APPELLO
Al Consiglio dei Ministri
All’Amministrazione Regionale Friuli-Venezia Giulia
Ai Parlamentari della Regione Friluli –Venezia Giulia
Alle Amministrazioni Provinciali del Friuli-Venezia Giulia
Ai Sindaci del Friuli-Venezia Giulia
All’A.N.C.I. (Associazione Nazionale Comuni d’Italia)
All’Unione delle Province Italiane
Alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati
Alla Commissione Cultura del Senato della Repubblica
e p.c.
Ai Sindacati Scuola Cgil Cisl Uil e Snals
Alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati
Alla Commissione Lavoro del Senato della Repubblica
Oggetto: decreto applicativo della L.53/2003 nella scuola
secondaria di secondo grado.
La
pubblicazione dello schema di decreto approntato dal MIUR applicativo della
legge 53 nella secondaria superiore ha messo in luce i profondi tagli che
investiranno la struttura scolastica. Si tratta di riduzioni di annualità e di
orario, oltre che del passaggio del personale alle amministrazioni regionali,
che investiranno il sistema scolastico e che si tradurranno in riduzioni di
organico per molti docenti di diverse discipline.
In
particolare
Nell’istruzione professionale non solo si prevede il passaggio alle regioni, ma si
prevede anche:
La
mancanza di ogni ulteriore determinazione, compresa la precisazione di quali
scuole saranno destinate al settore professionale e regionale, rende oltremodo
aleatoria la definizione di parametri di calcolo dell’organico, ma si prefigura
una situazione per cui ci sarà posto solo per
3 insegnanti su 8 e questi “fortunati” saranno comunque costretti a
passare alle amministrazioni regionali a partire dal 2006.
Nei licei si prevede un orario obbligatorio che va dalle 23
alle 28 ore e che costituisce l’unico aggancio certo, date le norme attuali,
per definire un organico di diritto. Quest’ultimo risulterebbe però così
fortemente ridotto dal momento che attualmente questo si esplica su un orario
che è di 36 ore negli istituti tecnici e nei licei sperimentali (linguistici,
pedagogici ecc.), 39 ore nell’istruzione artistica e 29-30 ore nei licei
tradizionali.
Si
prevede anche un orario opzionale obbligatorio variabile dalle 3 alle 10 ore ma
che ha caratteristiche e determinazioni diverse a seconda delle annualità e
della tipologia liceale, e che perciò non risulta egualmente utilizzabile ai
fini della determinazione dell’organico di diritto. Si prevede infine un orario
facoltativo di 3 ore, non in tutte le classi e non in tutti i licei, che darà luogo al massimo ad un organico di fatto
la cui consistenza sarà determinata dall’adesione volontaria alle attività da
parte dello studente ed è perciò imprevedibile.
In
questa operazione intere discipline scompariranno del tutto: è il caso di matematica applicata e di trattamento testi. Altre risulteranno
dimezzate in tutto il sistema: è il caso di educazione fisica. Altre scompariranno da interi indirizzi e si
ridurranno solo ad alcuni: è il caso di diritto
e economia e di chimica. Le discipline tecniche industriali avranno
riduzioni variabili dal 34 al 36%, gli insegnamenti
tecnico pratici si ridurranno dal 36 al 50%, le discipline tecniche aziendali dal 50 al 66%, le discipline tecniche artistiche dal 31 al 48%. La lingua
inglese, prevalente come prima lingua straniera studiata, avrà una
riduzione del 33%. Lettere avrà riduzioni oscillanti dal 6 al 17%. In alcuni indirizzi
avranno riduzioni anche matematica e scienze.
I
primi a pagare queste riduzioni a partire dal 2006 saranno i precari, mentre su tutti gli altri insegnanti di queste
discipline incombe la spada di Damocle del decreto
212/2002, fatto approvare prima dell’avvio della legge 53, e finora rimasto
fortunatamente inapplicato, che prevede per i soprannumerari della scuola o la
riconversione e l’utilizzo, laddove è possibile, o la messa a disposizione per due anni con stipendio all’80% e
poi il licenziamento.
E’
questo l’effetto di un testo di legge che anziché rilevare l’ampiezza dei
bisogni formativi della popolazione adolescente e attribuire di conseguenza il
personale necessario a ricoprire il fabbisogno, non solo frontale, lasciando
alle scuole e alla loro autonomia l’eventuale gestione del personale, incasella
tali bisogni in improbabili obbligatorietà, opzionalità e facoltatività, col
solo risultato di ricondurre il servizio scolastico alla lezione frontale e di ridurre
l’offerta formativa, la frequenza scolastica e la risposta ai bisogni.
Il
decreto legge in questione deve essere approvato ancora dal Consiglio dei Ministri e poi dovrà
passare al vaglio della Conferenza
Unificata Stato-Regioni- Enti Locali e delle Commissioni cultura di Camera e Senato.
Perciò
chiediamo ai soggetti che ancora hanno voce in capitolo nell’approvazione di
fermare questo decreto, che vorrebbe dire per quanti non avranno la fortuna di
andare in pensione prima o di rimanere nei posti rimasti, il licenziamento o,
nella migliore delle ipotesi, la necessità di lavorare in altri compiti per i
quali non sono stati preparati.