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Edifici per la Facoltà di Economia e Commercio

In un tessuto fortemente storicizzato si innestano architetture moderne che dialogano con via Zamboni attraverso la quinta osmotica del portico che si apre verso la piazza, un tempo assai poco frequentata per via di una nota superstizione: se si fosse attraversata diagonalmente, l’agognata laurea non sarebbe mai stata conseguita. Ora invece è spazio pulsante di vita studentesca la cui storia rimonta agli anni ‘30. In quel momento, infatti, la zona è, come tante nella Bologna coeva, caratterizzata da un’edilizia povera quando non fatiscente. Nel 1936 il Piano di Risanamento prevede che vi si costruisca un edificio per l’Università e la scelta dapprima cade su Lettere. Quando però una bomba, nel 1943, distrugge il Palazzo per gli Studi commerciali costruito una decina di anni prima nei pressi di Porta Galliera, la decisione diventa inevitabile: l’area viene destinata a Economia e Commercio.
Subito dopo la fine della guerra, il 30 marzo 1950 esce il bando di concorso per la progettazione dell’edificio. In esso si prescrive che l’architettura si accordi con i caratteri del costruito già in essere, in termini di materiali e cromie. Il concorso, dopo due gradi di giudizio, premia Enea Trenti e Luigi Vignali che già nel suo Piano regolatore clandestino, elaborato in piena guerra, aveva previsto un analogo edificio in quel punto.
Nel 1951 iniziano i lavori e nel 1955 il rettore Felice Battaglia inaugura un primo lotto che riguarda il quadriportico e il corpo nord-est della Facoltà. In un secondo momento, nel 1959-60, l’edificio verrà compiuto in conformità con l’attuale sviluppo.
vista del segmento porticato di piazza scaravilli su via zamboni


L’edificio nella sua veste formale rielabora stilemi classici e locali attraverso la collaborazione fra materiali e tecniche antiche e moderne. Antiche come il mattone lasciato a vista per i paramenti murari, interrotti dagli archi di portico tipici della tradizione bolognese e da finestre per le cui dimensioni è stata utilizzata la sezione aurea, cara agli antichi costruttori. 
Le membrature sono in pietra di Montovolo, mentre i pilastri, in cemento armato, presentano una sagoma stellare che offre interessanti effetti di luci e ombre. Il lato verso via Belle Arti è stato articolato in modo più libero e moderno: i vuoti vetrati sopravanzano il pieno delle murature con il caratteristico andamento obliquo che segue la pendenza del piano di calpestio delle aule ad anfiteatro. Sulla parete cieca di questo corpo, la cosiddetta torre delle aule, affacciata sul collegamento carrabile, è collocato un bassorilievo dello scultore Quinto Ghermandi che raffigura la città universitaria. 
Si ricorda infine che parte degli arredi interni, le sedute fisse delle aule, poltrone e divani negli studi dei docenti, fu fornita da un Dino Gavina agli esordi della sua fortunata carriera di imprenditore creativo e illuminato.


Fonti


Università di Bologna. Palazzi e luoghi del sapere, a cura di Andrea Bacchi e Marta Forlai, Bologna, BUP, 2019.
Carte e pensieri per costruire la città. Eccellenze dell’Archivio Storico dell’Università di Bologna,  a cura di M.B. Bettazzi, G. Gresleri, P.Lipparini e F. Talò, Bologna, Clueb, 2016
Luigi Vignali, a cura di S. Zironi e F. Branchetta, Sala Bolognese,  A. Forni, 1992, pp. 41-44

foto: 1Cinquantesimo
 

quadriportico di piazza scaravilli
quadriportico di piazza scaravilli