In questi giorni l'affollata e frettolosa presenza di persone sotto i portici in cerca dell'ultimo regalo impedisce di cogliere appieno quanto ci sia di ritmico e musicale nella scansione delle colonne o dei pilastri. Ci abbiamo fatto caso leggendo le parole di Andrea Emiliani (1931-2019), il noto storico dell'arte allievo di Longhi e di Arcangeli, a lungo Soprintendente a Bologna. A proposito dei capitelli che adornano le strutture porticate, lui dice:
“Questa 'vie des formes' diviene vitalità segreta, misteriosa, di una scienza antiquaria di spettacolare protagonismo figurativo, qual è quella che principalmente si esprime o si comprime nella decorazione architettonica, inflorescenza o cornucopia, raccolta nel cesto del capitello. Il quale, groviglio o natura morta che sia, è il metronomo che scandisce il passo di chi percorre la città, il piede ritmico di una visione dinamica che proprio dal portico, corridoio di instabilità prospettica plasmato dalla luce, apprende ad essere illusorio e scenografico"
Oltre alla musica dei passi sul piancito, accolta dal ritmo delle colonne, portici e spazio sottostante si prestano, in queste parole di Emiliani dense e piene di stimoli, ad una metafora teatrale. I volumi modulari dei portici, in costante mutamento grazie all'apparato decorativo ricco e variegato, misurano profondità che si aprono all'imprevisto. La loro natura di diaframma poroso fra la vita della strada e quella delle case, fra interni ed esterno, si mostra come spazio indefinito, impossibile da delineare con confini netti.
Fonti
Andrea Emiliani, Introduzione a E. Raimondi, Codro e l’Umanesimo a Bologna, Bologna, il Mulino, 1987, pp. XVII-XVIII.
Foto di Lorenzo Burlando per Bologna Welcome