Il complesso, sorge nell’area che un tempo era al di fuori del circuito della prima cinta muraria, quella di selenite. Con tutta probabilità già esisteva, proprio dove insiste la Basilica, un imponente tempio circolare alla dea Iside riconvertito nei primi secoli dopo Cristo al culto cristiano e intitolato a Santo Stefano.
Nell’area verso strada Maggiore, sede di un cimitero ebraico, sono ritrovati nel 393 dal vescovo Eustasio e da Sant’Ambrogio, vescovo di Milano da cui dipendeva anche Bologna, i resti dei protomartiri Vitale e Agricola a cui poco dopo viene dedicata una prima chiesa, che potrebbe identificarsi con i resti di una costruzione rettangolare fornita di tre absidi.
Ai tempi invece del vescovo Petronio (che vive ed opera fra il 431-32 e il 450 dopo Cristo) risale la realizzazione di una serie di altri edifici, tra cui la chiesa della Trinità sul fondo del lotto, la cui configurazione ed il senso rimandano ai luoghi santi di Gerusalemme in stretta comunicazione con la vicina San Giovanni in Monte: passione e resurrezione di Cristo trovano, dunque, un contraltare simbolico in questo luogo.
Durante la permanenza dei Longobardi a Bologna (VIII secolo) viene edificata la chiesa del Crocifisso, originariamente dedicata a San Giovanni Battista: l’edificio è quello su cui attualmente vi è l’ingresso al complesso.
Al principio dell’XI secolo viene costruita una cripta sotto questa chiesa per conservarvi le reliquie dei Santi Vitale e Agricola poiché la relativa chiesa versa in cattive condizioni. Nel frattempo, fra queste mura, si insedia una comunità di monaci benedettini a cui si deve la costruzione del chiostro e, in generale, un riattamento di tutte le strutture in forme romaniche che si conclude a metà del XII secolo.
La primitiva chiesa di Santo Stefano, ancora circolare e fondata su 12 colonne alcune delle quali collabenti, viene ricostruita a pianta ottagonale sormontata da una cupola, sul modello dell’edificio che a Gerusalemme ricordava il sepolcro di Cristo.
Nei secoli successivi il complesso è oggetto di ormai poche sostanziali modifiche in un periodico alternarsi delle fortune economiche del sito fino all’arrivo dei francesi che nel 1797 decreta la soppressione del convento e la dispersione dei suoi beni.
Imponenti e criticati sono stati i restauri tardo ottocenteschi guidati dal conte erudito Giovanni Gozzadini e dall’ing. Raffaele Faccioli e poi da Edoardo Collamarini negli anni dieci del Novecento. Le sette chiese originali vengono ridotte a quattro e l’aspetto generale ricondotto ad uno stile romanico ricostruito a tavolino.
Dal 1941 vi ha risieduto una comunità di monaci Benedettini Olivetani, oggi sostituiti da frati Francescani.
Fonti
P. Foschi et alii, La Basilica di Santo Stefano a Bologna. Storia, arte e cultura, Bologna, Gli inchiostri associati, 1997
https://www.santostefanobologna.it/
https://www.storiaememoriadibologna.it/basilica-di-santo-stefano-1884-luogo
Foto: 1Cinquantesimo