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IL CASO FARINELLI
di Carlo Vitali
Dopo la riesumazione, biologi, patologi e storici della musica
collaborano ad
approfondire la biografia del celebre cantante
in Amadeus, Anno XX, numero 3 (220) Marzo 2008, pp.58-59
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Bologna, Sala Mozart
dell’Accademia Filarmonica, 28 ottobre 2007. Nel corso di un convegno svoltosi sotto la presidenza di
Patrick Barbier, storico francese autore di una biografia farinelliana, la
professoressa Belcastro
illustra, corredandoli con diapositive,
i primi risultati delle ricerche effettuate, in attesa di una più organica trattazione
destinata alle riviste scientifiche di
settore. Dopo la ripulitura dei resti e le indagini anatomiche macroscopiche,
sono tuttora in corso quelle microscopiche: ad esempio sul dna mitocondriale e
sui pollini. Senza entrare in polemiche, la studiosa riafferma scopi e limiti dell'indagine. «Il caso
Farinelli rientra nell’ambito degli studi abitualmente
svolti pressa il nostro laboratorio universitario di Bioarcheologia e Osteologia Forense, e miranti a ricostruire
le caratteristiche proprie dell’individuo - come età,
sesso, stili di vita, attività fisica, traumi - che permettono
di risalire alle abitudini e ai comportamenti del soggetto
in relazione all’ambiente in cui viveva. La riverenza per la persona del
defunto è per noi un a-priori
etico; si tratti di un regnante o di
un anonimo contadino medioevale. A indagini terminate, i resti verranno riposti
non in un museo, ma nella sepoltura».
«Di Carlotta Pisani si può
affermare che era una donna piccola e gracile, forse affetta da malformazione
congenita dell’anca. Fra le sue mani giunte è stato ritrovato un rosario in
argento povero, di apparente fattura settecentesca. Lo scheletro
del cantore giaceva sul lato ovest della fossa; è più danneggiato
perché fu ammonticchiato per fare posto alla nuova inquilina. Della testa di
Farinelli sono presenti il tabulato
endocranico e resti di mandibola con alcuni molari infissi. Inoltre un frammento
di scapola, una clavicola, un’ulna, una costa, una vertebra lombare, entrambi
i femori. Non v'è
traccia del mantello dell’ordine cavalleresco di Calatrava in cui, a norma del testamento, il cadavere
fu avvolto dopo la morte;
ma nessun dubbio sull’identificazione. Le ossa lunghe appartengono a un uomo
di non comune statura e robustezza, dettaglio coerente con l’iconografia.
Ciò è riportabile agli effetti della castrazione: in
carenza di testosterone la crescita delle ossa avviene in maniera anomala. Ad
esempio l’incisura ischiatica dell’osso coxale sinistro è stretta; v’è disarmonia fra lo
sviluppo della mandibola
e quello (normale) dei denti. Proprio lo stato eccellente della dentatura, rilevato dal grado di atrofia alveolare,
riserva le maggiori sorprese. All'atto della morte, a 77 anni, Farinelli conservava ben 25 denti su 32, di
cui solo due sicuramente
cariati. Scarsa l'usura dei
molari, pur in presenza di microfratture patite in vita. Unica traccia di
patologia grave è l'iperostosi
frontale interna, anch’essa collegabile agli esiti della castrazione».
Anche
delle ricerche e degli studi del Centro
Farinelli, afferma la professoressa Belcastro,
si dovrà tenere conto nella valutazione finale dei risultati. Mentre delle
indagini patologiche si occuperà
soprattutto un’équipe diretta dal professor
Gino Fornaciari dell'Università di Pisa, che fin dall’inizio collabora al progetto.
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