IL MITO NEL
GENERE EPICO
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Gli inizi di questo genere letterario si perdono nella notte dei tempi e sono senza dubbio orali, basti pensare che i due più grandi poemi epici dell'umanità il Mahabharata (IV sec. a.C -IV sec. d.C.). e il Ramayana, che precedono di secoli l'epica dell'Iliade e dell'Odissea, furono tramandati oralmente prima di essere trascritti e sono composti nella struttura giunta fino a noi da ben 100.000 strofe.
Il poema epico è un'opera poetica di carattere narrativo, di notevole estensione e di vasto respiro, che canta temi e leggende mitiche.
Possiamo senza dubbio affermare che l'epica ha costituito il substrato su cui un popolo ha costruito la prima propria identità; la funzione culturale del bardo, del cantore itinerante, che riceveva ospitalità ovunque andasse a declamare, è stata insostituibile collante di genti, villaggi e città che grazie all'epica si sono riconosciuti in una origine comune.
Il più antico poema epico è il Gilgamesh, di epoca sumerico-babilonese, risale al 2000 a.C. circa e contiene la descrizione del diluvio universale.
Le più antiche testimonianze della poesia e del pensiero greco pervenuteci sono date dall'Iliade in 24 libri, datata tra il X e il IX sec. a..C., e l'Odissea, anch'essa in 24 libri, probabilmente di poco posteriore.
Questi due poemi epici hanno un'importanza fondamentale per la cultura europea, perchè sono il punto di partenza della civiltà letteraria occidentale cioè di quella tradizionale che, attraversa la cultura greca-romana, arricchita da rapporti provenienti dal Centro e dal Nord Europa, ma fondato su basi portanti della moderna letteratura europea.
L'Eneide, di Virgilio, composta tra il 29 e il 19 a.C. in 12 libri in esametri, trae forte ispirazione dai poemi omerici e rappresenta il modello più alto dell'epica in lingua latina.
Di molti secoli posteriore il Beowulf, ( X sec. d. C.) che è il più antico poema epico della letteratura anglosassone. Il "Cantare dei Nibelunghi" germanico (XIII sec.), ha come protagonista un tipo di eroe forte, talvolta spietato e crudele, che non cerca la protezione degli dei perchè egli stesso è un dio o un semidio.
Al medioevo appartiene invece la tradizione delle chansons de geste, poemi composti per celebrare le gesta delle più importanti famiglie del tempo. I protagonisti sono nobili paladini, difnsori della fede cristiana, ricchi di doti comune, di misure di equilibrio (XI - XII sec.)
Accanto alla chansons de geste, si diffuse nell'area francese, nel XII e nel XII sec. il poema cavalleresco, fondato sui miti bretoni, che narrava le vicende avventurosi dei cavalieri della Tavola Rotonda.
I poemi francesi fornirono ai poemi italiani lo spunto per la creazione di una forma di racconto epico, il poema cavalleresco rinascimentale, possiamo citare l'"Orlando innamorato" di Matteo Maria Boiardo (1440 - 1490) e l' "Orlando Furioso" di Ludovico Ariosto (1544 - 1533).
Un altro tentativo di rinnovare il genere fu quello di Torquato Tasso (1544 - 1595), che con la "Gerusalemma Liberata" creò un poema epico sulla verosimiglianza dei fatti, senza escludere però l'elememto fantastico e soprannaturale.
Nel Settecento, per il poema epico inizia il declino definitivo, fino ache l'Ottocento ne decretò la totale inattualità, sciegliendo una nuova <epopea>, quella borghese, affidata al romanzo.
Ai nostri giorni, un genere epico vero e proprio non esiste più; l'aggettivo <epico> continua però a essere usato in riferimento a tutte le produzioni letterarie, ma anche filmiche.
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