Bert Theis
(Nato nel 1952, in Lussemburgo. Vive e lavora tra Milano e Lussemburgo)
> Bert Theis & out, Office for Urban Transformation
Bert Theis appartiene a quella generazione di artisti che, emersi all’inizio degli anni ‘90, cercano di calare le loro strategie operative nello spazio pubblico, ancorandole a contesti sociali e modalità relazionali, non rinunciando però alla categoria dell’opera d’arte in quanto tale.
Situando il loro lavoro all’incrocio tra ambito culturale e sfera vitale, tali artisti presuppongono ogni volta un’idea di arte intesa come servizio simbolico, comportamentale e psicologico o come modello di socialità.
E’ per questo che le loro tipologie di riferimento sono sempre tratte dall’ambito urbano della strada e del quartiere o dalle strutture precarie dell’attivismo popolare: tutti quei segni disseminati per la città come pedane, altari non ufficiali, padiglioni, panchine, memoriali spontanei, chioschi, containers architettonici che vedono gli individui in posizione attiva e partecipativa.
Le opere di Bert Theis sono sempre state elaborate per essere collocate direttamente negli spazi esterni della città anche se l’artista lussemburghese è giunto a notorietà per aver partecipato alle principali manifestazioni espositive internazionali, dalla Biennale di Venezia, a Manifesta 2, da “Skulptur. Projekte in Münster 1997”, all’ultima edizione della Biennale di Gwangju, in Sud Corea.
Il presupposto di una società dell’accelerazione e della sovraccumulazione fa da sfondo comune alle opere di Bert Theis che cercano di porsi al suo interno come aree interstiziali, zone di sosta o piattaforme per il relax, capaci di coagulare temporaneamente piccole comunità di persone con esplicito riferimento alle isole felici, all’utopia delle terre ferme, all’esotico, alle vegetazioni tropicali.
Nel lavoro di Bert Theis l’apertura verso la sfera vitale assume il rigore di una condizione intellettuale, utopica e, nello stesso tempo, quello più ordinario di una dimensione quotidiana e sottilmente ironica dell’esperienza. Per la XLVI edizione della Biennale di Venezia (1995) ha realizzato Potemkin Lock, un padiglione nazionale effimero e temporaneo per il Lussemburgo, collocato tra quello belga e quello olandese in cui il pubblico poteva prendersi una piacevole pausa su delle sedie a sdraio. A Münster, per l’ultima edizione di “Skulptur. Projekte”, ha installato una pedana in legno verniciata di bianco, dietro il castello barocco. L’opera dal titolo Philosophical platform e che idealmente richiama lo stilobate della “Scuola di Atene” di Raffaello è stata utilizzata dagli abitanti e dai visitatori in vario modo: per feste di compleanno, letture universitarie, per gare di skates, per rappresentazioni teatrali e concerti jazz. Così come un terrazzo pensile con palme e sabbia si presentava It’s Hard Work to Be Idle (2002), una sorta di avancorpo architettonico posto sopra l’ingresso della Biennale di Gwangju. Infine, calcata sul modello del viaggio turistico è l’opera Dialectical Leap realizzata da Bert Theis in occasione di “Manifesta 2” nel 1998, in cui era stato predisposto un bus navetta, appositamente corredato di percussionisti afro, ananas e profumi, con servizio di trenta minuti tra il luogo della mostra in Lussemburgo e la casa natale di Karl Marx, a Trier.
Mostre scelte
2006 Mudam, Musée d’Art Moderne, Lussemburgo
2005 Palais des Beaux Arts, Bruxelles, Belgio
Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Refettorio delle Stelline, Milano, Italia
Emergency Biennale in Chechnya, Milano, Italy / Grozny, Chechnya
Multitudinario, Sala de Arte Pubblica Siqueiros, Città del Messico
2004 The Fifth International Public Art Exhibition, Shenzhen, China
Galeria Arquitectura, Città del Messico
Isola Art Center, Milano, Italia
2003 Musée d’Art Moderne et Contemporain, Genève, Svizzera
Musée National, Lussemburgo
Fondatione Bevilacqua La Masa, Venezia, Italia
2. Tirana Biennale, Tirana, Albania
Städtische Galerie, Brema, Germania
Galerie Erna Hecey, Lussemburgo
2002 Gwangju Biennale, Corea
Installatione permanente, Place de la République, Strasburgo , Francia
Fondazione Gori, Celle, Italia
out-Office for Urban Transformation, Milano/Città del Messico
2001 Museum of Sepulchral Culture, Kassel, Germania
Installazione urbana, Isola Art Project, Milano, Italia
2000 Casino Luxembourg, Lussemburgo
Fondazione Pistoletto, Biella, Italia
1999 Galerie Erna Hécey, Luxemburgo
Melbourne International Biennial, Australia
1998 Manifesta 2, European biennial for contemporary art, Lussemburgo
Subway, Milano, Italia
Arte all’Arte, Volterra, Italia
1997 Sculpture.Projects in Münster, Germania
1995 Biennale di Venezia, Italia
Bibliografia
Florian Matzner (editore), Marco Senaldi, Martí Peran, Walter Grasskamp, Angela Vettese, Roberto Pinto, Pierluigi Tazzi, Barbara Engelbach, Lorenzo Rocha Cito, Christian Bernard, Bert Theis, Some Works (monografia, inglese/tedescho),
2003 Hatje Cantz Verlag, ISBN 3-7757-9104-3.
Video-cataloghi:
Mariette Schiltz, Bert Theis some works, 1995-2000, DVD PAL, 50 min
Mariette Schiltz, Bert Theis more works 2001-2004, DVD PAL, 30 min
Link
http://www.isolartcenter.org/index.php?p=1131987214&i=1131988673&z=1142341068&y=1162030440
European Pentagon Save & Sorry Pavillon, tetto del Palais des Beaux Arts Bruxelles 2005 realizzato in occasione della presidenza lussemburghese della Comunità Europea
Le dita della mia Mano, Arte all'Arte 98, Volterra
Growing House, The 5th Shenzhen Intern, Public Art Exhibition, 2003