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Teatro Comunale

Lo spazio oggi occupato dal Teatro Comunale è stato per alcuni decenni uno dei luoghi in cui meglio si è esplicitata la magnificenza dei Bentivoglio: qui infatti sorgeva la Domus Magna, edificio che i contemporanei paragonano ai più sfarzosi palazzi del potere signorile italiano.
L’edificio, secondo la tradizione della città, presentava sul fronte un ampio portico, opera di Pagno di Lapo Portigiani, connesso con quello presente sulle facciate degli edifici circostanti, connotando così uno spazio urbano omogeneo, centro del potere della famiglia che di fatto regge Bologna nel Quattrocento.
Nel 1507, a seguito della conquista della città da parte di Giulio II che ristabilisce su di essa il potere pontificio, il palazzo è fatto oggetto di una devastante spoliazione che riduce l’area ad un ‘guasto’ (toponimo che rimane nella strada che fiancheggia l’attuale teatro) ovvero ad un incongruo ammasso di macerie. Così l’area permane fino a Settecento inoltrato, quando il Senato decide di costruirvi una sala teatrale per tutta la città e affida nel 1755 il progetto ad Antonio Galli Bibiena.
Delle due idee presentate viene preferita la più semplice, caratterizzata da un portico a colonne doriche che dà luce al foyer, mentre il piano superiore resta incompiuto fino agli anni Trenta del Novecento quando viene completato con una profonda terrazza opera di Umberto Rizzi.
vista dall'alto della facciata del teatro comunale
Fonti

F. Ceccarelli, D. Pascale Guidotti Magnani, Il portico bolognese. Storia, architettura, città, Bologna, Bononia University Press, 2021, p. 132.
 

Foto: Wildlab per Bologna Welcome

vista della facciata del teatro comunale verso via del guasto