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Portico della Morte

Un primo portico è attestato nel XV secolo a protezione dell’ingresso della chiesa di Santa Maria della Morte quasi all’angolo con l’attuale via del Pavaglione.
Nel 1565, Antonio Morandi detto il Terribilia, nell’ambito delle trasformazioni che informano tutto l’isolato, interviene anche sul portico i cui sostegni diventano di macigno.
Dopo l’Unità d’Italia, su progetto di Coriolano Monti, il portico rientra nelle attività di ammodernamento legate alle trasformazioni degli edifici a luoghi per la cultura. Infine, negli anni 1925-1932, la parte terminale viene interessata dall’intervento di Giulio Ulisse Arata che ricostruisce l’isolato verso est in stile neo-medievale.
portico della morte verso la libreria


 Le origini

‘Luogo del cuore’ di uno dei più importanti scrittori del Novecento, il Portico della Morte ancora non ha visto la luce quando sorge il primo nucleo dell’edificio di cui poi diverrà insostituibile complemento. Infatti nel 1336 viene posta la prima pietra della chiesa di Santa Maria della Morte e dal 1347 è attestato l’omonimo Ospedale, luogo di cura dei malati più gravi o cronici. La Confraternita costituita all’uopo assume il compito di occuparsi anche del conforto dei condannati a morte, da cui il nome. Dal 1433 l’istituzione si incarica anche del trasporto dell’immagine della Beata Vergine di San Luca, insinuandosi ancora di più nel vissuto del popolo bolognese. 

A quell’altezza cronologica il complesso ha raggiunto una ragguardevole dimensione e sembra esistere già un primo tratto del portico, quello in fregio alla chiesa, quasi all'angolo con via del Pavaglione. Ne resta traccia nelle due serie di colonne binate che dovevano inquadrarne l’ingresso. 

 

L’epoca dei grandi lavori

Nel 1565 il complesso subisce un importante intervento ad opera di Antonio Morandi, detto il Terribilia, che lavorando anche nell’edificio dell’Archiginnasio, ricuce e uniforma la cortina porticata, sostituendo i sostegni in cotto con colonne in macigno.

Altri interventi sostanziali agli edifici sono documentati nel XVIII secolo. Stando infatti al Guidicini, nel 1730 Carlo Francesco Dotti, l’architetto di San Luca, fornisce alcuni disegni per la chiesa e per il complesso dell’Ospedale. Poco più tardi, fra il 1762 e il 1765 vi è testimonianza di interventi a cura di Francesco Tadolini, altro celebre professionista cittadino. In entrambe i casi, però, non è chiaro se i lavori coinvolgano anche il portico.

A seguito dell’ingresso dei francesi in città, nel 1796, anche l’Arciconfraternita della Morte viene soppressa e la chiesa chiusa nel 1798. Pochi anni più tardi, nel 1801, l’Ospedale viene trasferito e i locali rimangono in attesa di una destinazione.


Nella Bologna postunitaria

Con l’Unità d’Italia e la redazione dei piani di ammodernamento che investono anche Bologna, si decide di trasformare l’ampio complesso in un organismo multifunzionale che assomma la destinazione commerciale a quella culturale. Infatti sull’area è prevista la realizzazione di un mercato alimentare coperto e al contempo si pensa di collocarvi anche l’archivio delle memorie patrie e una scuola tecnica. 

All’ingegnere perugino Coriolano Monti, giunto a Bologna nel 1861 in qualità di Capo dell’Ufficio Tecnico Comunale, viene affidato il compito di progettare l’intervento sull’ex Ospedale della Morte. Egli destina le porzioni di costruito in connessione con le vie Marchesana e Foscherari a spazi commerciali introducendo coperture vetrate, allora considerate soluzione all’avanguardia. Tale sistemazione non ha seguito, ma viene recuperata nel più tardo intervento verso via Marchesana, opera di Arata. Il complesso che comprende anche il Palazzo dell’Archiginnasio viene infine destinato a Museo civico, Archivio di Stato (che poi troverà sede diversa nel 1940) e Biblioteca. A tale impresa lavorerà anche Antonio Zannoni, ingegnere e archeologo, allievo di Monti che sostituisce nella direzione dell’Ufficio Tecnico. Tutta l’area assume così una nuova dignità di polo culturale cittadino. 

Relativamente all’assetto formale del portico, Monti ha proceduto ad una regolarizzazione delle aperture conferendo maggiore solennità ai prospetti interni e introducendo un disegno coerente per le cornici delle vetrine per le attività commerciali.


Le trasformazioni moderne

Ultima in ordine di tempo si situa la trasformazione avvenuta fra il 1925 e il 1932 nel segmento a est, quello verso via Marchesana, oggi di proprietà privata, ad opera di Giulio Ulisse Arata. L’architetto reinterpreta le preesistenze progettando il nuovo comparto in stile neo-medievale per conto della S.A.R.E. (Società Anonima Rinnovamento Edilizio). 

La parte interessata dall’intervento è caratterizzata da una moderna copertura in vetrocemento che si incastona in cassettoni che riprendono l’uso antico.

Dal 1931 il Portico della Morte ospita un’attività commerciale ormai storica, la libreria Nanni, che, in linea con il destino culturale del luogo, ha ereditato la sua vocazione da una precedente libreria antiquaria attiva dal 1825, a sua volta nata nel sito della settecentesca Stamperia della Colomba.

 

Il portico ha un’importanza strategica nella viabilità pedonale della zona poiché connette via dell’Archiginnasio con due diverse zone del Mercato di Mezzo organizzando i percorsi su altimetrie differenti. Infatti le connessioni con la piazzetta davanti a Santa Maria della Vita, ritagliata dall’intervento di Arata, e con la via Marchesana sono garantite da rampe di scale a sviluppo variabile.


 

Fonti

P. Bellettini, Momenti di una storia lunga due secoli, in P. BELLETTINI (a cura di), Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio Bologna, Bologna 2001; p. 20

V. BUSACCHI, L'Ospedale della Morte, in Sette secoli di vita ospitaliera in Bologna, Bologna 1960; pp. 149-167

P. Bellettini, Successi e contrarietà nella carriera di un bibliotecario, in ID, a cura di, Una foga operosa. Luigi Frati e l’organizzazione degli Istituti culturali bolognesi nella seconda metà dell’Ottocento, Bologna, Costa Editore, 2010, Tomo I, pp. 149-222.

M. Fanti, La confraternita di S. Maria della Morte e la conforteria dei condannati in Bologna nei sec. XIV e XV, Perugia 1978

Giulio Ulisse Arata 1881-1962. Architetture in Emilia Romagna, catalogo della mostra, Piacenza, GM Editore, 2012

R. Fusco, Il Museo Civico Archeologico di Bologna e il progetto di Coriolano Monti nell’ex Ospedale della Morte. Linee guida per una revisione consapevole dell’impiantistica, Tesi di Laurea, relatore Claudio Galli, a.a. 2018-2019.

A. Vianelli, Le strade e i portici di Bologna, Roma, Newton Compton, 2005, p. 227 e ss.

I. Zanni Rosiello, Un luogo di conservazione della memoria, in L'archivio di Stato di Bologna, Fiesole (FI) 1995; pp. 13-18

Foto: 1Cinquantesimo

 

Il Portico della Morte è il più bel ricordo di Bologna. Mi ricorda l'Idiota di Dostoevskij, mi ricorda il Macbeth di Shakespeare, mi ricorda i primi libri. A quindici anni ho cominciato a comprare lì i miei primi libri, ed è stato bellissimo, perché non si legge mai più, in tutta la vita, con la gioia con cui si leggeva allora.

Pier Paolo Pasolini, 1971