La donna nella letteratura del 1400
Angelica è la donna protagonista nell'Orlando innamorato. Figlia di Galafrone, re di un favoloso regno Orientale del Cataio, fanciulla di sublime bellezza che accende immediatamente d'amore l'animo di tutti i cavalieri. Angelica assolutamente senza precedenti come invenzioni, lo è anche l'iniziativa lasciata alla donna nel poema; e decisiva non tanto della vicenda (si direbbe che il Boiardo finisca collo strumentalizzarla), ma di una certa presenza nella vicenda (Ariosto sentirà il bisogno di recuperarla fin dalle prime battute, ponendola al centro di un incrocio di mosse e di motivi che gli permettono dimpradonirsi d'un colpo delle fila lasciate in sospeso). Ma quello di Angelica, nell'Innamorato, non è un'apparizione: la vista prima dell'oggetto amato e se è lei a muovere verso di noi e a parlare e a dare l'avvio all'avventura, intorno a lei, su tutti i registri, si apre il fatale colloquio lirico dell'uomo con sé stesso.
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L'improvvisa apparizione di Angelica nella sala del banchetto avviene in un'atmosfera di favola e di incantesimo: l'incanto proviene de quella sua bellezza che fa restare estatici tutti i cavalieri. Su di uno sfondo di nobiltà e gentilezza si presenta così il tema dell'amore. E il primo a sentire tutta la potenza di questo sentimento è Orlando, che si trasforma da eroe guerriero in eroe innamorato.
I personaggi nell'Orlando Innamorato sono ben individuati, anche se la loro psicologia non si delinea attraverso momenti descrittivi di ripiegamento e introspezione, ma nella coerenza del gesto e dell'azione. Il più nuovo e il più importante fra di essi era Angelica, col suo fascino travolgente e la sua vitalità immediata, sensuale e gentile, capace anch'essa di amore e d'avventura, oscillante fra incantesimi e magie, da un lato, con i quali combatte, e la magia invincibile della sua bellezza.
NellItalia superiore le corti di Ferrara, Mantova, Milano gareggiano nel chiamare e proteggere poeti e letterati. Si potò, dunque, per il diletto della società cortigiana, e coloro che raccolsero applausi ed onori negli ultimi decenni del Quattrocento, in genere appaiono figure di terzo e quarto ordine. Molta distanza corre da questi poeti alla figura, significativa per più di un riguardo, di Matteo Maria Boiardo, nipote di Tito Vespasiano Strozzi, conte di Scandiano, amico di Borso dEste, gentiluomo colto, equo e mite.