da "Il Carlone" maggio 1985
La partita che si gioca nelle elezioni del 12 maggio è molto
importante ed ha aspetti locali e nazionali. Anche se queste elezioni avvengono
tra la stanchezza e la noia generali è bene prestare attenzione
a cosa si vuole fare emergere da questo voto. Si tratta di sollevare anche
la cortina di fumo che i partiti hanno steso sopra i problemi reali per
cercare di accapparrarsi voti giocando sull'emotività.
Il Pci e la Dc stanno giocando entrambi la carta del "sorpasso". Il
Pci chiede voti per il "sorpasso", la Dc agita questo spauracchio per cercare
un consenso che non ha più.
E' sceso in campo il papa come nel '48, il Pci si è tinto di
verde, sperando che la vernice ecologica non si scrosti prima del 12 maggio;
Craxi agita un altro spauracchio, "se il Psi non aumenta o addirittura
arretra si va verso un salto nel buio". Chissà poi perché.
Tutte sciocchezze.
Un anno fa il "sorpasso" c'è stato. Chiunque può vedere
quali cambiamenti ci sono stati nel quadro politico. Nessuno. Se si ripetesse
sarebbe uguale, o c'è qualcuno davvero convinto che Natta chiederebbe
lo scioglimento delle Camere ed elezioni politiche anticipate?
E c'è davvero qualcuno convinto che se il Psi, questo partito
che con il 10% dei voti controlla il 35% delle cariche pubbliche, fosse
estromesso dalla Presidenza del Consiglio cambierebbero delle cose in bene
o in male?
Si tornerebbe ad un primo ministro Dc, senza grossi scossoni o cambiamenti,
nell'ambito della stessa maggioranza che c'è oggi.
Non sono questi dunque i problemi.
La Confindustria, sostenuta da tutti i partiti di governo, ha lanciato
un'offensiva pesante contro il movimento operaio e tutte le conquiste legislative
della sinistra di questi anni.
Si tratta della stessa politica applicata da Reagan e in Europa dalla
Tatcher.
Ha due aspetti principali:
1) Il rilancio dello sfruttamento. Si riduce drasticamente la spesa
pubblica nei settori della spesa sociale (non in quella militare però).
Si tagliano i fondi per la sanità, per l'istruzione, per le pensioni,
per la difesa dell'ambiente, per i trasporti pubblici, per la casa.
Contemporaneamente si riduce il salario (in Italia si è distrutta
la scala mobile) e l'occupazione, liquidando la legislazione che tutela
i lavoratori (in Italia si parla continuamente di abolire lo Statuto dei
lavoratori). Si ottiene così il risultato di contenere l'inflazione
senza toccare i profitti, né il costo del denaro e quindi le banche,
ma scaricando tutto sui lavoratori e i ceti deboli.
Abolendo la legislazione del lavoro e riducendo l'occupazione i primi
ad essere espulsi dalle fabbriche sono le donne, i giovani, i portatori
di handicap, oltre agli operai politicizzati e sindacalizzati.
Su questo si ricostruisce il profitto e il controllo padronale.
Sotto il ricatto del licenziamento, con il salario ridotto, senza organizzatori
sindacali, con la moglie licenziata si produce di più, molto di
più.
La Fiat, dopo aver licenziato 40.000 lavoratori produce più
di prima e senza innovazioni tecnologiche (altro che grandi trasformazioni)
solo basandosi sull'intensificazione dello sfruttamento.
E' il rilancio del capitalismo selvaggio delle origini, altro che modernità.
2)Si punta a smantellare nella società ogni forma di legge e
di regolamentazione.
Si parla di abolire i piani regolatori, cosa che permetterebbe la speculazione
edilizia più selvaggia e la distruzione dei centri storici. Si vogliono
eliminare tutte le leggi urbanistiche.
Si approfitta della inefficienza delle Usl (dovuta peraltro alla lottizzazione
partitica) per tentare di smantellare la sanità pubblica restituendola
ai privati.
Stessa cosa si tenta per la scuola e l'università: riduzione
della scuola pubblica, finanziamenti a quella privata.
Viene penalizzato il trasporto pubblico (certe linee ferroviarie non
sono toccate dalla fine dell'800) e viene favorito quello privato (si continuano
a costruire inutili autostrade).
Vengono regalate ai privati le aziende a partecipazione statale, è
il caso della Ducati di Bologna.
Questa politica (che in inglese viene chiamata deregulation, deregolamentazione)
ha effetti micidiali per i lavoratori e le categorie deboli senza più
alcuna protezione legislativa. Avvantaggia fortemente le categorie forti
che, non avendo più le mani legate da niente possono fare ciò
che vogliono.
In Usa si è rilanciata l'economia e il profitto, ma ci sono
ormai 35 milioni di persone sotto la soglia della povertà, in condizioni
in Italia inimmaginabili.
In Inghilterra l'inflazione si è fermata ma ci sono milioni
di disoccupati. In Italia, grazie al sistema politico corrotto e inefficiente
non si ferma neanche l'inflazione.
Tutto ciò è accompagnato da una campagna ideologica reazionaria
tesa a ripristinare falsi valori che giustifichino questi cambiamenti sociali.
E così un ritorno al capitalismo selvaggio delle origini viene presentato
come modernità, la creazione di sacche di miseria come libertà
di iniziativa, la devastazione urbanistica come creatività architettonica,
la divisione e differenziazione fra lavoratori che svolgono lo stesso lavoro
come professionalità e meriti.
Gli aguzzini e i guardiani delle fabbriche si chiamano quadri. Il servilismo
ai padroni si chiama professionalità.
Si cerca di rilanciare perfino il patriottismo e il militarismo. Trionfa
dappertutto il culto dell'individuo quasi che i destini della stragrande
maggioranza delle persone non fossero, grazie a questa società,
uguali l'uno all'altro e determinati da chi comanda. Si cancella inoltre
ogni memoria storica delle lotte e dei valori degli anni passati. L'egualitarismo,
la solidarietà, l'ansia di giustizia sociale, la volontà
di cambiamento, la solidarietà internazionale, la ricerca di nuovi
rapporti fra le persone. Tutto ciò viene presentato come vecchio,
inaccettabile, superato.
Questa è la restaurazione in atto, l'involuzione autoritaria
e controriformista che viene avanti da padroni e governo. Ma in questo
fanno il loro mestiere.
Inquinato e disarticolato il sindacato, ripreso il potere in fabbrica,
essi cercano di riprenderlo pienamente anche nel sociale.
In Italia manca una opposizione. Sorpasso o no il Pci non solo non
fa alcuna opposizione, ma (ed è la cosa più grave) spesso
accetta nella sostanza il punto di vista di padroni e governo. Pensiamo
alla gestione della scala mobile ceduta al padronato senza combattere.
Non è forse vero che la direzione sindacale e il Pci erano d'accordo
coi padroni che la contingenza è, se non la principale, una delle
cause fondamentali dell'inflazione?
Pensiamo alle questioni di fabbrica. Non è forse vero che il
Pci è d'accordo con la differenziazione dei salari spacciata come
professionalità?
Non è forse d'accordo il Pci con i licenziamenti in massa nelle
fabbriche data l'esuberanza della manodopera?
Non è forse a favore della scelta energetica nucleare?
Non è forse propenso ai sacrifici, non è forse per il
mantenimento dell'Italia nella Nato?
Non è forse, negli enti locali che governa, pari al governo
nel taglio alla spesa sociale? Non è forse vero che nel periodo
di unità nazionale sono passate le peggiori leggi antidemocratiche
con il suo consenso determinante?
E l'elenco potrebbe continuare a lungo.
E non bisogna farsi convincere da qualche anima bella, magari indipendente,
che prima delle elezioni va a dire in giro di essere contro il nucleare
o dalla Fgci che si dichiara contro la Nato.
Al momento del dunque, quando non si fanno chiacchiere ma si decide
le scelte le fa il Pci e sono sempre in altra direzione.
E' questo l'aspetto drammatico della partita che si gioca oggi.
Che di fronte ad un formidabile attacco dei padroni e del governo non
c'è risposta, non c'è opposizione, o addirittura c'è
condivisione sostanziale delle posizioni del nemico.
Per questo è necessario votare con grande lucidità e
razionalità, senza miti e desideri, senza calcoli furbi su chi è
più o meno grande.
Votare per Democrazia Proletaria significa esprimere un voto di sinistra
sicuro, un voto di opposizione implacabile all'ideologia e alla pratica
dei padroni e del governo. Rafforzare Dp significa concretamente creare
le condizioni per la ripresa di una cultura di sinistra, progressista,
anticapitalista, significa gettare le premesse per tornare a vincere, per
tornare a imporre nella società una cultura, dei valori, una legislazione
che difenda i ceti deboli, le classi oppresse, gli emarginati, i lavoratori,
a danno e a spese del profitto.
Significa operare concretamente per il cambiamento.
Un voto a Dp è un voto sicuro, sicuramente antigovernativo,
sicuramente progressista, sicuramente di sinistra, sicuramente comunista.
Altro che sorpassi!
Abbiamo fatto più noi con 7 deputati che il Pci con 150.