Salta al contenuto principale Skip to footer content

Palazzo dei Notai

Il palazzo, coronato da una importante merlatura ghibellina, è stato lungo i secoli sede della Compagnia dei Notai da cui ha tratto la denominazione. Bisogna attendere il 1335 perché siano attestati lavori finalizzati a dare dignità ad un insieme di preesistenze che un documento coevo definisce domus magna merlata. Al suo interno, oltre ai Notai vi sono, al piano terra, diverse botteghe, uffici di cambiatori e ambienti con funzioni differenti, come l’ingresso di una locanda ed anche un piccolo studio medico.
@bologna welcome

In origine sembra che una porzione del fronte sulla Piazza Maggiore sia porticata con otto luci di circa 3 metri l’una, al centro delle quali è posto l’ingresso del passaggio a dividere i due originari edifici che formano il palazzo.

Nel 1384 la società delibera il totale rifacimento dell’edificio che in più punti si mostra già fatiscente. Vengono incaricate due figure eminenti del panorama architettonico del momento: Antonio di Vincenzo e Lorenzo di Bagnomarino, quest’ultimo ingegnere del Comune. 

Lavori di completamento e finitura si spingono fino al 1421. L’edificio ha raggiunto, a quell’epoca, un livello di pregio tale da suscitare l’interesse del Legato che vi prende dimora. Questi, in accordo con gli Anziani, fa costruire un passaggio aereo che connette il palazzo dei Notai con l’attuale palazzo comunale. Altri lavori interessano la struttura nel corso del Quattrocento quando Bartolomeo Fioravanti è citato dai documenti per lavori in facciata: potrebbe trattarsi dei tre finestroni del piano nobile oppure, più probabilmente, la definitiva congiunzione fra le due parti est e ovest dell’edificio. Altri interventi minori di falegnameria e tinteggiatura sono attestati sugli interni, 

Nei secoli XVI e XVII “il palazzo rimane ancora una nobile e rispettata costruzione, nonostante la scomparsa del finestrone della sala sul lato orientale, avvenuta verso la fine del Seicento e il rimaneggiamento dell’assetto verso la piazza, con la riduzione delle sei finestre da bifore a monofore e la stolida eliminazione delle colonnine e degli archetti di Antonio di Vincenzo, avvenuta fra il 1683 e il 1712 e nonostante i lavori interni che indubbiamente furono fatti per ridurre parte del palazzo ad appartamenti d’affitto”.

Nel 1797 viene ordinata dalla repubblica Cisalpina la soppressione della compagnia dei Notai: i beni resi demaniali sono messi all’asta, il palazzo è suddiviso fra proprietari diversi che non hanno molto riguardo nelle opere di manutenzione. Infatti, fra i vari interventi, vengono chiusi i merli della metà orientale della facciata sovrapponendovi un tetto, come documentano varie immagini precedenti il restauro ‘romantico’ di Alfonso Rubbiani del 1908. Questi si ispira ad una veduta di Pio Panfili e ad una miniatura di Antonio Alessandro Scarselli che riproducono la situazione al 1750.

Altri restauri sono finanziati dell’INA negli anni ‘50 del Novecento.


 

Fonti

G. Cencetti, Il Palazzo dei Notai in Bologna, Roma, Istituto Nazionale delle Assicurazioni, 1969

https://www.storiaememoriadibologna.it/palazzo-dei-notai-o-registro-3466-luogo

Foto: Giorgio Bianchi