Zanardi, Francesco
Poggio Rusco (MN), 06/01/1873 - Bologna, 18/10/1954
Francesco Zanardi nasce a Poggio Rusco, in provincia di Mantova, il 6 gennaio 1873, da famiglia benestante di tradizioni democratiche e garibaldine. Studia prima a Poggio Rusco, in seguito a Mantova e nel 1891 a Bologna dove s'iscrive all'università ed entra in contatto con l'ambiente socialista, in particolare con Genuzio Bentini, Tullio Murri e Ugo Lenzi. Si laurea in Farmacia e successivamente in Chimica e farmacia.
La formazione giovanile all'interno del movimento sindacale mantovano delle leghe di resistenza dei lavoratori della terra contribuisce alla sua formazione politica che mette al centro "i bisogni della povera gente", le classi sociali più povere e diseredate. Nel 1901 fa parte del comitato coordinatore della Federazione dei lavoratori della terra che si costituisce a Bologna. Contemporaneamente Zanardi sviluppa una forte predisposizione di amministratore di ente locale, gestore della "cosa pubblica" in un'ottica di gradualismo che, dai primi comuni rurali, si orienta alla conquista delle grandi città, sbocco naturale del processo di democratizzazione delle istituzioni pubbliche. Viene eletto consigliere comunale e sindaco di Poggio Rusco; consigliere comunale a Bologna nel 1902; assessore all'igiene nella giunta dell'unione dei partiti popolari del sindaco Enrico Golinelli dal 1902 al 1904; consigliere provinciale e vice presidente dell'amministrazione provinciale di Mantova dal 1904 al 1906. Nel giugno 1914 è convito assertore della presentazione di una lista socialista di maggioranza per conquistare il Comune di Bologna con un progamma elettorale ben dettagliato e dalle premesse molto impegnative: "Pane e alfabeto". Il pensiero di Zanardi e dei futuri amministratori tra cui Mario Longhena, assessore all'istruzione, prefigura un forte rinnovamento della realtà cittadina giudicata "angusta, ristretta, quasi volgare" verso un "comune moderno, esempio eloquente di patrimonio collettivo, espressione tipica di attività socialista". Le elezioni del 28 giugno 1914, le prime con suffragio universale (ma non votano ancora le donne), portano i socialisti alla guida del comune. Nella prima seduta del Consiglio comunale, il 15 luglio 1914, Francesco Zanardi è sindaco, "in nome del popolo", "eletto dopo una aspra battaglia in virtù del suffragio elettorale, ed io sono lieto di porgere a tutti un cordiale e deferente saluto, perché qualunque sia la vostra opinione politica, a Voi è sopra ogni cosa di guida l'amore a questo glorioso Comune".
Nel 1919 è eletto deputato e si dimette da sindaco. Dopo l'assalto a Palazzo d'Accursio del 21 novembre 1920, Zanardi è più volte aggredito e subisce violenze da parte dei fascisti. Viene rieletto deputato nel 1921. Allontanato da Bologna, prende dimora a Roma dove rimane definitivamente dopo la morte del figlio Libero avvenuta il 9 giugno 1922 a Rimini dove si era trasferito dopo avere subìto numerose percosse da parte dei fascisti. L'ultimo legame di Zanardi con Bologna avviene il 28 novembre 1928 quando il fratello Giulio, in un momento di sconforto, si toglie la vita davanti alla tomba del nipote Libero.
Nel 1935 viene diffidato per frequentare elementi sovversivi e con un provvedimento del 1938 è confinato a Cava dei Tirreni. Ritorna a Bologna dopo il 25 luglio 1943. Eletto deputato nell'Assemblea costituente, nel 1947 passa al Partito socialista dei lavoratori italiani e dopo il 18 aprile 1948 è designato senatore a vita. Nel 1953 si schiera contro la legge truffa con Unità popolare. E' candidato unico della sinistra nel collegio provinciale di Bologna nel 1954. Muore a Bologna il 18 ottobre 1954.
Francesco Zanardi appartiene a quella generazione di socialisti riformisti che si dedicarono con tutte le loro energie alla difesa e all'elevazione della classe lavoratrice. Uomo dal carattere generoso, caratterizza tutta la sua attività di politico e di amministratore più che ai discorsi e agli scritti, a cui fu sempre poco incline, all'estrema chiarezza e dedizione nel lavoro di amministratore ispirandosi al principio del "culto del dovere fino al sacrificio ed il disinteresse personale".
Paola Furlan