Francesco Zanardi presidente della Cooperativa Risanamento, Marco Poli
Regnando Sua Maestà Umberto I, in Bologna, questo giorno di domenica 23 marzo 1884 e precisamente nella residenza della Società operaia maschile, posta in via Marsala 31, davanti a me dottore Riccardo Baravelli ascritto al collegio del distretto notarile di questa città...
Questo è l'"incipit" dell'atto costitutivo della Società Anonima Cooperativa per la Costruzione ed il Risanamento di case per gli operai in Bologna, fondata in virtù della tenace e innovativa azione della Società Operaia, col fondamentale e convinto apporto, non solo finanziario, della Cassa di Risparmio in Bologna.
Nel corso dei suoi 125 anni di vita, la Risanamento ha costruito case "sane e buon mercato" che hanno risolto il problema dell'abitazione a decine di migliaia di bolognesi, offrendo non solo un tetto, ma, soprattutto, la certezza dell'abitare.
Francesco Zanardi fu tra i protagonisti di questa avventura civile e di progresso che fa onore a Bologna; quella della Risanamento, infatti, è una vicenda innovativa ed esemplare che ancora oggi continua la sua missione con i suoi 2223 appartamenti e oltre 100 negozi, un patrimonio edilizio secondo solo a quello di ACER.
Zanardi, che nel gennaio del 1905 era stato eletto presidente della Società Operaia, divenne socio della Risanamento e partecipò alle assemblee intervenendo per sostenere l'opportunità che nel Consiglio d'Amministrazione gli operai fossero maggiormente rappresentati, magari attraverso la vicepresidenza per confermarsi il principio che la classe operaia quando è chiamata ad amministrare sa farlo con intelligenza ed abnegazione; si batté affinché negli appalti fossero preferite le cooperative e contro la costruzione di appartamenti destinati alla vendita, ritenendo che gli immobili della Cooperativa dovessero essere unicamente destinati all'affitto. Un affitto per tutta la vita.
Dopo la presidenza della Cooperativa di alcuni esponenti liberali coadiuvati da consiglieri che facevano riferimento alla Società Operaia e al socialismo riformista, fu lo stesso Francesco Zanardi ad assumere la presidenza al termine dell'Assemblea di soci della Cooperativa svoltasi il 28 marzo 1920.
La sua, quasi contestuale, elezione al Parlamento gli impedì di essere presente come avrebbe voluto, ma resse le sorti della Risanamento con successo e senza essere condizionato dagli attacchi dei fascisti. Ad esempio, durante un'assemblea della Cooperativa, nel 1921, dopo l'intervento di Francesco Zanardi, viene fatta una irruzione nella sala di un gruppo di fascisti che intendevano imporre che l'assemblea gridasse "Viva l'Italia", ma il contegno dignitoso dell'assemblea persuase a battere la ritirata.
Il 13 aprile 1922 si concluse la presidenza Zanardi che fu sostituito dall'ing. Raffaele Leonardi, anch'egli socialista con la vicepresidenza del socialista Sante Bentini.
Alla fine del secondo conflitto mondiale, all'indomani della Liberazione, la Cooperativa Risanamento fu retta per un breve periodo da un commissario straordinario. Quindi, fu convocata in "Sala Bossi" un'assemblea straordinaria per il 28 ottobre 1945 per eleggere gli organi amministrativi ed il Presidente.
All'assemblea, su 230 votanti, 227 diedero il loro voto a Francesco Zanardi che divenne, così, Presidente. Il compito che si trovò a dover affrontare fu terribile: infatti, come Zanardi scrisse in una nota al sindaco Giuseppe Dozza, le conseguenze dei bombardamenti erano state gravissime anche per la Risanamento: su 1327 appartamenti, 32 negozi, 3 bagni sociali, 3 lavanderie, che costituivano il patrimonio della Cooperativa, 111 appartamenti, 2 bagni sociali e 3 lavanderie erano stati completamente distrutti, 27 appartamenti gravemente danneggiati e 837 lievemente danneggiati. I danni furono quantificati in lire 80 milioni. 174 erano i soci inquilini rimasti senza casa.
Zanardi si recò più volte a Roma per incontrare il ministro Romita, dirigenti del Ministero dei Lavori Pubblici e altri parlamentari, non solo per ottenere fondi per la ricostruzione, ma anche per sollecitare leggi a favore dell'edilizia popolare e delle cooperative a proprietà indivisa, come la Risanamento; in particolare propose che le cooperative come la Risanamento fossero parificate agli I.A.C.P.
La situazione che si trovò, quindi, ad affrontare era assai complessa e difficile: oltre alla ricostruzione, vi erano problemi contingenti come quelli delle occupazioni abusive degli appartamenti da parte di chi aveva approfittato del fatto che molti inquilini fossero "sfollati", o della morte di alcuni titolari di alloggi. Zanardi seppe gestire queste situazioni con grande equilibrio, tentando di coniugare il rispetto delle regole con la sensibilità di chi sa comprendere e conosce il significato della solidarietà.
Non era solo il patrimonio edilizio da ricostruire, ma anche la struttura della Cooperativa: la pianta organica, il contratto di lavoro dei dipendenti, l'organizzazione di commissioni di soci sul territorio per favorire la partecipazione democratica.
Le ristrutturazioni e ricostruzioni procedevano con difficoltà non solo per ragioni finanziarie, ma anche per la carenza di materiali edili; Zanardi riuscì ad ottenere, nel 1946 un mutuo di 4 milioni di lire estinguibile in 50 anni al tasso del 4,30%, dalla Cassa di Risparmio; riaprì i bagni pubblici di proprietà della Risanamento e, facendo appello ai soci e al loro spirito cooperativistico, chiese a ciascuno un "contributo d'esercizio straordinario": in quattro anni i contributi dei soci inquilini e non, raggiunsero la somma di lire 502.964. Nonostante una legge consentisse l'aumento degli affitti decise di mantenerli invariati in considerazione, appunto, della spontanea collaborazione dei soci.
Sottolineando la positiva risposta dei soci, Zanardi disse: Si è conclusa la guerra non voluta e non sentita dal popolo, e abbiamo dovuto chiedere il contributo a tutti i soci, come lo spirito cooperativo richiede di fare, per ridare fiato al bilancio e riattare gli appartamenti sinistrati...
Nel 1946 l'assemblea della Risanamento lo confermò alla presidenza ed egli propose che Gianguido Borghese (Prefetto di Bologna) e Giuseppe Dozza (Sindaco di Bologna) entrassero a far parte del Collegio dei Probiviri.
Egli stesso accompagnò il sindaco Dozza ed altre autorità a visitare il patrimonio della Cooperativa e i cantieri aperti impegnati nella ricostruzione.
Agli inquilini che ripristinarono gli appartamenti a proprie spese, stabilì di riconoscere il rimborso dei lavori murari, di falegnameria e dei vetri, ma non l'imbiancatura e l'impianto elettrico.
Ottenne credito dalle banche e finanziamenti dal Governo e contributi dal Comune per abbattere i tassi d'interesse dei mutui.
Tutto ciò nonostante fosse stato eletto prima in Consiglio Comunale poi nel Parlamento; consapevole di non poter dedicare tutto il suo tempo e tutto l'impegno che avrebbe voluto alla Risanamento, più volte chiese di essere sostituito, ma le sue dimissioni furono sempre respinte e anche il 26 marzo del 1950, l'Assemblea lo rielesse presidente. Quando assunse la presidenza, Zanardi trovò un bilancio chiuso in passivo per lire 52.096,33; quando lasciò l'incarico il bilancio consuntivo (anno 1951) presentò un eccedenza attiva di lire 428.032,32.
Nel 1952 Francesco Zanardi cedette la presidenza a Cesare Simoni: nel corso dei sei anni di presidenza, Zanardi condusse a termine gran parte della ricostruzione del patrimonio, attraverso mille difficoltà finanziarie alle quali si aggiunsero quelle politiche dovute alla sua adesione, nel 1947, al partito socialdemocratico di Giuseppe Saragat.
Fu il presidente della ricostruzione e con l'esperienza e l'impegno di chi ha dedicato la propria vita al servizio della collettività, di ideali di giustizia sociale e di libertà civile, Francesco Zanardi, oltre ad essere ricordato per essere stato il Sindaco del "pane ed alfabeto", va ricordato anche come colui che operò per dare una casa a centinaia di famiglie e per riconsegnare alla città una realtà cooperativa che avrebbe garantito un tetto ad altre migliaia di famiglie.
Marco Poli