Bedetti, Angelo
14/07/1829 - Bologna, 1912
«Sulla bara di Angelo Bedetti stavano la spada e le insegne del suo valore, e vi stavano degnamente, poiché il colonnello Badetti fu un valoroso. Nel 1848, quando gli Austriaci assediarono Bologna e furono cacciati dal popolo levatosi in armi a difendere la sua indipendenza, Angelo Bedetti fu tra i primi a combattere, e, sotto il grandinare della mitraglia, concorse col suo valore a scrivere quella pagina stupenda di eroismo cittadino, e certo anche per questo che il popolo di Bologna ricordò fino alla morte il colonnello Badetti.
Più tardi, quando scoppiò la guerra per l’unità, Bedetti combatté di nuovo a San Marino ed a Borgoforte, e le truppe che presentarono le armi al feretro ben sapevano di salutare un valoroso. Ma intorno al feretro aleggiava, invisibile e bello, l’angelo della carità, imperocché il colonnello Bedetti fu uomo di suprema bontà e di grandissima filantropia. Tutti coloro che a lui ricorrevano per consiglio e per aiuto trovavano conforto o di parola o di soccorso: le Opere Pie di Bologna conoscevano il povero Bedetti per uno dei più fervidi, dei più assidui, dei più efficaci protettori degli infelici; fino agli ultimi giorni della sua rigogliosa vecchiezza egli usciva di casa colle tasche provviste di monete di rame, per potere, nei limiti concessogli dalla sua possibilità, soccorrere i poveri che a lui fiduciosamente stendevano la mano. [...] Dissi che il colonnello Bedetti appartenne al Consiglio: e di fatti vi appartenne tre volte. Eletto il 17 giugno 1892, fu rieletto il 16 giugno 1895; fu rieletto ancora il 25 giugno 1899 e rimase in carica fino allo scioglimento del Consiglio, avvenuto nel settembre 1902. Successivamente fu rieletto nelle elezioni generali del 14 dicembre 1902, e come primo eletto inaugurò la sessione consiliare.
Il Bedetti fu di parte democratica: ma intese la democrazia nel senso sano, poiché democrazia è uguaglianza, è elevazione degli umili, è partecipazione di tutti al benessere della vita, è partecipazione di tutti al reggimento della cosa pubblica, è ordine, è libertà, è disciplina: non sopraffazione, non ingiustizia, non violenza. Così intese la democrazia Angelo Bedetti, dando prove di tolleranza e di cortesia nelle competizioni politiche e civili […].»
Ricordo del Sindaco Ettore Nadalini nella commemorazione in Consiglio comunale del 8 febbraio 1912.
Più tardi, quando scoppiò la guerra per l’unità, Bedetti combatté di nuovo a San Marino ed a Borgoforte, e le truppe che presentarono le armi al feretro ben sapevano di salutare un valoroso. Ma intorno al feretro aleggiava, invisibile e bello, l’angelo della carità, imperocché il colonnello Bedetti fu uomo di suprema bontà e di grandissima filantropia. Tutti coloro che a lui ricorrevano per consiglio e per aiuto trovavano conforto o di parola o di soccorso: le Opere Pie di Bologna conoscevano il povero Bedetti per uno dei più fervidi, dei più assidui, dei più efficaci protettori degli infelici; fino agli ultimi giorni della sua rigogliosa vecchiezza egli usciva di casa colle tasche provviste di monete di rame, per potere, nei limiti concessogli dalla sua possibilità, soccorrere i poveri che a lui fiduciosamente stendevano la mano. [...] Dissi che il colonnello Bedetti appartenne al Consiglio: e di fatti vi appartenne tre volte. Eletto il 17 giugno 1892, fu rieletto il 16 giugno 1895; fu rieletto ancora il 25 giugno 1899 e rimase in carica fino allo scioglimento del Consiglio, avvenuto nel settembre 1902. Successivamente fu rieletto nelle elezioni generali del 14 dicembre 1902, e come primo eletto inaugurò la sessione consiliare.
Il Bedetti fu di parte democratica: ma intese la democrazia nel senso sano, poiché democrazia è uguaglianza, è elevazione degli umili, è partecipazione di tutti al benessere della vita, è partecipazione di tutti al reggimento della cosa pubblica, è ordine, è libertà, è disciplina: non sopraffazione, non ingiustizia, non violenza. Così intese la democrazia Angelo Bedetti, dando prove di tolleranza e di cortesia nelle competizioni politiche e civili […].»
Ricordo del Sindaco Ettore Nadalini nella commemorazione in Consiglio comunale del 8 febbraio 1912.
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