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Palazzo Comunale

l Palazzo Comunale è il risultato di una serie di acquisizioni iniziate nel 1287 con l’acquisto di una casa torre appartenuta al maestro di diritto Accursio. Un primo nucleo, detto Palazzo della Biada, così come allora viene chiamato, viene eretto sul lato sud-ovest dell’attuale complesso tra il 1293 e il 1295. Il portico, con archi a sesto acuto, è sostenuto da pilastri polistili e presenta un trattamento a conci alternati in arenaria e mattoni che rimanda ad un periodo più arcaico rispetto alle date di costruzione effettiva.
vista del palazzo comunale con palazzo dei notai sullo sfondo

Le origini

Dal 1336 l’edificio diventa residenza degli Anziani Consoli, fino a quel momento ospitati in Palazzo Re Enzo. Altri ampliamenti si hanno lungo il secolo: nel lato nord-ovest del complesso l’erezione di una possente torre, detta Torrone, nel 1352 e l’acquisizione di un’altra torre, detta dei Lapi nei pressi della Porta nuova, nel lato a sud.

Più tardi, nel 1365, il Cardinal Legato Androino de Grimoard, autore di una svolta autoritaria, fortifica il complesso collegando con una cinta merlata le emergenze architettoniche allora presenti. Nell’occasione, scompare il portico sulla facciata e viene scavato un fossato attorno all’edificio. Rimane un unico ingresso sulla piazza, servito da un ponte levatoio. Nel 1376 la città si ribella al Legato e dopo alterne vicende riottiene la sua autonomia destinata però a terminare nel 1401 quando Giovanni Bentivoglio tenta di conquistare il dominio sulla città.


Il periodo rinascimentale e l’epoca del ‘Governo misto’

Pochi anni più tardi, nel 1425, un incendio distrugge il corpo di fabbrica a destra del portale. I lavori che ne conseguono vedono Fioravante Fioravanti autore delle trasformazioni che interessano i lati ovest e nord del cortile principale, oltre al corpo verso la piazza, mentre la torre di Accursio, ricostruita, viene, nel 1444, arricchita da un orologio con campane e, in seguito, da un carosello di statue lignee mosse da meccanismo al battere delle ore. Alla fine del secolo, Nicolò dell’Arca compone un bassorilievo in cotto, in origine dorato, con la Vergine e il bambino destinato alla facciata in luogo di una precedente immagine dipinta.

Archiviato il periodo bentivolesco, a Bologna si insedia un governo, definito dagli storiografi ‘misto’, in cui il potere è simultaneamente nella mani del Legato pontificio e del Senato cittadino che rappresenta l’oligarchia patrizia bolognese. Con il XVI secolo i lavori riprendono con l’erezione del torrione a nord-est. Sono anche gli anni in cui viene edificato lo scalone attribuito al Bramante per collegare i due grandi ambienti voltati al piano primo (Sala d’Ercole) e al secondo (Sala Farnese).

Grandi nomi del Rinascimento si succedono a dare il loro contributo: Jacopo Barozzi da Vignola progetta nel 1547 una porta monumentale con lo stemma di Bologna e leoni rampanti; a Galeazzo Alessi si devono, invece, diversi interventi tra cui il portale su piazza, la grande finestra a destra dell’entrata e l’ingresso alla Cappella Farnese al primo piano che viene dipinta internamente da Prospero Fontana nel 1562 con un ciclo di affreschi.

Altri lavori edilizi interessano il complesso con l’erezione dell’appartamento invernale del Legato, verso est, mentre Ulisse Aldrovandi nel 1568 dà vita ad un Giardino dei Semplici, modello di analoghe esperienze italiane. Per annaffiare le piante, rare e preziose, viene creata una cisterna completata da una edicola, opera di Francesco Morandi. Sono anche gli anni in cui un altra figura importante del mondo architettonico bolognese, Domenico Tibaldi, costruisce sulla facciata una tribuna che accoglie la statua del pontefice bolognese Gregorio XIII Boncompagni e Tommaso Laureti arricchisce la facciata verso nord di una imponente fontana pubblica (1565).

In questo fine secolo, il palazzo ospita la residenza del Legato, rappresentante del Papa a Bologna, il Gonfaloniere, gli uffici delle Assunterie (sorta di Assessorati ante litteram), varie magistrature, un tribunale e le carceri (nel torrione a nord-ovest).

Nel XVII secolo spiccano i lavori per costruire la sala Urbana, così chiamata in onore del papa Urbano VIII Barberini, decorata ad affresco con stemmi di papi e legati, oltre a riquadri con alcune delle innovazioni urbanistiche volute dal Legato Spada, quali l’apertura della via Urbana e la costruzione del Forte Urbano al confine con Modena.

Nel 1661 è la volta del ridisegno del fronte sud del cortile, opera di Paolo Canali, mentre un decennio dopo circa, alcuni interventi interessano i fronti su piazza.


Venendo a tempi più recenti...

L’arrivo dei francesi, nel 1796, porta ad una sistematica opera di damnatio memoriae: molte opere scultoree vengono distrutte e pareti decorate subiscono scialbature. Unica eccezione, la statua di Gregorio XIII sulla facciata che, grazie ad una repentina variazione degli attributi, viene spacciata per un ritratto del vescovo bolognese Petronio, patrono della città, e , in tal modo, salvata.

Si arriva così ai mutamenti post-unitari determinati dalla necessità di adeguare l’edificio alle nuove istituzioni. Si segnala la nascita di un presidio dell’Ufficio delle Regie Poste di cui ora resta traccia nella rotonda che costituisce l’ingresso di Sala Borsa. Quest’opera come molte altre si devono all’Ufficio Tecnico del Comune, in particolare all’ing. Antonio Zannoni, fra i principali protagonisti delle trasformazioni cittadine sul finire dell’800.

Raffaele Faccioli, invece, fra il 1885 e il 1887, applica alle facciate dell’edificio un restauro interpretativo volto ad un riordino formale importante, a causa del quale, però, vengono cancellate diverse testimonianze architettoniche delle epoche passate. In tale occasione, però, si procede alla riapertura del portico duecentesco.

Laddove vi era il Giardino aldrovandiano, prende forma, nel 1883, la Sala Borsa, nel tempo impiegata, dopo le funzioni mercantili per cui è nata, anche come palazzetto dello sport per le partite di basket.

Nel secondo cortile Achille Casanova nel 1900 decora uno spazio conosciuto allora come Sala dei Matrimoni in uno stile fra l’eclettico e il floreale, mentre, sulla facciata Alfonso Rubbiani aveva previsto, al posto della grandi finestre di Fioravante Fioravanti, delle imponenti bifore, realizzate nel 1930.

Al secondo piano, all’interno delle sale un tempo adibite a residenza del Cardinale Legato sono ospitate le Collezioni Comunali d’Arte. Il museo è fondato nel 1936, a conclusione di un sistematico piano di riorganizzazione e valorizzazione delle raccolte civiche.

I danni della seconda guerra mondiale toccano il torrione nella zona sud-ovest che viene presto ricostruito, mentre l’intero complesso si avvale di necessari restauri.

Nel 2001 è inaugurata la Biblioteca di Sala Borsa che conta sulla confortevole piazza coperta per mostre e conferenze, raccoglie e razionalizza fondi librari di varie collezioni e si configura come biblioteca multimediale di informazione generale, diventando uno dei cuori pulsanti della cultura bolognese.


 

Fonti

Giancarlo Roversi, Franco Bergonzoni, Il Palazzo Comunale, Bologna, Comune di Bologna, s.d.

Bologna. Atlante storico delle città italiane, a cura di Francesca Bocchi, vol. I, Bologna, Grafis Edizioni, 1996, pp. 171 e ss.

Il Palazzo Comunale di Bologna. Storia, architettura e restauri, a cura di Camilla Bottino, Bologna, Editrice Compositori, 1999

 

Foto: Giorgio Bianchi


 

vista del palazzo comunale verso via indipendenza
la torre dell'orologio illuminata di notte
la madonna sulla facciata del palazzo
la statua di Gregorio XIII sulla facciata del palazzo