da "Il Carlone" luglio 1989
Con l'incarico ad Andreotti si avvia alla conclusione una delle più
lunghe, ma soprattutto una delle più apparentemente incomprensibili
crisi di governo di questa repubblica.
In realtà la incomprensibilità è solo apparente.
Come aveva scritto questo giornale prima delle elezioni, non esistono motivi
politico-programmatici per questa crisi. I partiti del pentapartito hanno
più o meno tutti gli stessi programmi e analoghe, se non identiche,
sono le scelte di fondo. La crisi è avvenuta, su iniziativa socialista,
per riverificare i rapporti di forza all'interno dell'unico schieramento
ritenuto possibile. Dalle elezioni, prima parziali, poi europee, i socialisti
si aspettavano un trionfo che avrebbe rilanciato la centralità del
loro partito e rimesso in discussione la leadership del pentapartito facendola
tornare a loro attraverso elezioni politiche anticipate. Professionalmente
tra i protagonisti della crisi c'era la maggioranza Dc, capitanata da Forlani,
Gava e Andreotti che, dopo aver vinto il Congresso estromettendo De Mita
dalla Segreteria, volevano smantellare il resto del suo potere, occupandone
le posizioni (Rai, banche, giornali, etc.).
Da tempo tra Forlani e Craxi, tra Andreotti e il Psi esisteva una intesa
in questo senso. Ma le elezioni sono andate come si sa e non solo il trionfo
socialista non c'è stato, ma c'è stato un loro vero e proprio
tonfo ed ecco Craxi in braghe di tela.
Per una ventina di giorni ha dovuto inventarsi stravaganti motivi per
giustificare il prolungamento della crisi non potendone dichiararne le
vere ragioni e, anzi, dovendo sostenere di non avere alcuna pregiudiziale
su De Mita.
In un primo momento la scusa è stata la mancata riforma istituzionale
per la elezione diretta del Presidente della Repubblica, sapendo benissimo
che per una riforma del governo ci vogliono i 2/3 del Parlamento e sia
Pci che Dc sono contrarissimi. Poi si è inventato la storia di Pannella.
Dal momento che Pri e Pli alle Europee avevano fatto una lista con
Pannella, che è antisocialista, oggi è impossibile fare un
governo con loro, vista l'influenza che Pannella eserciterebbe. Ovviamente,
che il rapporto con Pannella sia concluso, che Pri e Pli abbiano pagato
carissimi (in termini di voti) questa alleanza e che comunque Pannella
ha il peso che ha sono considerazioni irrilevanti.
Così come Craxi ha dimenticato che quattro anni fa l'alleanza
elettorale con Pannella l'aveva fatta lui e che assieme a lui ha fatto
i referendum sulla giustizia.
Ma l'argomento è talmente pretestuoso che non vale neanche la
pena parlarci se non per evidenziare il livello di degrado e di cialtroneria
cui è giunta la compagine di governo.
Pannella (sic!) è stato per settimane l'ostacolo insormontabile
alla formazione di un governo nel paese.
Poi finalmente De Mita ha capito che non c'era niente da fare e si
è dimesso, con la benedizione di Forlani, che dopo averlo macellato
l'ha pure rinfrancato.
E' stato nominato Andreotti e di punto in bianco tutto è andato
a posto, le "differenze programmatiche" scomparse, la decisione della Dc
di "tener duro" su De Mita svanita, il "problema Pannella" finito.
Va ricordata qui l'incredibile pavidità e subalternità
al Psi dei prodi Altissimo e, soprattutto, La Malfa, che sono subito andati
a Canossa, umiliandosi, terrorizzati alla possibilità di essere
esclusi dal governo, proprio loro, quelli "inflessibili sui programmi".
Chi ha vinto questa partita? Quali sono le conseguenze?
Grazie al conflitto interno alla Dc, il Psi è riuscito, almeno
in parte, a uscire dal "cul de sac" in cui si era cacciato e in cui l'avevano
cacciato gli elettori. Craxi può accendere un cero a Forlani. E
l'immarcescibile Andreotti torna saldamente alla guida del paese, alla
testa delle sue truppe che comprendono mafiosi siciliani, palazzinari ex
fascisti romani e Comunione e Liberazione: la feccia della Dc.
Ma la novità sarà il livello di lottizzazione e spartizione
che arriverà a punte impossibili, senza tener conto più,
nemmeno formalmente, di professionalità e pluralismo.
Provate solo a pensare a cosa succederà nella Rai, bersaglio
del Psi, o nella stampa. Si andrà a un vero e proprio "governo della
malavita".
Questa crisi ha evidenziato un altro elemento: il totale disprezzo
per la costituzione e per il Parlamento, dimostrato dal pentapartito ma
ha anche evidenziato la bassissima statura morale del Presidente Cossiga,
protagonista e complice dello scempio partitocratico. Non ha fatto il suo
dovere un solo minuto.
E' sempre il vecchio Cossiga, ministro degli interni del '77 e custode
dei misteri di quegli anni, dal caso Moro al caso Lorusso, e quindi pesantemente
ricattabile da quel signore dei "dossier" che è Giulio Andreotti,
amico dei mafiosi, amico di Gelli e della P2, da sempre impunito e apprezzato.
Una considerazione "leninista". Il paese è stato senza governo
60/0 giorni. Nel frattempo la borsa è andata avanti, si sono firmati
accordi sindacali, si sono tenuti vertici europei e si è addirittura
firmato un contratto nel pubblico impiego.
E' vero allora che il potere non sta lì, ma sta nei padroni
che, sprezzantemente, hanno dichiarato per bocca di Agnelli che "quando
il governo non c'è le cose vanno meglio", alla faccia di chi crede
ciecamente nelle istituzioni.