In occasione della riedizione, dopo 40 anni, di un altro importante Viaggio in Italia, quello a cura di Luigi Ghirri, testo che consacra la Scuola di fotografia del paesaggio italiana, noi ci riallacciamo invece al testo, caduto forse un po' nel dimenticatoio, che Guido Piovene, nel 1957 dedica al resoconto del suo vagare per la penisola in numerose tappe dal 1953 al 1956.
Alla pagina 214 giunge a parlare di Bologna e ne diamo un breve cenno invitando alla lettura dell'intero testo, esperienza di sconcertante confronto con il passato di una città originale nel suo provincialismo ai tempi ancora molto marcato. Da quella descrizione ci separano settanta anni, ma lo sguardo di Piovene sembra più vicina alla Bologna di certa produzione popolare dei Carracci che all'oggi.
Gaudente, facile, umoristica, così vedono dunque i bolognesi Bologna. La sua passione politica è davvero passione, è tensione vitale, un aspetto cioè del proprio amore per la vita, apparentato con il senso, con la gola, con la venerazione della maschilità: e infine con la speranza, che sorge dalla ricchezza stessa degli umori sanguigni, di giungere alla palingenesi del riscatto totale.
Bologna è tra le città più belle d'Italia e d'Europa. Non esiste città che le assomigli e che possa sostituirla. E' bella per la carica, per l'abbondanza del colore; ed il colore che la satura è prevalentemente il rosso o il rossastro, il più fisico, quello che richiama di più al corpo e al sangue umani. Firenze è magra, longilinea. Invece Bologna, i portici, gli archi, le cupole, tutto fa pensare a una rotondità carnosa. Lo stesso dialetto, l'accento, sono abbondanti e tondeggianti. Certe piccole strade medievali del centro ci riaccostano alla vita reale del Medio Evo più che in altre città, dove il passato è archeologico. Molte bellezze di Bologna, ed anche molti dei suoi negozi migliori, sono, non dirò segreti, bensì avviluppati e nascosti nelle sue pieghe prosperose. Il segreto del ripieno in un piatto succulento.
La bellezza a Bologna non si pensa, ma si respira, si assorbe, si fa commestibile. [...] Una popolazione strana, e contenta di essere strana, dà cordiale spettacolo di manie e ostinazioni. [...] Vi è l'uomo sempre vestito da bersagliere, che gira sotto i portici col petto ricoperto di patacche, magari false, marcia in testa a tutti i cortei e vuole avvicinare tutti i ministri in visita. Vi sono gli autodidatti geniali, spesso veramente geniali. I mercanti, alti, grossi, con tabarro nero, si spingono a vendere nel cuore della città. [...]
Volevo osservare però che Bologna è una città che rende allegri...
Nel 1981 già la situazione è diversa, come canta Francesco Guccini:
E i tuoi bolognesi, se esistono, ci sono od ormai si son persi
Confusi e legati a migliaia di mondi diversi
E oggi, quale immagine rimandano di sè questa città e i suoi abitanti?
Fonti
Guido Piovene, Viaggio in Italia, Milano, Arnoldo Mondadori editore, 1966 (prima edizione economica)
Viaggio in Italia, a cura diLuigi Ghirri, Gianni Leone, Enzo Velati, Alessandria, Il Quadrante 1984 (nuova edizione di Quodlibet, 2024)
Francesco Guccini, Bologna, 1981
Immagine: Annibale Carracci, La bottega del macellaio, olio su tela, 1585 circa, Christ Church Gallery, Oxford