In vista dell’inizio degli eventi di coprogettazione dei Laboratori di Quartiere, pubblichiamo qui di seguito l’intervento introduttivo ai dossier d’area consegnati ai cittadini scritto da Roberta Paltrinieri, Responsabile del Ces.co.com, Centro Alti Studi sul Consumo e la Comunicazione, presso il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’economia.
I Laboratori di Quartiere di Bologna nascono dall’esperienza di un’amministrazione matura che porta a sistema un percorso iniziato con Il Regolamento per la collaborazione tra amministrazione e cittadini per la gestione condivisa dei beni comuni urbani e “Collaborare è Bologna” e che attua la riforma dei quartieri.
L’esperienza che Bologna sta sperimentando deve essere collocata nel più ampio contesto dei processi di innovazione sociale che comportano progressivi mutamenti sia dal punto di vista strutturale che culturale e rispondono al tema della crescente individualizzazione e della sfiducia tipica delle società in cui viviamo. Con i laboratori di quartiere si realizza, infatti, un processo di progressiva orizzontalizzazione della relazione tra la Pubblica Amministrazione e cittadini e nei processi di coinvolgimento attivo e di ascolto.
Il reale impatto si misura però solo se al mutamento strutturale si accompagna al contempo un diverso orientamento culturale. La cultura della cittadinanza attiva è un processo ed una pratica, non certo un prodotto. È l’esito di un processo di corresponsabilità, che segue la logica del bene comune, la quale comporta la disponibilità dei cittadini a ricreare le condizioni della propria convivenza perché consente di radicare in profondità la pratica della democrazia attraverso processi di sussidiarietà. Detto in altro modo si tratta di una forma di democrazia che richiede che i cittadini siano messi nelle condizioni di poter sviluppare quelle capacità che danno a loro un effettivo accesso alla sfera pubblica, attraverso il loro coinvolgimento ed un effettivo protagonismo nelle scelte. La collaborazione è una pratica che supera la partecipazione perché non solo implica co-progettazione e co-decisione, ma soprattutto implica assunzione di potere e responsabilità reciproche.
La cornice teorica in cui si collocano i Laboratori di Quartiere del Comune di Bologna ed i mutamenti a livello strutturale e culturale che comportano è quella della immaginazione civica. L’immaginazione è un processo sociale, una risorsa che può essere costruita solo collettivamente, sviluppando capacitazioni e buone pratiche che entrano a sistema in un rapporto virtuoso tra cittadini e i quartieri per la crescita della comunità e dei beni relazionali, essi stessi intesi come beni comuni. Dati i presupposti è chiaro che i Laboratori di Quartiere costituiscono una sfida, un progetto in itinere, una sperimentazione allo scopo di mettere a sistema un diverso modello di governance negli anni a venire che si ponga come obiettivo anche la produzione di capitale sociale.
Come ogni sperimentazione necessita di un monitoraggio costante, il metodo della ricerca azione che il Ces.co.com dell’Università di Bologna ha scelto per concretizzare la collaborazione con l’unità di governance del Comune di Bologna, va nella direzione della costruzione di indicatori qualitativi e quantitativi dell’efficacia del processo, la sfida è quella di misurare non solo quanta partecipazione ma quale partecipazione, quale le criticità ed i limiti, indicatori che sono essi stessi risultati di un processo di ascolto e di osservazione partecipata. Al Ces.co.com il ruolo di accompagnamento di questo processo di ripensamento di ruoli e funzioni da parte della pubblica amministrazione e di creazione di una nuova forma di cittadinanza, la cittadinanza responsabile, al fine di costruire un approccio di intervento territoriale in grado di tradursi nel tempo in pratiche partecipative e collaborative continuative per la Bologna che verrà.