Usura. Introduzione al tema

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Le estorsioni e l’usura sono due fenomeni criminali diffusi in tutto il territorio italiano, anche se concentrati maggiormente nel Mezzogiorno. Giovanni Falcone – in “Cose di Cosa Nostra” – li classifica come attività criminali “di primo livello” o “essenziali” poiché, se da un lato, generano una forte liquidità di denaro, dall’altro, si esprimono attraverso la pressione e il controllo capillare del territorio. Sono funzionali al sostentamento del gruppo criminale (vi rientra il “salario” mensile e le spese connesse alla detenzione degli affiliati) nonché consentono la gestione di un vero e proprio welfare, che genera un surplus rilevante. Essi costituiscono i cosiddetti “reati sentinella”, ovvero reati indicatori della presenza della criminalità organizzata e del controllo mafioso sul territorio.

L’usura è il reato che commette chi, sfruttando la necessità stringente di liquidità di un altro individuo e/o una azienda, concede un prestito con la richiesta di una restituzione a un tasso di interesse superiore al “tasso soglia” consentito dalla legge. A livello italiano, è sanzionato dall’art. 644 del Codice Penale. Tuttavia, nonostante il numero di denunce presentate all’Autorità Giudiziaria, risulta un fenomeno tutt’ora sommerso poiché le caratteristiche principali di questa pratica sono la solitudine, l’isolamento e la riservatezza.
Di contro, l’estorsione è il reato commesso da chi, mediante violenza o minaccia, costringe uno o più soggetti a determinati comportamenti attivi e/o omissivi procurando a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno. É un reato commesso generalmente con la cooperazione della vittima, la quale viene carpita con la forza ed è un reato sanzionato dall’art. 629 del Codice Penale.

A livello nazionale, la relazione dell’Ufficio del Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura del 2020, evidenzia come questi due reati negli anni non solo non hanno fatto registrare cali significativi nelle regioni di tradizionale origine ed insediamento mafioso ma sono divenuti funzionali all’acquisizione di attività imprenditoriali ed economiche. Ad aggravare tale situazione, l’avvento della recente epidemia del Covid-19 che ha investito il nostro Paese, ha provocato effetti terribili sulla popolazione, stili di vita e sull’economia. Lo stesso Ufficio, infatti, ha richiamato l’attenzione sull’espansione del cosiddetto “welfare mafioso di prossimità”, ovvero quel sostegno attivo alle famiglie, alle attività commerciali e imprenditoriali in difficoltà o in crisi di liquidità. La possibilità da parte delle consorterie criminali di dispensare liquidità ha determinato, e sta determinando, un’impennata del loro livello reputazionale, poiché, attraverso questi gesti nel breve periodo, consolidano quel “consenso sociale” necessario per stabilirsi sul territorio che, in futuro, verrà capitalizzato nelle tornate elettorali o in altre occasioni.

Pertanto, occorrerà una maggior attenzione a tali attività illecite, soprattutto in un momento storico delicato come quello attuale. Tesi che trova riscontro anche nel focus della Direzione Investigativa Antimafia 2019 circa il binomio mafie-Covid19: ove si auspica l’adozione di una strategia di prevenzione antimafia “adattiva” in vista delle potenziali opportunità lasciate alla criminalità organizzata, specialmente, nelle fasi del post-lockdown.