Il broker Joel Backman è uscito di prigione e poiché è ancora implicato in una losca compravendita di software potentissimi, viene nascosto in Italia sotto le mentite spoglie di Marco Lazzeri. Dapprima portato a Treviso, successivamente viene spostato a Bologna dove trova casa in via Fondazza e impara l’italiano prendendo lezioni da un anomalo studente universitario e poi da un’affascinante guida turistica con cui poi, naturalmente, scatterà la scintilla. Al di là delle vicende intricate per capire chi lo vuole morto e una serie di flashback fra un prima, dove Joel è un affarista privo di scrupoli, e un dopo in cui, smagrito da molti anni di carcere, gioisce di un buon pasto dalla Cesarina, Bologna è molto presente con la sua conformazione urbanistica che il tracciato medievale rende intricata e con i molti portici in più occasioni utili per agguati e nascondimenti.
I portici protagonisti
Fanno il loro ingresso nel libro a p. 115: “I marciapiedi vecchi di secoli erano occupati da chilometri di portici”.
Qualche pagina dopo emerge la qualità che questa particolare tipologia architettonica riserba: “Al termine di via Rizzoli girò attorno a due isolati, e poi ancora per essere sicuro di non essere seguito, anche perché i lunghi portici erano adattissimi a pedinare qualcuno senza farsi notare.” (p. 128).
Una ventina di pagine più avanti, invece, la funzione di riparo del portico viene pienamente compresa e apprezzata: “Aveva ripreso a nevicare, in modo leggero ma abbastanza perché i furgoni delle consegne lasciassero traccia del loro passaggio sull’asfalto di via Irnerio. Uscendo dal calduccio del bar, Marco ancora una volta si meravigliò di quanta previdenza avessero dimostrato secoli prima gli urbanisti di Bologna coprendo i marciapiedi della città con oltre trenta chilometri di portici...” (p. 146).
E ancora, in dialogo con una delle spie che lo assiste: “Nevica spesso da queste parti? - chiese Marco / Qualche volta ma non spesso e abbiamo questi bellissimi portici che ci tengono all’asciutto / Ottima soluzione / Alcuni sono vecchi di mille anni. Ci sono più portici a Bologna che in qualsiasi altra città del mondo, lo sapevi?”, di fatto, anticipando l’ingresso di Bologna nella World Heritage List di UNESCO.
Le vicende dell’americano in incognito intersecano diversi altri monumenti bolognesi, S. Petronio, S. Francesco, il Nettuno, non manca nemmeno un’ascesa al sommo della Torre Asinelli.
Naturalmente trova spazio nel plot narrativo anche una passeggiata sotto il portico più lungo del mondo, descritto in modo forse un po’ troppo didascalico, senza omettere il numero simbolico dei 666 archi costruiti in 65 anni.
John Grisham ha passato parecchio tempo a Bologna per documentarsi e scrivere questo romanzo che a suo tempo venne presentato in Santa Lucia. Invitato dal rettore di allora, Pier Ugo Calzolari, e dal Sindaco Cofferati, gli venne conferita la Turrita d’Argento. Grisham lasciò intendere che dal romanzo potesse essere tratto un film: “Se si girasse – ha concluso lo scrittore – sarebbe ambientato qui e io tornerei per presentarlo. Ingrassando sicuramente altri dieci chili”.
Ma a Joel/Marco cosa resta di questa città? Lo dice chiaramente a p. 224, rispondendo all’avvenente guida:
“- Le piace la mia città?
- Sì, molto
- Cosa le piace in particolare?
- E’ una città vera, la gente vive dove lavora. E’ sicura e pulita, un luogo senza tempo dove nel corso dei secoli non è cambiato granché. E gli abitanti si godono tutto questo e sono fieri della loro vita”.
Chissà se a quasi vent’anni di distanza la risposta sarebbe la medesima.
John Grisham, Il broker, Traduzione di Renato Pera, Milano Mondadori, 2005
(ed. orig.: The broker, Belfry Holdings, Inc., 2005)
https://magazine.unibo.it/archivio/2005/09/09/johngrisham
foto di Maria Beatrice Bettazzi