Una lettura del '68 proposta attraverso la sua contestualizzazione e
la ricerca di qualità e limiti, entro i quali si sono mossi tanti
giovani, la maggioranza urbana di una generazione, che hanno creato e vissuto
quel tentativo di insubordinazione e la scoperta di modalità comportamentali
e relazionali, che continueranno a segnare non poche pieghe delle società
contemporanee.
L'autore offre la sua verità di quell'esperienza e tenta di
rivivere il tempo, coltivando la reminiscenza delle emozioni di quei giorni,
filtrate attraverso uno sguardo razionale e un disincanto, frutto di una
crescita personale innescata in quel modo e in quei giorni.
È evidente l'estraneità al protagonismo e alle interpretazioni
degli opposti schieramenti: lontano dai partigiani strenui di immagini-ricordo,
a cui trovare una posizione meno negletta, nella rappresentazione dello
scenario storico disegnata dal progresso, e lontano dai denigratori professionisti,
sempre impegnati a demonizzare ogni forma espressiva di quel contesto,
nel disperato tentativo di non doverne mai più fare i conti.
Questo scritto, originale e in fuga dagli stereotipi, ricorda come
il '68 non rappresenti il tempo e lo spazio di un anno, ma quello di una
generazione, e come il '68 italiano sia stato altro da quel che si era
annunciato, per la concomitanza di percorsi e di interessi sovrani, totalmente
estranei alle speranze e ai desideri di gran parte di coloro che avevano
sentito ed espresso il proprio anelito di liberazione.
Il determinismo, che emerge nel processo analitico, si riconferma nelle
valenze prognostiche delle conclusioni e offre, a coloro che si affacciano
alla scoperta della propria consapevolezza, alcune chiavi di lettura, per
facilitare l'interpretazione del futuro che sta per dischiudersi, agevolandoli
nel cautelarsi, attraverso la memoria, dalle insidie e dagli errori già
affrontati in quella stagione. Gli errori sono indispensabili per conoscere,
ma la conoscenza serve anche a non ripeterli.
Prefazione
La modalità di stesura di questo testo, per le caratteristiche
di contestualizzazione culturale, geografica, storica, potrebbe limitare
le potenzialità interpretative dei contenuti espressi.
Altro è il piacere della lettura, non necessariamente embricato
alla totale comprensione degli elementi di razionalità della scrittura.
Suggestioni, ritmi, struttura, poetica, autenticità, originalità,
possono essere valutati anche prescindendo dalla comprensione particolareggiata
o dalla condivisione dei contenuti.
Facilitare la comunicazione equivale a fornire gli strumenti minimi
di conoscenza a coloro che non dispongano di un background adeguato, evitando
cioè ostacoli di lettura anche per i più giovani, recettori
così frequentemente impreparati di informazioni sulla storia recente
del contesto che li accoglie.
Si è posto allora il quesito se valesse la pena corredare il
testo di annotazioni, come chiavi di decriptazione transgenerazionale e
transterritoriale. Giocava contro questa scelta la necessità di
godere del testo, senza interruzioni e/o spiegazioni che potessero corromperne
l'integrità, spezzarne la musicalità e incanalarne la lettura.
Ha prevalso il desiderio di ampliare la comunicazione e le note integrative
sono state aggiunte. Proprio questa scelta sofferta m'induce a consigliare
di non curarsi, in una prima lettura, delle note, che potranno essere prese
in considerazione solo nel corso di una rilettura.
Le note costituiscono un secondo testo, con una funzione rievocativa
e un duplice valore esplicativo: mentre tendono ad agevolare l'interpretazione
delle affermazioni del primo testo, rappresentano contestualmente una modalità
specifica autonoma di lettura dei tempi e degli spazi di cui si tratta.
Le note non hanno infatti alcuna pretesa di esaustività o di oggettività,
ma al contrario selezionano i dati, amplificando la soggettività
dell'autore, così come gli esempi o le citazioni o i personaggi
elencati sono quelli che hanno maggiormente segnato, nell'esperienza di
chi scrive, la percezione di quegli avvenimenti o di quella cultura. Pertanto
il percorso che traspare dal tessuto dei due testi offre una possibilità
in più di comprensione della dimensione di ciò che è
stato vissuto.
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indice del volume
Prefazione
contesti
proposte
risposte
epiloghi
indice dei nomi
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L'autore
Maurizio Pincetti Nervi nasce nel 1950 e vive nel corso del liceo l'inizio
delle trasformazioni sociali. Ha partecipato alla "contestazione", in contiguità
alle aree consiliare e libertaria, convinto della compatibilità
fra le due radici, così come della complementarietà fra giustizia
sociale e libertà individuali.
Non ha creduto ai benefici del politically correct, del bipartisan,
della par condicio, della socialdemocrazia, della soluzione militare, della
forza dello Stato, dei fondamentalismi, dell'economia come faro dell'agire
umano, dell'efficienza delle società verticali, dei diritti concessi,
della competizione senza regole, delle regole prive di uniformità
sociale e di certezza di applicazione, del famigliarismo e dei suoi multipli
corporativismo e mafia.
Così non ha creduto all'immaginario stereotipato di squadre
che non pratichino squadrismo, del potere benevolo, di sudditi non complici,
delle priorità universali, del buon senso, dei valori immutabili,
della legge naturale, della compatibilità fra ragione e fede, del
progresso, della vita anche senza qualità, di organizzazioni benefiche,
di città da bere che non siano anche lassative e difficili da digerire,
della follia come causa ineluttabile di pericolo sociale, di tante altre
false e interessate comunicazioni. Non ha creduto.
scheda di presentazione a cura dell'editore