ascoltare varie proposizioni di matrimonio fatte al sù detto Don Matteo Pisani. Ogn'uno procedendo col buon fine di far bene a Parenti ed Amici; schermendomi io tal volta colla mia costante massima di non obbligarmi a niente, e di non essere mallevadore degl'eventi e della reciproca buona corrispondenza maritale frà li coniucati: e finalmente con la fiducia che ogn'uno sapesse esercitare li suoi propri doveri, e nel tempo istesso procurare à me per gli ultimi anni della mia vita (facendo bene ad altri) l'assistenza e la compagnia di due persone che mi dovessero esser grate del bene che senza verun obbligo facevo ad essi sul fondamento di buoni costumi, e di buona educazione che mi si vantavano, per ciò entrai nel matrimonio di Don Matteo Pisani con la signora donna Anna Gateschi con le cautele, condizioni e riserve spiegate di mia mano in un foglio de 13 giugno del 1768 che incomincia così...In Dei Nomine Amen, entro con tutta la sodisfazione nel matrimonio che vuole contrattare Don Matteo Pisani. Il qual foglio sigillato con le mie Armi in cera di Spagna rossa inserite nei loro capitoli matrimoniali originale stà depositato nell'Archivio di Pistoia, e dà questo matrimonio è nata in questa mia casa di campagna Maria Carlotta Pisani da mè tenuta al santo battesimo e fatteli la Dote come dagli atti del notaro Signor Lorenzo Gambarini e Campione del Monte; onde non perché io abbia beneficato in vita tutti li soprannominati, ho dato, ò inteso di dare jus sopra la mia robba ad alcuno di essi perché ho voluto gelosamente conservarmene la patronanza in vita, (pagina 10)
ed in morte come stà spiegato nel citato foglio de 13 giugno 1768. (pagina 11)
sono resi atti à secondarmi nelle mie economiche disposizioni, sicche mosso io
da giusti e prudenti motivi, non voglio che Don Matteo Pisani abbia la facoltà
delle disposizioni, direttioni e maneggi nella mia eredità, ne anche per procura
di altri interessati, perchécosì voglio e comando in questa mia ultima ed
assoluta disposizione, nella quale intendo darli nuova prova d'affetto nel
secondare il suo naturale di pochi pensieri, e perché pensi solamente alla di
lui salute, per la quale come per quella della signora Anna Gatteschi sua moglie
non risparmiai attenzioni e spese come a vista di ogn'uno è stata la maniera non
commune colla quale sono stati assistiti in ogni luoco lontano o vicino.
Cosicché per maggior sicurezza e per risparmiare al medesimo Don Matteo Pisani
fatiche di pensieri e d'inquietudini inseparabili ancora delle seduzioni
maritali, parentesche ed estranee, comando e voglio che neppure la signora donna
Anna Gatteschi di lui moglie o altri di casa Gatteschi direttamente o
indirettamente abbiano maneggio, direzione, disposizione ed influenza nella mia
eredità e fidecommisso, e non avendo avuto questi iugali figli maschi doppo
dieci anni compiti di matrimonio, e solamente la nominata di sopra Maria
Carlotta Pisani. (pagina 12)
cosa alcuna, e persuaso della sua prudenza son sicuro che non vorrà, come non
voglio io, permettere che sia molestato chi tiene in custodia la mia casa e la
mia robba della quale ho detto di sopra d'esservi l'inventarii. (pagina 13)
del figlio di Donna Irene Pisani altra sorella di Don Matteo che fu moglie di
Don Antonio Fatturosi Barbara a maschio per maschio. Essendo tutte le sopra
nominate figlie della su nomata fu mia sorella Donna Dorothea Broschi Pisani
l'una maggior dell'altra nell'ordine di natura come stanno qui nominate e nel
modo come di sopra ho disposto, dovendo Donna Maria Carlotta Pisani rimanere
tacita e contenta della dote che gli ho fatto come di sopra per gli atti del
notaro signor Lorenzo Gambarini e non altrimente e siccome nelli citati atti del
compimento di questa dote me ne sono riserbato il jus di reversione a me
o alli miei eredi, che intendo sia il mio fideicommisso è di nominare un fedele
esattore delli frutti di detta dote per erogarli nel decente mantenimento della
detta da me dotata Maria Carlotta Pisani. Voglio e comando che il medesimo
curatore della mia robba, nominando come ho detto di sopra dalla concorde
elezzione delli usufruttuarii immediati o futuri o vero dal magistrato, sia nel
tempo istesso l'esattore, e l'amministratore della parte della rendita delli
monti ceduta a Donna Maria Carlotta Pisani nelli citati atti che in copie
autentiche tutte raccolte in un fascicolo si trovano recistrate nelle mie
scritture, quali copie li saranno consegnate in tempo che prenderà stato. (pagina 14) voglio e comando che vada annesso il mio Nome e Cognome idest Carlo Broschi, con le mie Armi e propriamente quelle che si trovano rappresentate nelle Portiere di Scarlato, ricamate in Spagna, cosìcche tutti ed ognuno delli detti usufruttuarii Eredi istituiti e sostituiti dovranno portare nelle loro firme quondam Carlo Broschi.
Siccome in Bologna nella mia prima gioventù fui naturalizzato Cittadino
Bolognese, e feci le compre di sopra descritte, e che fin da quel tempo ci si
trova radicato il domicilio, e conoscendo la Bontà e Amicizia colla quale fui
riguardato come presentemente lo sono dalla prima Nobiltà e Cittadinanza
bolognese, disposizioni tutte che sono andato di mano in mano coltivando da
lontano e da vicino, e particolarmente in tutto il tempo della mia permanenza
nella Real Corte di Spagna da dove ordinai il risarcimento delle fabriche
rusticali e la rinovazione della Cappellina come ho detto di sopra. Sicché in
continuazione de miei stabilimenti già fatti e per buona corrispondenza
all'affetto in ogni tempo reciprocamente esercitato fra me e li Signori
bolognesi nella situazione in cui mi trovo, mi sembra conseguente di ordinare ed
ordino che questo mio fideicommisso resti fondato e stabile in Bologna in
perpetuo, anche perché non succedano diminuzioni e discapiti nelli capitali che
naturalmente succederebbe se si trasportassero altrove. (pagina 15)
indipendenti acciò essi ed i loro figli su l'esempio mio acquistato con la
Virtù, e conservino con la prudenza questi beni che gli rende indipendenti dalle
variazioni delle umane fortune. Non avendo io avuto altra mira fra le mie
onorate fatiche se non questa, cioè che siccome Iddio mi ha per sua misericordia
inalzato, conservato ed assistito in tutte le mie situazioni, così essi abbiano
di che benedirlo e ringraziarlo così per me come per loro medesimi. Per ciò
voglio e comando à tutti li sopra costituiti, istituiti e sostituiti eredi e
possessori del fideicommisso che oltre l'Inventario legale da farsi quando
mancherò di vivere detto Inventario debba rinnovarsi ancora ogni volta che il
Fideicommisso passerà dall'uno a l'altro ed affinché si conservano in
infinito senza la minima diminuzione, per ciò vieto e proibisco a tutti
qualunque alienazione anche per titolo di Trebellianica,
intendendomi di usare tali vocaboli anche nel più lato senso che possa
prendersi. (pagina 16)
un qualche delitto (che Dio non voglia) per cui entrar potesse la confiscazione
de beni del delinquente, intendo e voglio che un'ora prima del commesso delitto
sia e s'intenda subito chiamato il più prossimo sostituito, giusta l'ordine di
successione da me sopra prescritta, protestandomi di ciò volere non già per
mancanza d'ossequio e di rispetto verso il Principe, ma unicamente per il detto
motivo dell'intera conservazione della mia Eredità e Fideiccommisso. E
perché voglio che li possessori di esso siano costumati e virtuosi à norma delle
leggi civili della nostra Santa Religione al qual fine voglio ancora che siano
esclusi coloro che non saranno nati di Legitimo Matrimonio non ostante che si
legitimassero a questo fine. (pagina 17)
e per il signor Filippo Gatteschi di lei fratello al quale prestai in più
urgenti occasioni somme non indifferenti di denaro in considerazione della
signora Donna Anna Gatteschi e stima per la di lei famiglia Gatteschi; ciò non
ostante alcuni dei sopra nominati capitali sono stati fondati in questo decennio
di mia sola raggione. Onde è che in oggi tutte le mie rendite liquide si
riducono, cioè quella dei frutti di questo podere riunito come dissi di sopra,
essendo soggetta ad annuali disuguaglianza communi ad ogni possidente, tuttavia
per un computo previdenziale un anno per l'altro si può considerare circa
novecento lire l'anno per la parte Dominicale; dalli capitali di Napoli
circa lire settecento bolognesi; dalli signori Marchesi da lire ducento
bolognesi; dalli Monti Acque e Benedettino lire tremila cento ottanta sei; dalli
detti Monti per le donazioni fatte per la dote da me fatta a Maria Carlotta
Pisani come ho spiegato di sopra lire quattro cento quaranta sei, che in tutto
fanno circa lire bolognesi cinque mila quattrocento trenta due moneta plateale,
essendo che detti Monti ritengono per il formato nuovo campione qualche picciola
cosa, che cesserà col tempo, e poi si riscuoterà. (pagina 18)
li legati che sarò per fare acciò che ogn'uno abbi motivo di pregare il Dio per
loro e per me. (pagina 19)
Quali scritture e carte voglio che siano consegnate alla signora Donna Anna con
le consuete formalità e di più in continuazione della stima che ho per lei
voglio e comando che a titolo di legato vedovile siano pagate annualmente alla
detta signora Donna Anna Gatteschi Pisani sua vita naturale durante mille e
duecento lire bolognese in tante rate, ed a misura che si riscuoteranno
l'entrate, quale legato vedovile s'intenda aver luogo solamente nel caso che
detta signora donna Anna Gatteschi Pisani conservi lo stato vedovile, ma
che passando ad altre nozze, voglio e comando che non se li continui a pagare, e
che sia detto legato estinto in favore del mio fideicommisso. (pagina 20)
io seguitando la propensione del mio cuore nel farli del bene come a tutti
senz'altra obbligazione personale perché non andasse soggetta alla sua sorella
al suo fratello e suoi cognati, e nipoti tutti non buoni economi, attualmente fò
somministrarli undeci docati di Regno al mese, o siano lire 44 bolognese
e di più docati trenta l'anno per la locazione del monastero, per la qual cosa
voglio e comando al sù citato erede, curatore, ed ogni altro istituito e
sostituito che si continuano à pagare alla detta signora Anna Pisani l'espressata
somma sua vita naturale durante, ed uscendo dal convento li sopra nominati
docati trenta restino erogati in beneficio dal mio fideicommisso, e doppo la
morte di detta Donna Anna Maria Pisani, voglio e comando che le sudette lire
44 bolognese o siano docati undeci di Regno al mese passino alla signora
Donna Fortunata Pisani sorella ancora di Don Matteo Pisani maritata al signor
don Giuseppe Giordano da Cuneo sua vita natural durante della su nominata
Donna Fortunata Pisani Giordani in continuazione del mio cordiale affetto. (pagina 21)
sta fra le mie scritture, si degnò di farmi un legato che dice...Item comando
che à Don Carlo Broschi Farinelli il quale mi ha servito sempre con molto zelo e
fedeltà se li dia l'Anello di Diamante grande rotondo giallo, e tutti li miei
Libri e Carte di musica, e tre Cembali, uno di registro, altro à martellino, ed
altro à penna li migliori...Questa distinta e pia memoria essendomi stata
consegnata con tutta formalità dalli signori Ministri Togati del Re, cioè il
sudetto anello per mano della signora Donna Giuseppa Geltruta de Gama
camerista della Defonta Sua Maestà Regina e le 16 Pappelliere (o siano
Armarii di Musica) con li trè Cembali per mano del signor don Gregorio Garzia
della Vega tra le quali 16 Papeliere v'è quella di color Torchino con le
armi reali e foderata di velluto verde con galloncino d'oro al frontale di tutte
le nicchie, nelle quali stanno collocati li libri manuscritti delli spartiti di
musica, e li libri stampati in lingua italiana e spagnola delle opere di
Metastasio, tutti li quali libri manuscritti o stampati tengono le coperte
ricamate in oro, in argento, con sete di varii colori che le sere di
rappresentazione le loro Maestà (che siano in Cielo) tenevano avanti di sé nel
Real Palchetto. (pagina 22) fuori di casa a chicchesia, libro alcuno, né carte di musica, né Cembali (i quali tengono come le descritte Papelliere le armi di Spagna dipinte) e tener questi raccomandati à buono ed esperto accordatore di Cembali con tenere tutto il complesso di musica gelosamente conservato ed in buon ordine per servirsene familiarmente divertendosi solamente fra dilettanti e professori amici sempre nella medesima camara dell'Archivio di musica, della quale musica si trova fra le mie carte il suo Inventario in lingua spagnola, nella quale conservazione voglio che vada compresa altri miei libri e carte di musica con li tre altri Cembali con le mie armi, il più grande dei quali tiene la tastatura movibile che cala e cresce mezzo tono per commodo di chi canta, movendola sul fatto al bisogno delle voci alzando e portando la detta tastatura verso gli acuti e calando verso il basso. Altro cembalo di minor grandezza che si piega in tre parti e che si riduce in un corpo dentro la sua cassa. Altro piccolo che ugualmente si piega e si ripone nella sua cassetta, lavorato nella Cina intarziato d'ebano e madreperla graziosamente in tutto il suo complesso; ed altra spinettina nella sua cassetta quatrata e dipinta. Di più una cassetta bislunga coperta di pelle rossa contornata di chiodetti foderata di panno torchino con due violini cioè uno dell'autore Amati. Altro violino (d'amore) a cinque corde del Granatino (autore spagnolo) ad uso di violino o di viola. Altro violino di Straduario in altra cassetta a forma di violino, e formando tutti i capi soprascritti un complesso di concerto privato e domestico lo stimo meritevole che sia conservato come ho disposto sopra. (pagina 23) Comando e voglio che nel medesimo vincolo di fideicommisso siano compresi e conservati gelosamente tutti li ritratti de miei Clementissimi Augusti Patroni Sovrani di Spagna come pure quelli d'altri sovrani che sono in numero di venti tutti dipinti da celebri pittori nelle loro cornici intagliate e indorate di varie grandezze secondo che si vedono collocate nella sala grande di questa mia casa di campagna, e voglio ancora che unite a questi ritratti siano in fideicommisso conservate le tabacchiere d'oro gioiellate rare per ogni circostanza, nelle quali vi sono li ritratti in miniatura di alcuni sopraccennati sovrani che per la loro reale munificenza si sono degnati donarmi accompagnandoli con atti di magnanimità nel distinguere la mia umil persona. E queste sono: la tabacchiera d'oro gioiellata con i ritratti in miniatura del Re e della Regina di Spagna in tempo che erano principi d'Asturias. La tabacchiera d'oro di figure cinesi di rilievo con il ritratto del Real Infante Don Filippo Duca di Parma. La tabacchiera d'oro gioiellata al fronte, col ritratto del Real Duca di Savoia oggi Re di Sardegna. La tabacchiera di cristallo di rocca gioiellata con li ritratti delle Loro Maestà Imperiali Francesco I e Maria Teresa che tiene al fronte un brillante grande in circa 22 grani di peso poco più o poco meno radiato all'intorno con brillantini come se fusse il sole in mezzo ai raggi, al di sopra del coperto v'è un canestro di fiori di brillanti e rubini con smeraldini di varie grandezze proporzionato alla vaghezza del disegno, così come il di più dell'ornamento di fioretti sparsi sopra di esso, che ne forma il bello (pagina 24)
e la rarità in tutte le sue parti. La tabacchiera d'oro quadrata smaltata a
fiori che ha nell'apertura del coperchio un ornamento di brillanti colli
ritratti delle Loro Maestà Re e Regina di Spagna Ferdinando Sesto e Regina
Maria. La tabacchiera di corniola rara per l'uguaglianza del suo bel colore
tagliata à colonnette, legata e foderata d'oro, che tiene nel coperchio, che
rappresenta una fontana circondata di piccioli brillanti, la conca d'amatista,
ed al di sopra una amatista rotonda traversata da un mezzo cerchio di
brillantini. (pagina 25) e sta custodita nel suo stucco di zegrino nero. Più un altra Venera del medesimo ordine di Calatrava che ha parimente la sua croce di rubini in campo di brillantini gialli circondata da brillanti e smeraldi grandi mezzani e piccioli à proporzione della vaghezza del disegno, essendo lo smeraldo che sta in mezzo al cappio più grande degli altri cinque della venera, nella quale l'accompagnano cinque brillanti rotondi di egual forma come si vede dal disegno intreccciato di fogliami di smeraldi e brillanti, riposta nel suo stucchio ovalato di zegrino nero. Più, una spada d'oro gioiellata di brillanti, tenendo in mezzo al pomo un brillante grossetto legato à vita volendosi levar la lama; e tiene nel fodero nell'imboccatura la sua veroletta con suo ancinello d'oro con brillanti e così il puntale nel fodero, stà infilzata nel suo stucchio corrispondente di zegrino nero che nella guardia si apre in due parti. Più un laccio da cappello di brillanti formato da un bottone di un brillante grande contornato da doppio giro di brillanti mezzani e piccilo legato ad una catenetta snodata di brillanti degradati a doppio filo, che forma il cordone del medemo bottone in cui visono le viti per fermarlo al cappello, e stà nel suo stucchio curvo di zegrino bianchiccio. Più un paio di fibbie da scarpe quadre, con ventotto brillanti per ogni fibia, otto de quali sono più grandi delli altri che in ambedue fibbie sono cinquantasei brillanti tutti eguali perfettamente così nella chiarezza in spirito e nella forma che stanno nella loro custodia di marrocchino nero. Più un anello di un solo brillante bianco di peso circa trentadue grani di forma (pagina 26)
ovalato di tutta perfezione per il brio, nettezza e chiarezza donatomi dalle
Loro Maestà Re e Regina in vita. Più un anello d'un smeraldo grande di forma
quadrata d'un verde perfetto e netto senza macchia d'erba o di giaccio, di peso
circa ottanta grani, contornato da trentadue brillantini. Più un anello d'un
bellissimo rubino di forma ovalata di color perfetto e netto senza macchia
circondato da ventiquattro brillantini. Più un paio di bottoni da camiscia che
formano quattro bottoni legati a due a due da catenella d'oro con un rubino in
mezzo rotondo di color perfetto e questi quattro tutti eguali circondati da
dodici brillantini per ciascheduno. E più un altro paio di bottoni ancor per uso
di camiscia di brillanti, le quattro pietre di mezzo di circa otto grani l'una
circondato da dodeci brillantini ogn'una, e con questi la tabacchiera di pietra
di agata onix con cierniera d'oro che tiene nell'imboccatura
gioiellata di sette smeraldi e venti brillantini degradati. (pagina 27)
varie grandezze, hanno le loro campane con busto di moretti in cima come le
terine poiche dall'altri coperti le cime sono di fogliami e frutti. Egualmente
voglio e comando che sia conservato in fideicommisso (come sopra) l'argenteria
indorata parimente colle mie armi che sta riposta nelle sue nicchie di due
baulli, uno di marrocchino rosso ornato di bronzo indorato e l'altro più piccolo
coperto di vacchetta nera, e questa argenteria indorata anch'essa centinata pesa
tutt'insieme ongie mille trecento cinquanta sette in circa, come
apparisce dal ristretto del suo Inventario particolare ancor firmato da me, come
l'altro Inventario della di sopra argenteria non indorata. (pagina 28) di scarlato fino con le mie armi nel mezzo ricamate di lane di vari colori così come il contorno di dette portiere tramezzate con ricamo di musica lavorate in Barcellona. Più un letto all'imperiale di raso turchino ricamato nella Cina di oro e seta di vari colori, che al presente sta apparato nella camera contigua alla sala, il quale tiene per accompagnarlo undeci teli per sedie, li quali sono in pezza, tenendo spalliera e sedile con due portiere compagne. Più altro letto di raso color gialletto parimente ricamato alla Cina in seta di vari colori foderato di lustrino torchino e tutto contornato di francetta turchina, e tiene ancora in pezza dodeci sedie con spalliere e sedile. Più un Acqua santiera d'argento da tenersi à capo al letto di basso rilievo che rappresenta Giesù Giuseppe e Maria. Più due quadri ottangolari nella loro cornice di ebano ed il fondo di argento indorato che rappresentano di rilievo in argento l'uno la Santissima Concezione e l'altro San Pasquale con i loro attributi. Più un paravento di violac di fondo negro cinese con figure ed ornamenti indorati di dodeci tavole ogn'una delle quali è larga quindeci ongie, e gl'altri due tavolini quadri bislunghi che tengono li piedi ed ornamenti di canna d'India larghi diecisett'onge, lunghi venticinque e di altezza ventiquattro. E più tutta l'argenteria esistente in una cassetta a tombò di violac della Cina per servirsene da viaggio o familiarmente. Pesa tutta l'argenteria qui contenuta circa ongie trecento quarantuna e mezza. E (pagina 29) finalmente se si trovassero alla mia morte altri acquisti instrumentari ch'io avessi potuto fare in vita, o in qualche monte, o in stabili, o vero di altra natura, unendoli alli sopra enuciati beni instrumentari: voglio e comando che siano compresi ancora nel fideicommisso mascolino, ordinato in questo mio testamento. Per esecutori di questo mio testamento nomino in quanto ai miei interessi che ho in Napoli il signor avvocato don Francesco Monticelli persona da me conosciuta di tutta integrità e dottrina e stimata fin dal tempo che personalmenteche lo conobbi in detta città, stando io sicuro che vorrà impiegare in questa mia disposizione la di lui amicizia, sua rettitudine co' le sue cognizioni nelle cose che occorrono. E per esecuzione in Bologna di questo mio testamento nomino il il signor avvocato don Giovan Battista Casanova trovando in lui corrispondenza di stima ed amicizia, probità e dottrina spero vorrà impiegare la sua intelligenza nell'esecuzione di questa mia ultima volontà testamentaria, unito a questi nomino ancora per mio esecutore testamentario il signor don Francesco Ripandelli il quale essendo mio antico amico fin dalla nostra gioventù e trovandolo sempre affezionato dovunque ci siamo incontrati nel corso di nostra vita, stà pienamente informato dei miei interessi a lui da me communicati, così come delle peripezie di mia vita in ogni situazione fin alla presente nelle quali la Divina Provvidenza mi ha collocato. Nomino parimente per mio esecutore testamentario, il signor Vincenzo Negri mio computista (che lo è del Monte, e del seminario Arcivescovile) che tiene presentemente regolati le mie spese di casa e li conti di questo mio podere conoscendolo (pagina 30)
affezionato alli miei interessi con piena puntualità ed esattezza. Cosicché io
mi prometto dalli sopra nominati miei esecutori testamentari la sicurezza
dell'esecuzione di quanto ho disposto esatta in tutte le sue parti quod Deus
bene vertat. E trovandomi contento fin ora del puntuale servizio di
Antonio Colli mio attuale cameriere possono li sopradetti signori esecutori
di questo mio testamento prevalersi di lui al quale ho affidato e consegnato
tutti li miei nobili, quadri, tapezzerie, porcellane ed argenterie ed altro
descritto tutto nei miei Inventarii sottoscritto ancor da me, da don Francesco
Ripandelli, dal signor Vincenzo Negri, dal signor dottor Christophano Ripandelli,
come dallo stesso mio cameriere Antonio Colli. (pagina 31)
tacito e contento di quanto verrà ordinato e disposto da essi signori esecutori
testamentari di queste mie disposizioni di sopra espresse, ed in contrasegno di
gratitudine per le prime loro incombenze per la mia morte, esequie, consegne dei
legati e formazione dello stato, lascio alli medesimi quindeci ongie
d'argento per ciascheduno, ed altre venti ongie d'argento per
ciascheduno all'anno durante la sudetta loro amministrazione. (pagina 32)
così convenuto col medesimo pagandoseli da me in parte la mercede per la
consegna di questo. Actiones nostras que sumus Domine aspirando previnci et adiuvando prosequere. Ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat et per te cepta finiatur per Christum Dominum nostrum. Amen.
Interfui apparitioni et pubblicatione presentis testamenti hac die 16
septembris 1782.
(Bifolio staccato ma accluso al testamento, prima pagina non numerata)
Al Nome di Dio. Adì 14 settembre 1782.
Nel mio ultimo testamento segreto tutto scritto e sottoscritto di mia mano e
munito del siggillo delle mie armi, consegnato con tutte le debbite formalità in
febraio del corrente anno 1782 al signor notaro Lorenzo Gambarini mi riserbai la
facoltà di poter variare e aggiugnere quello che mi fosse piaciuto, e ciò per
mezzo di più codicilli o polize da consegnarsi da me ancorché privatamente a
qualche persona religiosa che si debba trasmettere nelle mani del sudetto signor
notaro acciò li unisca al mio testamento. Perciò vengo a disporre di detta
facoltà riservatami in questo mio codicillo quale voglio e comando che abbia lo
stesso valore ed esecuzione di quanto in detto mio testamento sta disposto ed
ordinato e sono li seguenti legati quali voglio che venchino corroborati da
tutte le leggi e consuetudini che in questa città si costumano. (seconda pagina non numerata)
del Real Ordine di Calatrava in Madrid calle di Alcalà, e voglio che gli sia
mandata con sicurezza in mano della Reverenda Madre Superiora, una delle mie
Venere del Real ordine, e precisamente quella che il re Ferdinando VI di
gloriosa memoria con le proprie mani pose al mio giustacore creandomi Cavaliere
del Real Ordine, che ha brillanti fra piccioli e mezzani...circa grani l'uno
nella custodia col suo nastro rosso da me preparata a tal'effetto: in
contrasegno della mia venerazione verso il Real Ordine e Capitolo in cui fui
ricevuto alla professione in detto loro convento, supplicando quella santa
comunità di raccomandarmi a Dio nello loro sante orazioni. (terza pagina non numerata)
la mia musica e delli miei quadri da mè ordinato conservarsi in fedecommesso
come apparisce dal mio testamento. (quarta pagina non numerata) Item che il cochiere conduca alla Cavallaricia di Parma le mie due cavalle nuove, e che al Cochiere se gli paghi il viaggio. Io Antonio Capellazzi sono stato testimonio.
Io Alessandro Marcacini sono stato tistimonio.
Croce di Francesco Baniera che fu testimonio a quanto sopra.
Io Dottor Domenico Natuzzi fui presente e testimonio a quanto sopra. (Trascrizione di Francesca Boris)
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