Borghese, Gianguido
Parma, 18/12/1902 - Bologna, 02/11/1977
Gian Guido Borghese nasce a Parma il 18 dicembre 1902 da Giuseppe e Giuseppina Chiari. All’età di due anni perde il padre e a dieci la madre, così viene allevato dagli zii materni per essere poi inviato al collegio Cicognini di Prato. Nel 1921 si iscrive alla facoltà di ingegneria dell’Università di Bologna, dove fonda l’Unione goliardica della libertà, poi soppressa dal partito fascista. Aderisce al Partito Socialista Italiano e dopo l’espulsione dell’ala riformista di Filippo Turati diventa segretario della federazione giovanile bolognese del Partito Socialista Unitario. Dopo la laurea il regime fascista gli impedisce di esercitare legalmente la professione a causa delle sue idee politiche, ma riesce comunque a trovare lavoro presso uno studio professionale, girando l’Italia.
È a Roma che Borghese viene incarcerato per breve tempo tra novembre 1930 e giugno 1931, venendo quindi assolto al processo intestato contro di lui e gli appartenenti di Giustizia e Libertà, sezione bolognese. Nel 1942 partecipa alla fondazione del Movimento di Unità Proletaria e, favorevole alla riunificazione di quest’ultimo con il PSI, partecipa alla creazione del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria nato dall’unione dei due partiti.
Partecipa alla Resistenza in qualità di comandante di stato maggiore delle Brigate Matteotti a Bologna, curandone l’organizzazione militare e svolgendo contemporaneamente la funzione di commissario politico.
Il 21 aprile 1945, con la Liberazione di Bologna, gli viene affidato l’incarico di prefetto, affiancando il neo sindaco Giuseppe Dozza e diventando conosciuto con il nome di “prefetto della Liberazione.”
Sin da subito si occupa degli urgenti problemi che riguardano la città appena liberata, dal rifornimento delle derrate alimentari e degli alloggi all’evitare gli episodi di giustizia personale e dei processi sommari. Borghese inoltre partecipa attivamente alla coordinazione delle varie prefetture provinciali e regionali per migliorare la loro cooperazione. Nel febbraio 1946 rassegna, per motivi di salute, le dimissioni da prefetto e negli anni successivi prosegue la sua partecipazione politica all’interno del PSI. È favorevole all’unione delle sinistre così che si candida deputato con il Fronte Popolare per le elezioni del 1948, che tuttavia si risolvono in un insuccesso a cui segue la decisione del PSI e del PCI di correre separatamente per le elezioni a livello nazionale.
Continua a collaborare come ingegnere per diverse imprese e a numerosi progetti. Dal 1949 al 1952 è direttore generale della CMC, Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna.
Alle elezioni comunali del 1956 si presenta come candidato sotto la lista del PSI “Sole libro falce martello” venendo eletto consigliere e vice-sindaco. È riconfermato alle elezioni del 1960 e del 1964 con gli stessi incarichi. In questi anni si interessa dello sviluppo della città a seguito alla ricostruzione. Si occupa di portare a termine la progettazione e il finanziamento della tangenziale nord, considerata nella visione d’insieme del Piano Regolatore Generale “strumento di realizzazione urbanistica condizionato dalla precisa volontà di un organico sviluppo economico e sociale di tutto il comprensorio”. (1)
Il 15 giugno 1950 gli viene concessa con delibera del consiglio comunale la cittadinanza onoraria di Bologna per benemeriti della Resistenza.
Sotto la spinta del PSI, si candida deputato per la XII circoscrizione (Bologna, Ferrara, Forlì, Ravenna) alle elezioni del 1958, venendo eletto e rimanendo in carica tutta la legislatura. Alle successive elezioni del 1963 viene sconfitto per un centinaio di voti da un altro candidato della sinistra della XII circoscrizione.
Nel dicembre 1966 si dimette dalla carica di vicesindaco di Bologna.
Il 30 maggio 1967 gli viene conferita la medaglia d’argento al valore militare con la seguente giustificazione: «Già provato da carcere e persecuzioni per la sua irriducibile opposizione alla dittatura, si votava tra i primi alla causa della libertà. Organizzatore instancabile e capace, creava i primi nuclei della resistenza, divenendo poi l'animatore del movimento di liberazione della sua regione e ricoprendo cariche di alta responsabilità con intelligenza e abnegazione. Ricercato accanitamente e consigliato più volte di allontanarsi, preferiva restare a diretto contatto del nemico per contribuire più efficacemente a combatterlo. Con la sua continua, coraggiosa e capace azione contribuiva infine validamente a salvare da distruzione impianti di pubblica utilità e ad assicurare i rifornimenti alla città all'atto della Liberazione».
Muore il 2 novembre 1977. Riportiamo la commemorazione del consigliere Giovanni Favilli: “Quando il feretro, uscendo da Palazzo Accursio, sostò davanti al sacrario dei partigiani caduti, quegli istanti di silenzio furono l’estremo saluto di Bologna al suo primo Prefetto dopo la Liberazione. E nel silenzio, quelle immagini dei partigiani e il feretro di Gianguido assunsero il significato di un ammonimento a non dimenticare la loro opera e il loro sacrificio”.
1) A cura di S. Soglia, Gianguido Borghese prefetto della Liberazione, 1987, GrafikMax
Fonti consultate:
A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945) Vol. II (A-C), Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1986
Atti del Consiglio Comunale di Bologna (n 90 1950, n 151 1977)
Eugenio Delcroix
Borghese, Gianguido è parte dei seguenti Mandati elettorali
- 1956 (27.5.1956) (Assessore anziano) vedi
- 1956 (27.5.1956) (Vicesindaco) vedi
- 1960 (6.11.1960) (Assessore anziano) vedi
- 1960 (6.11.1960) (Vicesindaco) vedi
- 1964 (22.11.1964) (Assessore anziano: Patrimonio) vedi
- 1964 (22.11.1964) (Assessore anziano) vedi
- 1956 (27.5.1956) (Consigliere) vedi
- 1960 (6.11.1960) (Consigliere) vedi
- 1964 (22.11.1964) (Consigliere) vedi