La Città del Reno si costruisce intorno all’asta del fiume che scende dalle colline bolognesi attraversando territori con caratteri profondamente diversi: le pendici dell’Appennino dove gli insediamenti si sono concentrati sui terrazzi fluviali, le città di Casalecchio e Bologna dove scava un letto sul quale affacciano spazi disomogenei, la pianura in cui permangono serbatoi di naturalità. In queste situazioni il Reno svolge (ma soprattutto può svolgere meglio) funzioni di corridoio ecologico tra collina e pianura, di connessione tra gli spazi abitati sulle due sponde con percorsi ciclopedonali alternativi alle strade carrabili, di ambiente ricreativo con isole di elevata qualità ambientale.
Per dare corpo alla Città del Reno occorre ribaltare energicamente la prospettiva di territori che girano le spalle al fiume considerandone le sponde un “retro”, dove è normale depositare, abbandonare, trovare risposte provvisorie per il disagio abitativo e sociale. La strategia del Psc è quella di conquistare il rapporto col fiume armonizzando più obiettivi: la sistemazione di un parco metropolitano dove siano gradevoli e rigeneranti pratiche sportive e soste pigre; la creazione di un sistema confortevole di accessi e percorsi per i singoli aggregati urbani cresciuti a fianco; la salvaguardia e il rafforzamento dei capisaldi ecologici.
La Città del Reno si caratterizza dunque per le relazioni, “lente e leggere”, tra abitati (Casalecchio e Saragozza, Barca e Casteldebole, Santa Viola, Birra e Pontelungo, Noce e Calderara) ed elementi ambientali (le pendici collinari, i parchi lungo via Saragozza, i Laghetti del Rosario, il canale di Reno e il parco di villa Contri). Acquista il suo significato più pieno nella dimensione metropolitana, in un progetto condiviso con i comuni che il fiume lega a Bologna, attraversando il parco Talon a Casalecchio (l’antico sentiero dei Bregoli per San Luca), le colline di Sasso Marconi, gli spazi naturali al confine con Calderara di Reno e Castel Maggiore.