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Le radici della memoria
Sabato 4 settembre, ore 21 | visita guidata
Le radici della memoria
Una visita serale nel maestoso giardino della memoria, lungo le siepi e fra le alberature che cingono i sepolcri. Un viaggio nel giardino della nostalgia, nell’estetica ottocentesca, nella botanica della morte e, al contempo, nel simbolismo della vita. Ad accompagnarci sarà FRANCESCO NIGRO, guida ambientale regionale, biologo naturalista, consulente del WWF Sezione Bologna Metropolitana, da anni impegnato nella cura di percorsi ambientali in situazioni urbane e periurbane, con l’Associazione Vitruvio e WWF. Fin dall'entrata nel complesso della Certosa i partecipanti s'imbatteranno in un venditore (nella finzione scenica, non è prevista una reale vendita di nulla) assai singolare. Dotato di un chioschetto portatile di cartone dal nome demenziale “Eppi Taffio”. Questo ruolo verrà affidato a FEDERICO CAIAZZO, istrionico attore professionista dalle spiccate qualità comiche.
A cura di Vitruvio. Prenotazione obbligatoria tel. 3293659446 associazione.vitruvio@gmail.com Ingresso € 12 (rid. € 8) + € 2 per la Certosa; gratuito ai minori di 6 anni. Ritrovo all'ingresso principale (Cortile chiesa), via della Certosa 18. La visita si tiene anche in caso di maltempo. Indicazioni per l'appuntamento: il gruppo sarà formato da un numero limitato di persone; necessario portare con sè una mascherina chirurgica da indossare in caso di assembramento ed impossibilità di mantenere la distanza di sicurezza interpersonale; è obbligatorio mantenere la distanza di sicurezza di 1 mt dagli altri partecipanti che non appartengono allo stesso nucleo familiare; durata della visita 1 ora e mezza circa. In caso di febbre superiore a 37.5°, raffreddore e/o tosse non è possibile presentarsi alla visita.
Una visita serale nel maestoso giardino della memoria, lungo le siepi e fra le alberature che cingono i sepolcri. Un viaggio nel giardino della nostalgia, nell’estetica ottocentesca, nella botanica della morte e, al contempo, nel simbolismo della vita. Come le spire dell’Uroboro, le piante a foglie caduche, pioppi, faggi, gelsi, inseguono le stagioni in un perenne rinnovamento, mentre le tante essenze sempreverdi resistono impassibili. Elementi complementari riccamente intrecciati in scenografie imprescindibili per dare umanità e spettacolarità a questo luogo senza tempo. Piante monumentali come gli imponenti cedri o gli splendidi tassi centenari, gli alberi della morte per eccellenza, velenosi, carichi di leggende, utilizzati nei modi più disparati, dai lunghi archi dei micidiali arcieri inglesi, fino ad essere piegati all’arte topiaria del giardino all’italiana. I cipressi che si protendono verso il cielo fra le siepi geometriche di bosso, le macchie verdi delle tuie, dei luorocerasi e degli allori, i glicini e le edere che soffocano gli angoli abbandonati del cimitero o si insinuano fra le pietre tombali sapientemente contorte ad arte secondo un ideale romantico e quasi panteistico. Angoli di giardino all’italiana sono seguiti da sprazzi di giardino all’inglese abbelliti dal fiorire tardivo delle lagestroemie. Questi sono solo alcuni fra i davvero tanti esempi. Una natura piegata all’estetica di un mondo ottocentesco che rinnega il razionalismo illuminista, i modelli del cimitero “tipo”, pensato, anche dal lato floristico, per l’efficienza dello smaltimento dei miasmi e la mera funzionalità, cercando riscatto nella natura e nel romanticismo. Una natura al servizio degli occhi e dell’anima. Un mondo che trova una sua collocazione tanto biologica, quanto ecologica e simbolica. Materie che si intrecciano fra i richiami incisi nella pietra di essenze floreali caratteristiche ed elementi vivi ricchi di tradizione. Ma forse anche un’oasi verde urbana? Terminate le giornate fra il cinguettio dei passeriformi e il picchiettare dei picchi, non restano che le serate nella tarda primavera rotte dai richiami singhiozzanti del “Chiù”, dell’assiolo. Quell’ignaro “canto di morte” di cui Pascoli fece poesia. In definitiva, un modo diverso di raccontare la storia del territorio e l’iconografia della morte, cercando quel che di vivo ci riserva la nostra visita.
4 Settembre 2021
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CERTOSA DI BOLOGNA | CALENDARIO ESTIVO 2021