“Si tratta di un linguaggio potentemente vitale che non evoca certo le decadenze del mondo cavalleresco, ma risulta espressione di una ardimentosa borghesia mercantile, fiduciosamente proiettata anche nel rinnovo dell’assetto monumentale della città con imprese di carattere pubblico. […] Per merito di Antonio di Vincenzo il governo del Popolo e delle Arti sceglie la strada di un’edilizia fortemente rappresentativa, costosa e ricca, traforata e colorata, nella quale però l’ornamentazione non prevarica mai la chiarezza e la potenza del discorso strutturale. In effetti il maestro di San Petronio dà avvio ad un linguaggio che felicemente terrà il campo a Bologna fino all’arrivo della nuova cultura toscana, quando, anche per le esigenze dell’incipiente clima signorile, un’elegante e minuta decorazione avrà un risalto emergente, compromettendo a volte l’immediata percezione della struttura architettonica”.
(in A.M. Matteucci, op. cit., p. 39 e 41)
Fonti
D. Sicari, Palazzo della Mercanzia, in Guide di Architettura. Bologna, a cura di L. Capellini e G. Gresleri, Torino, Umberto Allemandi, 2004, p. 69.
A. M. Matteucci, Originalità dell’architettura bolognese ed emiliana, Bologna, BUP, 2008, pp. 39 e ss.
https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/0800241920
Foto: Bologna Welcome