Il "Museo permanente della strumentazione storica e atelier didattico", voluto dal Preside Spada, è stato aperto al pubblico nel maggio del 1999 nellala più antica del collegio-convento di S. Lucia, oggi utilizzato dal Liceo "Galvani". Contenitore e contenuto conservano e trasmettono una doppia memoria storica: il contenitore è un resto suggestivo della storia architettonica del palazzo e dellisolato gesuitico, il contenuto rimanda alla vita vissuta e alla pratica didattica nelle aule del Regio Liceo dal 1882 alla metà del Novecento.
Il museo, infatti, occupa numerosi ambienti superstiti di palazzo Gozzadini, acquistato dai Gesuiti nel 1566 e successivamente inglobato nel poderoso collegio-convento, realizzato nel corso del Seicento, senza troppe preoccupazioni di ordine estetico. Basta guardarsi intorno che si scoprono resti o particolari architettonici interessanti. La descrizione del palazzo lasciataci dal Palmio, primo rettore della comunità, ci consente di riconoscere le parti delledificio giunte fino a noi. Il recente restauro ci ha restuito appieno il primo cortile cortile del palazzo, che conserva lungo la parete sud due semipilastri in muratura con capitelli compositi in arenaria, raccordati dalle cornici modanate dei tre archi della loggia.
Allinterno rimandano al Quattrocento le coperture voltate degli ambienti con le unghiature terminate da bei peducci col motivo del putto alato.
Unimprovvida tinteggiatura fa trascurare allo sguardo del visitatore soprattutto questi ultimi dettagli.
In quello che fu latrio è ricostruita un'aula scolastica del Regio Liceo con banchi e cattedra di legno, lavagna, armadi e carte murarie. Tra di esse ha particolare pregio un'Italia geografica in rilievo restaurata in occasione dell'apertura del museo.
Nelle teche lungo le pareti sono raccolti animali impagliati, minerali, conchiglie ed insetti.
Per la didattica delle scienze uno scheletro umano e di primate.
Negli ambienti attigui, notevoli architettonicamente per le volte unghiate, sono raccolti in numerose teche strumenti per la didattica della fisica risalenti alla fine dell'Ottocento e al primo Novecento.
All'occhio meno esperto alcuni strumenti appaiono, per materiale e foggia, vere e proprie opere d'arte, come nel caso delle due macchine elettrostatiche di Wimshurst e di Holtz, risalenti all'Ottocento e ancora in grado di funzionare. Potevano essere utilizzate per lo studio di fenomeni elettrici.
Altri, più comuni e di più facile identificazione, hanno comunque forme suggestive ed eleganti.
In un altro ambiente è sistemata lantica centrale elettrica dellIstituto "Aldini", un vero pezzo di antiquariato tecnico-industriale.
(Testi a cura della prof.ssa Meris Gaspari)