di Raoul Vaneigem, pag. 98, 7 euro, Ponte alle Grazie 2004
Raoul Vaneigem, anarchico, figura di spicco del Maggio francese, e’ stato membro dell’Internazionale situazionista tra il 1961 e il 1970. E’ autore di diversi libri, tra i quali "Il libro dei piaceri", "La scuola e’ vostra: dedicato agli studenti", "Noi che desideriamo senza fine" e "Trattato del saper vivere ad uso delle giovani generazioni".
Alcuni brani del libro
Il principio scritto nella Costituzione americana, secondo cui “la liberta’
di stampa e’ uno dei baluardi piu’ possenti della liberta’ e puo’ essere
limitata soltanto da governi dispotici” merita oggi di essere considerato
sotto una duplice prospettiva:
a) E’ stato e continua a essere un’arma contro tutte le tirannie.
b) L’esercizio di tale liberta’ e’ oggi snaturato in modo particolare
dai progressi tecnici della manipolazione di massa, della pubblicita’,
della propaganda, della comunicazione, dell’informazione, della spettacolarizzazione
del vissuto, che mirano ad assoggettare al potere del denaro e al denaro
del potere una coscienza svilita dalla paura e un pensiero votato all’indigenza
e all’autocensura. Puo’ essere restaurato soltanto dalla lotta per una
societa’ piu’ umana.
Niente e’ sacro. Tutti hanno il diritto di esprimere e di professare
a titolo personale qualsiasi opinione, qualsiasi ideologia, qualsiasi religione.
Nessuna idea e’ inaccettabile, nemmeno la piu’ aberrante, nemmeno la piu’
odiosa. Nessuna idea, nessun discorso, nessun credo possono sottrarsi alla
critica, all’irrisione, al ridicolo, all’umorismo, alla parodia, alla caricatura,
alla contraffazione. “Lo ripetero’ in tutte le maniere” scriveva gia’ Georges
Bataille, “il mondo e’ vivibile soltanto a condizione che nulla in esso
sia rispettato”. E il poeta Scutenaire: “Ci sono cose con cui non si scherza.
Non abbastanza!”.
Cio’ che sacralizza uccide. L’esecrazione nasce dall’adorazione. Sacralizzati,
il bambino e’ un tiranno, la donna un oggetto, la vita un’astrazione disincarnata.
La liberta’ di stampa e’ una liberta’ schernita dalle stesse persone
che la detengono. Tuttavia, e’ tanto vano rimproverare agli specialisti
dell’informazione la loro demagogia, la loro autocensura, la loro mollezza,
la loro degradazione e la loro insolente compiacenza ai latrati del padrone,
quanto predicare l’onesta’ a un uomo d’affari. A noi non interessa il regolamento
dei conti, ma l’abolizione della vita contabilizzata.
La liberta’ d’espressione appartiene a tutti, non ad alcuni, che l’oltraggiano.
Ecco un’ovvieta’ di cui non si sono ancora accorti coloro che ambiscono
a un destino migliore e non sono sprovvisti di idee circa i mezzi per arrivarvi.
La verita’ e’ che costoro non hanno quasi mai osato, fino ad oggi, far
sentire la loro voce. Non temono la collera di un padrone, hanno paura
di loro stessi. Sono vili soltanto di fronte al ridicolo in cui potrebbero
esser messi dai servi pusillanimi di un potere la cui assurdita’ rasenta
il grottesco. I brancolamenti e gli errori possibili della loro facolta’
immaginativa, della loro fantasia creatrice, della loro originalita’ personale
paiono loro meno degni di affermarsi ad alta voce degli strepiti propagati
nel mondo intero dai corpi di guardia dell’informazione sotto controllo.
Continueranno a lagnarsi, ad aspettare che un Danton insuffli in loro un
po’ di audacia o s’impadroniranno di un diritto che appartiene loro senza
riserve? Il futuro della libera parola e’ nelle loro mani.
Autorizzate tutte le opinioni, noi sapremo riconoscere le nostre, impareremo
ad annullare la forza d’attrazione di quelle nocive, a impedire che la
corruzione del profitto e del potere continui a far incancrenire le menti,
le combatteremo con la sola critica che possa sradicarle: pensando da soli,
smettendo di porci in condizione di dipendenza, scoprendo secondo i nostri
desideri quale esistenza vogliamo condurre, creando situazioni che rendano
impossibile l’imperio della disumanita’.