Il palazzo senatorio, sito in via Zamboni n. 22, fu edificato intorno alla metà del ‘500 da Andrea e Giacomo Marchesi da Formigine sulla “casa nuova” di Giovanni II Bentivoglio, molto probabilmente affidata, al tramonto della signoria bentivolesca, alla famiglia Malvezzi in risarcimento delle perdite subite a seguito del fallimento della congiura che reca il suo nome. La presenza del prestigioso casato dei Malvezzi – del ramo dei conti e poi marchesi del feudo di Dozza – nell’edificio, un fabbricato ad un unico piano sorretto da un portico di colonne doriche in arenaria, è attestata attorno al 1560. Attivi a Bologna fin dal secolo XII, essi ricoprirono i maggiori incarichi pubblici, svolsero missioni diplomatiche presso sovrani italiani e stranieri, si distinsero in campo militare e culturale, occupando una posizione economica e sociale di primo piano.
L’ingresso dell’edificio conduce ad un ampio cortile racchiuso da un duplice loggiato di colonne doriche e dominato da una loggetta disposta su colonne ioniche, mentre paraste corinzie ornano le finestre poste sulla sommità insieme ai medaglioni raffiguranti i maggiori imperatori romani. Completa l’ingresso la poderosa statua di Ercole di Giuseppe Mazza, che fu attivo anche al piano nobile dello stabile.
Il grande salone di rappresentanza al piano nobile, sopraelevato l’edificio nel XVIII secolo, è opera dell’architetto Giuseppe Ambrosi, che organizzò inoltre la disposizione dei dipinti realizzati nel 1735 dal paesaggista Carlo Lodi e dal figurista Antonio Rossi. Sono rappresentate sulle pareti le prodezze belliche dei maggiori esponenti della famiglia – da qui l’appellativo di “salone delle armi” – tra cui Ludovico e Lucio Malvezzi, celebri capitani di ventura della loro epoca, ed Emilio Malvezzi, che fu al servizio di re Sigismondo di Polonia. Gli stucchi di Carlo Nessi accolgono gli stemmi delle famiglie Malvezzi e Campeggi, unite nel 1707 dalle nozze di Matteo Malvezzi e Francesca Maria Campeggi, la cui morte nel 1728 recò in eredità al figlio Emilio il feudo di Dozza, con l’obbligo di assumere il cognome materno e le insegne araldiche. Provenienti da palazzo Campeggi (oggi Bevilacqua in via d’Azeglio) erano inoltre due grandi alari di bronzo e tre magnifici arazzi, mentre le decorazioni delle altre sale furono affidate a Vittorio Bigari, Gioacchino Pizzoli e Giovanni Benedetto Paolazzi.
Nel secondo dopoguerra i Malvezzi Campeggi vendettero l’edificio, danneggiato nel cortile durante il periodo bellico, al comm. Renato Dallara; successivamente acquistato dalla Cassa di Risparmio di Bologna, fu restaurato tra gli anni ’70 ed ’80 sotto la direzione della Soprintendenza ai beni artistici e storici di Bologna.
Attualmente il palazzo è sede della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna.
Mara Casale