Guido Valabrega, docente di storia dei paesi afro-asiatici all'Università
di Bologna, fu per alcuni di noi dell'Archivio Storico "Marco Pezzi" che
ebbero l'occasione di conoscerlo, un amico ed un maestro.
Soprattutto ci colpiva la sua capacità di pensare con la
propria testa, senza schemi preconcetti. Per questo, mentre tutti cantavano
le lodi del sionismo, egli dopo un abreve esperienza in Israele rifiutò
l'ideologia nazionalistica sionista e tornò in Italia. Per questo,
quando tutti a sinistra mettevano gli interessi nazionali davanti agli
interessi di classe, accettando senza riserve che l'unica soluzione al
problema palestinese fosse la fondazione di uno stato autonomo, egli pensava
che forse questo sarebbe stato forse utile nel passato, e che ora forse
era meglio per i palestinesi combattere per avere pieni diritti nello stato
di Israele, piuttosto che avere il falso mito del nazionalismo. Guido non
ebbe mai fiducia nei nazionalismi di ogni genere, meno che mai quando erano
oppressivi come il sionismo, ma anche quando erano degli oppressi come
quello palestinese, perchè credeva che occultassero le vere questioni,
i diritti e le libertà. Questo lo diceva sommessamente, come era
nel suo stile, uno stile che non gridava ma ragionava. Crediamo che Guido,
persona che ragionava con la sua testa e che nel suo piccolo faceva quanto
gli era possibile per la pace, i diritti e le libertà, possa essere
un piccolo grande maestro per l'oggi e il domani.
Per ricordare Guido Valabrega pubblichiamo il ricordo che ha scritto di lui Fabio Uncini sulla rivista "Alternative" di marzo 2000.
Guido Valabrega è un esempio raro in un panorama intellettuale
segnato dalla propensione al compromesso e alla sudditanza. Altri, meglio
di me, potranno ricordarne la cultura, il rigore dello studioso, il valore
dello storico. Per me, amo ricordare di questo uomo schivo la grande umanità
e modestia, la straordinaria disponibilità, il coraggio, il rigore
inflessibile del giusto.
Nato a Torino nel 1931, conobbe la persecuzione antisemita. Fu tra
coloro che scelsero la via della Palestina. In Israele si formò
e portò a maturazione la conoscenza profonda e umanamente attenta
del Vicino Oriente e della sua tragedia. Sperimentata La vita dei kibbutzim,
avvertì subito, a contatto con le contraddizioni della nascita d'lsraele,
la necessità di rompere con un progetto che, mentre si concretava,
tradiva quegli ideali di libertà e di rinascita umana che lo avevano
infiammato.
Tornato in Italia, militante a Milano del Pci, direttore della Casa
della Cultura, conobbe come molti la tempesta del 1956, ma fu tra i pochi,
come Lelio Basso che da quella vicenda seppero uscire con una più
calda consapevalezza critica e comunista.
Sulla fine degli anni '70, mentre il Pci assumeva orientamenti che,
legittimando il sionismo, relegavano la tragedia palestinese sullo sfondo,
egli costituiva il Grmoc, Gruppo di Ricerca sul Medio Oriente Contemporaneo,
un'associazione che seppe mantenere viva l'attenzione sui nodi irrisolti
del Vicino Oriente. Fu Guido infatti uno dei maggiori studiosi italiani
della storia di questa regione strategica, autore di contributi fondamentali,
docente di Storia dei Paesi afro-asiatici presso l'Università degli
Studi di Bologna.
Di fronte alla deriva del Pci, evidente negli anni '80, Guido, prima
di altri, fece la scelta più difficile: si avvicinò a Democrazia
Proletaria ed accettò di candidarsi per questo partito alle elezioni
europee del 1989. Infaticabile, lo troviamo tra i fondatori del Partito
della Rifondazione Comunista, più attento di altri alle esigenze
dell'unità di;una formazione in cui aveva veduto una risposta ad
un potere arrogante e spregevole.
Fisicamente minuto,·ebbe la tempra del lottatore. Non ricordo
in lui segni d'incertezza o di sconforto, ma temo che gli eventi più
recenti abbiano segnato la sua coscienza sensibile all'impotenza della
giustizia. Egli ha veduto chiudersi gli spazi della politica la lacerazione
grave della formazione nella quale aveva molto sperato, lo scoppio dopo
un cinquantennio di una guerra europea, la vittoria di una formazione vicina
al nazismo in Austria.
Guido preferiva tacere. Ma era un piacere ascoltarlo quando analizzava
la situazione politica. Coglievi allora l'aspetto più stimolante
della sua intelligenza: aveva l'arte di trovare nelle affermazioni stesse
degli avversari gli argomenti contro di loro, nella realtà la contraddizione
progressiva. Tale è la firma di tutti i suoi interventi, anche dei
minori.
Stare a fianco di Guido, lottare con Guido, fu sempre, per quanti lo
conobbero, la certezza di operare in ogni situazione per difendere valori
grandi, contro le piccinerie miserabili alle quali ormai ci eravamo assuefatti.
Per chi, come me, era alla ricerca di figure intellettuali esemplari, Guido,
che sapeva coniugare intelligenza e passione civile,e stato, davvero, un
maestro.