Museo Civico del Risorgimento
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TERRA DI MEZZO - Sulle Tracce di Giosuè Borsi
Un itinerario di fuochi, di canti, di danza e di pensiero, ci inizierà nei luoghi che della Certosa, nella monumentale architettura della Grande Guerra, luogo della nostra memoria. Una piccola grande storia, la vita e la morte del sottotenente di fanteria Giosuè Borsi, si fa luminoso riflesso delle tante piccole storie che della Prima Guerra Mondiale sono la voce più grande. E nella solitaria oscurità un Canto di Natale ricorderà la nascita del fanciullo divino nel giorno più buio. Un progetto artistico di Daniele Robazza con Gianni Placido (“Il Suono del didjeridoo”: composizioni musicali prodotte per la Certosa), Enrico Ruscelli (“Voce”: da Colloqui e Lettere dal Fronte di Giosuè Borsi), Eva Luna Betelli (“Danza”: l’Alterità dell’Amore e della Bella Morte)
Contributo 15 euro a persona, prenotazione obbligatoria
Per ogni ingresso 2 euro verranno devoluti per la valorizzazione e il recupero della Certosa. Info e prenotazioni Associazione Amici della Certosa cell 345.2699200 (pomeriggio - sera); Ritrovo all’ingresso principale della Certosa (Cortile Chiesa), via della Certosa, 18. Accesso gratuito con obbligo di prenotazione per gli iscritti all'Associazione Amici della Certosa.
28 Giugno 2014
21.00
Amici della Certosa
cell 345.2699200 (pomeriggio - sera)Giosuè Borsi nacque a Livorno il 10 giugno 1888, da Averardo, valente giornalista, e Diana Fabbri. Dopo aver trascorso gli anni spensierati della fanciullezza e degli studi superiori nella città labronica, si trasferì a Roma (1907). Di lì, dopo la morte del padre, avvenuta improvvisamente nel dicembre 1910, la famiglia Borsi lasciò definitivamente anche Roma per raggiungere Firenze. Giovane direttore di giornale (“Il Nuovo” di Firenze), fu scrittore e poeta. Nel supremo sforzo alla ricerca della Verità e nel rispetto della Patria che tanto amava, nonostante la sua ripugnanza - “Un cristiano non può amare la guerra”, scrive nel suo diario Giosuè Borsi, nel febbraio del 1915 si arruola volontario indossando la divisa di ufficiale che spettava ai laureati. “Amore e Libertà per tutti, ecco l’ideale per cui è bello offrire la vita”, 21 ottobre 1915, da “L’ultima lettera alla Madre”. Il sottotenente di fanteria Giosuè Borsi cadde nel primo giorno della quarta battaglia dell’Isonzo, il 10 novembre 1915, sulle alture del Monte Cucco di Plava, oggi chiamato Kuk, vicino a Gorizia. Né il cadavere, né la tomba improvvisata dalla pietà dei fanti che lo amavano, furono poi più ritrovati. Sul suo corpo, nascosto nella tasca della giacca, trovarono una minuscola copia della Divina Commedia, il “Dantino”, come fu detta quella copia insanguinata che a lungo rimase a Firenze, in un sacrario a Montughi.
Da Giosuè Borsi: un cattolico al fronte di Carlo Adorni
CERTOSA DI BOLOGNA - CALENDARIO ESTIVO 2014