GESSETTI

Il primo racconto della rubrica “Occhio ladro” prende avvio dall’esperienza di osservazione raccolta in una scuola dell’infanzia del Comune di Bologna.
Le insegnanti hanno scelto di raccontare momenti della quotidianità della sezione attraverso un diario giornaliero. Mentre lo sfogliamo insieme, lo sguardo si sofferma su una pagina dal titolo “Gessetti“.
Le foto scelte dalle insegnanti mostrano le tracce disegnate da alcuni bambini e bambine con i gessetti colorati sulla zona pavimentata nel giardino della scuola.

Una delle tre foto in particolare ci mostra tre bambini inginocchiati vicino ad un grande rettangolo disegnato con un gessetto bianco ed è accompagnata da una didascalia: “La casa di M.”.
Il rettangolo sul pavimento assume così per chi legge un senso e un significato nuovo. Chi ha chiamato quel rettangolo casa?

Una delle insegnanti inizia a raccontarci di M. che ha disegnato un rettangolo che ha chiamato casa e di due suoi compagni che chiedono di poter entrare con lei nella sua casa. La bambina inizialmente non è pronta ad ospitarli in quello spazio che attraverso la traccia del gesso ha fatto proprio. Tra spinte di esclusività da un lato e richieste di condivisione dall’altro, la maestra sceglie di intervenire disegnando altri due grandi rettangoli vicini al primo così che ciascuno possa avere il suo spazio, la sua casa. E i tre bambini iniziano un nuovo gioco: di cura del proprio spazio domestico, di relazioni di vicinato, di inviti a cena …

Confinata tra immagine, titolo e didascalia emerge una storia educativa. Nella storia narrata a voce c’è una densità educativa che non riusciva ad emergere con la stessa intensità nella documentazione prodotta. Il diario della sezione orienta la nostra attenzione più sul materiale messo a disposizione dalle insegnanti, i gessetti, e sulle “opere” prodotte. Le parole dell’insegnante raccontano invece del potere trasformativo di quella traccia, dell’attribuzione di significato dello spazio pubblico in angolo privato e intimo. In una casa appunto. Dal racconto si nota anche la capacità dell’insegnante di vedere i bisogni di questi tre bambini e di saper intervenire per allargare le possibilità di gioco per tutti e per ciascuno con estrema delicatezza.

Cosa raccontare di questo momento di vita in sezione?
Attraverso il percorso Occhio ladro le insegnanti del gruppo di lavoro sono entrate a contatto con una possibilità ulteriore di guardare e raccontare ciò che avviene nella relazione fra i bambini e nella vita del servizio. Questo sguardo offre al gruppo una rappresentazione semplice ma capace di restituire il senso profondo della cura educativa, che trapela dalla disponibilità a esplorare nuove possibilità con i bambini, ad accogliere ipotesi e a creare occasioni di apprendimento per tutte e tutti, adulti e bambini.

Argomento:
Tag: