Quali sono le reali responsabilità di Napolitano sul decreto legge n. 137 ?

 

L’uso del decreto legge invece che del disegno di legge governativo richiede motivate esigenze di urgenza. I decreti legge sono controfirmati dal Presidente della Repubblica che ne deve validare i presupposti di urgenza.

Il decreto è stato pubblicato in Gazzetta  ufficiale il 1 settembre 2008 con la firma di Napolitano. Egli stesso ha poi riconosciuto a posteriori che il governo abusava di tale strumento e ha dichiarato che d’ora in poi sarà più rigoroso nel riconoscere l’urgenza.

L’errore del Presidente è stato quindi fatto a monte.

Il decreto è poi stato discusso in Commissione cultura della Camera dove sono stati presentati e approvati una serie di emendamenti (ad esempio quello che scarica sul fondo di istituto le spese per le due ore di lezione in più da parte dei maestri (attualmente l’orario di servizio degli insegnanti di scuola elementare è di 22 + 2 di programmazione, 2 ore in più di servizio di insegnamento comportano una spesa aggiuntiva).

Vista la situazione il governo ha presentato in aula un maxiemendamento (in pratica riscrivendo tutto il decreto, ma confermando i punti principali) vedi http://www.comune.bologna.it/iperbole/coscost/elezioni_2008/DL137_Camera_7ott08.pdf

sul quale ha posto la fiducia.

Ottenuta questa la Camera ha  poi approvato in prima lettura il 7/10/08 la legge di conversione del decreto, che ora passa al Senato per il voto definitivo, previsto nella settimana dal 20 al 26 ottobre.

Una volta approvata la legge in via definitiva il Presidente della Repubblica può rinviare la stessa alle Camere se ne ravvisa l’incostituzionalità, cosa che ritengo molto discutibile, in quanto il decreto può essere giudicato tale in senso generale ma non nello specifico dei singoli provvedimenti (maestro unico, voto di condotta, ecc…).

In sintesi l’invio di mail e sms al Quirinale deve essere considerato uno strumento di lotta capace di evidenziare la vastità del movimento di opposizione del mondo della scuola al tentativo di smantellamento brutale della nostra scuola pubblica statale.

Uno strumento praticabile è quello dei ricorsi alla Corte Costituzionale da parte delle Regioni.

E’ un’arma a doppio taglio perché tali ricorsi preannunciati da Toscana ed Emilia Romagna si basano su una presunta invasione di competenze da parte del governo sul dimensionamento scolastico, in base al Titolo V riformato (vedi http://www.comune.bologna.it/iperbole/coscost/titoloV/Titolo_V.htm

Se la Corte li accogliesse aprirebbero in via definitiva  la strada della regionalizzazione dell’istruzione.

 

Bruno Moretto

 

Bologna 14/10/08