Stefano Boccalini
Nato a Milano nel 1963, vive e lavora a Milano, insegna Arte Pubblica alla NABA di Milano e lavora con istituzioni pubbliche e gallerie private in Italia e all’estero.
Ha attivato una serie di progetti nello spazio e per lo spazio pubblico, dove il rapporto con chi abita il territorio è fondamentale per la costruzione del lavoro, lavoro che è caratterizzato da un convinto impegno personale nel sociale.
Ultime mostre selezionate:
2008 - Economia Politica/Geografie Umane, a cura di A. von Fürstenberg, Studio Dabbeni, Lugano (Svizzera); 15ª Quadriennale d’Arte di Roma, a cura di C. Bertola, Palazzo delle Esposizioni, Roma; 2007 - Mulher mulheres a cura di A.von Furstenberg, Sesc Paulista, Sao Paulo (brasil); 2006 - Stazione Livorno una guida per la città a cura di K.Anguelova, e A.Poggianti, Livorno; 2004 - Empowerment cantiere Italia, a cura di M. Scotini, Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce (Villa Bombrini), Genova; 2003 - Fragments d’un discurs italien, a cura di C. Bernard, Musée d’art moderne et conteporain Mamco, Genève, (Switzerland).
Sleepy island,
Isola Art Center, Milano, 2001
“Sleepy Island” è composto da tre amache di diverso colore:
“Da Robinson Crusoe a Gauguin l’Isola rappresenta una tipica proiezione dell’età moderna. E’ una sorta di macchina per produrre illusioni di comunione:tra l’uomo e la natura,tra l’uomo e la società. Allo stesso modo il sonno è una figura tipica dell’io borghese isolato,rappresenta una forma dell’autoalienazione.Per il mio lavoro all’Isola ho scelto quella parte del parco che non si proietta sullo skyline di Milano,ma che attraverso le piante,l’ombra,il prato,rimanda ad un luogo solitario,non meglio identificato.
Da alcuni anni il mio Lavoro ha scelto come proprio oggetto la singolarità qualunque. Una singolarità né soggettiva né socialmente consistente alla quale mi propongo ogni volta di predisporre delle possibili condizioni di coappartenenza. Presentare l’isolamento alla ricezione collettiva è gia fornire una di queste condizioni. Negli spazi urbani e nei parchi sono sempre predisposte delle sedute. Il sonno al contrario è lasciato ai senzatetto. Penso che proporre anche questa condizione sia una sorta d’integrazione degli altri e allo stesso tempo di una nostra liberazione.”
Wild Island
Isola art Center, Milano, 2002
"Wild Island", è il titolo del lavoro che ho avviato nell’ottobre del 2002 in uno dei due parchi di via Confalonieri. Mi interessava innescare un processo operativo che, da una parte mi permettesse di informare il quartiere sulla trasformazione urbanistica in atto, e dall’altra avesse la capacità di sviluppare tra gli abitanti un senso di appartenenza al territorio che abitano.
Cosa ho fatto: prima di tutto durante un mercato biologico( si fa ogni seconda domenica del mese) in uno dei due parchi di via Confalonieri, ho allestito un “ufficio”, qui ho chiesto alle persone se volevano donare una pianta per la costruzione dell’orto-giardino, avute le adesioni gli ho dato appuntamento al successivo mercato biologico per piantumare insime l’area prescelta.
Volevo che”Wild Island” crescesse come cresce la città contemporanea, dove la coabitazione tra culture diverse si sviluppa in maniera esponenziale.
Così nell’orto-giardino le persone che vivono nel quartiere piantano qualcosa che appartiene alla loro cultura e al loro desiderio e lo mettono in comune con gli altri: l’albero di fichi cresce vicino a un pianta esotica e un cespuglio di lavanda cresce vicino ad una paulonia.