Le vicende nel Novecento
Nel 1909 Alfonso Rubbiani, propone un restauro della facciata che immagina con merlature e ripristino di finestroni a bifora o a croce. La proposta, promossa dal Comitato per la Bologna Storica e Artistica, è supportata da modelli al vero montati sull’edificio. La reazione, però, di intellettuali e cittadinanza scoraggia l’impresa e tutto rimane come ancora lo vediamo. La riprova dell’affievolirsi della fama del notaio-restauratore è la scelta dei pittori che affrescano il grande salone del Palazzo: infatti, vince il concorso bandito nel 1907 non più la gilda di artisti vicini alle istanze del Liberty, ma Adolfo de Carolis (con Alfredo Brizzi), qui, ne I fasti della città di Bologna (1911-1928), autore di figurazioni di impianto neocinquecentista, vicine al recupero dell’arte michelangiolesca, che dovranno terminare i collaboratori, dopo la sua morte avvenuta nel 1928. Il salone è stato decorato in ogni sua parte, ma attualmente risultano affrescate solo le pareti, mentre i dipinti nella volta sono stati staccati alla fine degli anni Sessanta per un improcrastinabile restauro murario.
Fonti
F. Ceccarelli, D. Pascale Guidotti Magnani, Il portico bolognese. Storia, architettura, città, Bologna, Bononia University Press, 2021, p. 104.
Renato Barilli, Adolfo De Carolis, in Il Liberty a Bologna e nell’Emilia Romagna, catalogo della mostra, Bologna, Grafis, 1977, pp. 386 e ss.
Foto: Giorgio Bianchi