Bibliografia degli scritti di puro paesaggio (letteratura imramica) di Francesco Benozzo e Matteo Meschiari


- Scrivere paesaggi. Lettera di due poeti agli autori di fine Novecento, in «Intersezioni», XIV, 1994, pp. 495-501.

[È il manifesto poetico che fonda la Letteratura di puro paesaggio. In otto punti programmatici si chiariscono i presupposti storici, storico-letterari e filosofici su cui poggia la scrittura di paesaggio; si mostra la necessità di un confronto con le scienze naturali; si annunciano i modi attraverso i quali ci si farà intermediari di una nuova mitpoiesi della natura (rifiuto del simbolismo e della metafora; rinuncia a qualsiasi forma di sguardo antropocentrico; riattualizzazione di uno sguardo epico in grado di percepire e narrare l'eccellenza delle cose consuete)]


- I Fogli e il Sentiero. Abbozzi di un Viandante in Appennino, Vignola 1994.

[Prosimetro in nove capitoli che, alternando pezzi di puro paesaggio a sequenze narrative e riflessioni teoriche, racconta la formazione poetica di un Viandante-Cantore dei luoghi naturali e la sua indagine di sei paesaggi dell'Appennino settentrionale, corrispondenti ai sei capitoli centrali ("Frane", "Laghi", "Boschi", "Creste", "Rivi", "Massi"). Attraverso un fitto dialogo intertestuale intrattenuto con autori come Dante, Wordsworth, Yeats, Loti e Tolkien e con artisti come Carus e Friedrich, il volume si fa portatore di una duplice esperienza: il Sentiero, cioè un vissuto en plein air in terra d'Appennino, e i Fogli, una riflessione tra le righe sulla scrittura, verso la definizione di una Letteratura di paesaggio di forma e contenuto autonomi]


- I Fogli e il Sentiero. Abbozzi di un Viandante in Appennino, Videocassetta (riprese di Sergio Mariotti), Trento 1995.

[Commento per immagini a brani scelti dell'omonimo prosimetro, è stato girato nell'Alto Appennino modenese, lungo un itinerario da occidente a oriente che segue fedelmente il percorso del Viandante (Monte Giovo, laghi Santo e Baccio, valle delle Tagliole, Libro Aperto, cascate del Doccione, lago Pratignano). La lettura di Carmen Esposito, attrice bolognese, è per volontà degli autori priva di slanci enfatici e si mostra semmai vicina a una recitazione cantilenata; il fondo musicale, tratto da alcuni pezzi dell'arpista bretone Alan Stivell, conferisce al lavoro un taglio singolare ed assorto]


- Primi racconti e diari di paesaggio ("Quaderni dell'Imram", 1), Vignola 1994.

[È la prima raccolta organica di testi di paesaggio. Dopo un "Programma" che illustra i principî della Letteratura imramica e la loro importanza sul piano della storia del pensiero moderno, si offre in dodici scritti il frutto di due anni di ricerca poetica sui paesaggi. Oltre che a veri e propri racconti di paesaggio e racconti-paesaggio (Frammento di storia glaciale, Un inverno del Monte Giovo, Metamorfosi dei paesaggi di Monte Giovo, Tempi e stagioni dei paesaggi di Monte Giovo, Abbozzo sui destini vegetali), compaiono dei "diari di paesaggio", cioè degli abbozzi e delle riflessioni scritte nei luoghi (l'Appennino modenese, le Alpi Retiche e occidentali e le Isole di Ponente della Bretagna) che attestano come il lavoro letterario debba scaturire da un autentico vissuto nei luoghi]


- Alba vegetale, in "IBC", III, 2, 1995, pp. 62-63.

[Contrapposta alla 'notte' dell'invasione dei ghiacciai, la ricomparsa delle stirpi vegetali appenniniche in epoca post-glaciale è narrata, in tre lemmi, nei termini di una rinascita della vita sensibile. Nella conclusione, gli autori, preso atto della struttura insolita del racconto quale si configura dalla giustapposizione dei primi due lemmi, approfittano della difficoltà stilistica riscontrata nella stesura del pezzo per affermare dall'interno che il significato di un'opera poetica di paesaggio risiede in un vissuto che ne metta alla prova il valore ermeneutico]


- L'elemento celtico dei paesaggi d'Appennino.

[È lo scritto più intenso degli autori sulla terra in cui è nato e si è sviluppato il nuovo sentimento della natura. L'Appennino, sorta di centro del mondo, racchiude in se stesso quegli aneliti ai viaggi lontani, quelle virili nostalgie per l'impermanenza delle cose, quei moniti sentimentali oltre che morali di cui ogni paesaggio si fa portavoce per i viandanti che ne frequentano le vite sensibili. Il sentimento celtico per la Natura rinasce, così, nella terra in cui non restano che vestigia silenziose della presenza del popolo con le cui espressioni artistiche e poetiche l'Imram riconosce, fin dal proprio nome, maggiori affinità]


- Praticare paesaggi (Agenda per un'erranza nei luoghi come forma d'arte).

[L'arte di camminare inaugurata consapevolmente da Thoreau ha fatto molta strada, e alcuni lavori di Richard Long offrono spunti luminosi per rimeditare in senso poetico il gesto del corpo nei paesaggi. Da numerose osservazioni fatte da prospettiva imramica sul mondo naturale, sembra infatti di poter dire ancora molto di nuovo, anche a vantaggio della stessa land art. Praticare paesaggi è un testo provvisorio che sviluppa e avanza alcune ipotesi, in attesa di un 'manifesto' più organico e completo, in grado di ispirare tanto l'artista quanto chi, dotato di uno spirito esigente, desideri trasformare la semplice passeggiata domenicale in un limpido gesto di coappartenenza uomo-natura]


- Stirone, testo della videocassetta Il parco dello Stirone, Beni Culturali e Naturali dell'Emilia Romagna, 1995.

[Testo in prosa sulla vicenda storica di un sito fluviale ora divenuto parco naturale; il pezzo, nato appositamente per essere diffuso nelle scuole elementari e medie inferiori della regione Emilia Romagna, si fa anche interprete della funzione 'civile' e pedagogica che l'Imram riconosce alla propria ricerca]


- Permafrost ("Organum" glaciale), in «Bollettino '900», I, 1995, pp. 15-18; Web, 2005, n. 2, <http://www.comune.bologna.it/iperbole/boll900/pfrost.htm>.

[In un arabesco polifonico attento tanto alle vicende storiche degli elementi indagati (roccia, vegetali, ghiaccio), quanto alle loro connessioni di intreccio, si racconta la vicenda del glacialismo appenninico in età würmiana (piante tropicali - età glaciale - rinascita vegetale), alternando lo sguardo epico a focalizzazioni liriche sulle impermanenze di luce e colore, e riconnettendo i diversi approcci in uno 'sguardo sonoro' in cui motivi, connessioni e tempi si riallacciano in modo unitario]


- Il limite del lichene, con Notturno glaciale, in «Bollettino '900» / Web, 1996, n. 2, <http://www.comune.bologna.it/iperbole/boll900/lichene.htm>.

[Si affronta la questione della "memoria" dei paesaggi, dei loro tempi pre-umani contrapposti alla memoria e ai tempi dell'uomo, e si chiarisce come l'epica possa trovare nelle crescite del paesaggio i motivi ispiratori che la caratterizzarono nelle sue origini legate al mito. Notturno glaciale, un carme breve scritto per 'celebrare' la nevicata appenninica di fine giugno '95 e ispirato alla struttura catalogica del poemetto anglosassone Widsith (VII secolo), si può considerare il primo testo schiettamente epico del '900 italiano]


- Liriche glaciali (Appunti a piedi), in "Tratti", XII, 1, 1996, pp. 19-22.

[Coerentemente ai principî dell'Imram, che esclude dal proprio orizzonte l'elemento emotivo del soggetto, la lirica di paesaggio, per il suo sguardo contemplativo, analitico, distaccato, può essere riassorbita dal genere epico, come sua articolazione. Le Liriche glaciali, ispirate alla struttura della stanza sciolta scaldica norrena, sono state composte en plein air sulle Alpi Retiche e Aurine, e sono concepite come strumenti mantici in grado di scomporre e ricomporre in unità stemmatica i dati di un paesaggio in rapido mutamento]


- Parole nei luoghi (Scrittura e inoltramento).

[Per il poeta imramico, il paesaggio è un complesso di forme da intendersi nella loro autonomia, alla stregua della loro legge di formazione, secondo una loro interna necessità e coerenza. Egli pertanto non deve conoscere o costruire qualcosa, ma ri-conoscere e ri-costruire delle strutture. La reinterpretazione linguistica del mondo naturale è in questo senso una disciplina simile all'ecdotica, in cui è ridotto al massimo l'intervento dell'operatore ed è garantito il rispetto della poesia interna ai fatti osservati. E dal momento che la parola poetica è un evento, non l'evento della frequentazione imramica dei luoghi, i testi approntati debbono ricollocarsi nello spazio di esperienza di cui sono estratto, e si modificano di continuo in questo perenne confronto]


- Nelle terre (Mito e metonimia).

[Si affronta il problema del mito e di un pensiero in grado di produrre mito connesso alla frequentazione dei luoghi e alla scrittura di paesaggio. La 'mitopoiesi' naturale può rivolgersi alla struttura globale dei paesaggi attraversati o ai nessi che ne costituiscono gli snodi semantici; le due possibilità sono illustrate attraverso due pezzi poetici ispirati rispettivamente alle triadi bardiche gallesi del VI secolo (Tavole vegetali) e all'Alvissmal dell'Edda poetica norrena (Cantare delle terre), mentre la parte conclusiva (Gesti) ribadisce il valore propedeutico della parola poetica, semplice strumento di inoltramento, e non fine dell'indagine]


- Macchie di crescita (Per una teoria del paesaggio e di una sua letteratura).

[Sette lemmi di teoria del paesaggio nei quali, a partire dai concetti di 'struttura' e 'movimento', e attraverso le applicazioni generativo-trasformazionali desunte senza eccessi dalla moderna linguistica teorica e applicata, si definisce il paesaggio come un sistema di macchie di crescita. Se la natura è osservabile come un oceano oleoso, in cui liquidi di diversa densità, con diverso colore e con diversi movimenti interni, interagiscono tra loro, ora mischiandosi ora compenetrandosi senza confondersi, si può immaginare che su questo oceano si stenda un cielo assorbente, che resta macchiato in modi diversi e mutevoli dalle onde sottostanti. Il cielo assorbente è il livello in cui si gioca la pratica empirica e sensibile dell'uomo, e le macchie su di esso sono il paesaggio. La stessa scrittura di paesaggio, nella sua evoluzione, va sempre più verso modelli di espansione che sviluppano 'a macchie' crescite narrative autonome e intrecciate]


- Il ritorno dei ghiacciai in Appennino, in "IBC", IV, 3, 1996

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[Una struttura ad incastro, simmetrica rispetto al centro del racconto, consente di intrecciare percettivamente le nevicate stagionali sui giardini della pianura alle nevicate epocali sui boschi appenninici, suggerendo tra l'altro come la complessità del nuovo modo di guardare la natura si giochi spesso su un dialogo tra paesaggi in presentia e paesaggi in absentia, tra micropaesaggi e paesaggi dalle crescite ampie. Le bufere spesse del würmiano e i pochi fiocchi caduti in un inverno di fine millennio diventano così, alternativamente, filtro di percezione le une delle altre, e mentre l'eco della vicenda dei ghiacciai giunge a celarsi nelle silenziose nevicate di febbraio, queste ultime possono costituire la base sensibile di esperienza attraverso cui presentificare la calata delle coltri di ghiaccio sull'Appennino di 20.000 anni fa]


- Il bosco come problema di scrittura nella letteratura di puro paesaggio, Comunicazione tenuta al Convegno su "Il concetto di bosco" (Università di Bologna e Firenze - Bologna, 5 marzo 1996).

[Questo intervento può forse essere considerato il primo riconoscimento ufficiale ottenuto dalla Letteratura imramica. Di fronte a un uditorio di botanici, geografi e storici dell'ambiente, infatti, gli autori hanno offerto una carrellata di varie prove in prosa e in poesia con cui hanno affrontato, tra gli altri, il problema di raccontare il bosco, colto nella sua complessità storica e strutturale. Dal lavoro viene oltretutto l'impressione che una poesia vigilata, e in grado di confrontarsi con le acquisizioni delle scienze, possa davvero contribuire al dibattito epistemologico che da lungo tempo cerca di portare a una convergenza di intenti metodo letterario e metodo scientifico]


- Raccontare un albero, con Cedro del Libano, in "Quaderni di Bioetica", II, 1996.

[Questo contributo mostra come sia possibile indagare un albero, a partire dalla sua trama strutturale, nelle modificazioni dei volumi pieni e vuoti che lo compongono. I versi di Cedro del Libano costituiscono un saggio di catalogo generativo in cui la percezione degli intrecci di movimento, crescita e volume di un albero è tutt'uno con il movimento descrittivo dei suoi snodi sintattici e semantici]


- Sassi di Rocca.

[È un catalogo raccolto in meno di mezz'ora, restando in piedi nello stesso punto, presso i Sassi di Rocca Malatina, emersioni arenacee del primo Appennino modenese. Nel disordine di dettagli e crescite che sembra disorientare l'osservatore di fronte a un paesaggio, le varie annotazioni ordinate e sviluppate secondo assi gerarchici aiutano a non perdere l'orientamento mentre si guarda. Dopo una prima fase di vagabondaggio, l'occhio individua le macchie dominanti e, con messe a fuoco progressive, è in grado di ralizzare una prima analisi accurata, senza mai confondere tra loro i piani semantici dei fenomeni. La non casuale coincidenza della sintassi dei cataloghi con la sintassi dei paesaggi, consente di sviluppare così vere e proprie tecniche di osservazione e di scrittura, che si alimentano a vicenda in uno scambio simultaneo e arricchente]


- La terra tra due fiumi. Scrittura di paesaggio tra scienza e letteratura, in "Intersezioni", XVI, 1996.

[Dialogando tanto con le origini sumero-babilonesi della letteratura occidentale quanto con gli approdi delle avanguardie del secondo Novecento, si riflette sui nuovi parametri del rapporto tra scienza e letteratura, rispetto ai quali la Letteratura di paesaggio, che è scienza e non è scienza, che parla coi modi della letteratura ma ne è piuttosto la matrice elementare, si fa anche portavoce, attraverso le proprie istanze mitopoietiche, di un rinnovamento epistemologico, rinnovamento che trova in scrittura la più fertile applicazione nella tecnica del catalogo. Leggendo un catalogo di paesaggio, infatti, è come udire in primo grado il porsi nello spazio e nel tempo degli elementi e delle storie naturali, mentre in secondo grado, come un trasudare discreto di strati profondi, il pensiero logico, riflesso nell'organizzazione della sintassi, si lascia intravedere per rapidi balenamenti]


- Natura e paesaggio, in "In Forma di Parole", n.s. I, 3, 1996.

[Si affronta discorsivamente l'opposizione tra Natura (intesa come anteriorità, cioè prius storico e logico, pre-dominio) e paesaggio (luogo dell'aprirsi della natura all'uomo, cioè luogo d'incontro tra uomo e natura, luogo della loro coappartenenza), giungendo a una definizione in dieci punti nella quale si chiariscono concetti come 'coappartenenza', 'inoltramento', 'radicamento', 'frequentazione', 'adeguamento']


- Archivio imramico. Testi di paesaggio, Modena 1996-.

[Raccoglie tutti i pezzi, editi e inediti, della letteratura imramica, con regolari aggiornamenti. Stampato per cura degli autori, è diffuso unicamente per corrispondenza]


 


[versione cartacea: n. sei-undici, 1997, pp. 31-32 - versione web: 1996, n. 2, II semestre]

 


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