Sezione femminile, un film sulla detenzione delle donne dal progetto Non solo Mimosa

Bologna, la sezione femminile del carcere della Dozza. Una donna traduce le parole del diario di una detenuta straniera, poi, in campo o fuori campo, altre storie e altre parole, quelle di Amanda, seduta fuori dalla cella e poi ancora quelle di un'altra giovane detenuta, Denise, appena entrata nel carcere in cui deve scontare 22 anni. Queste le prime scene di Sezione femminile, un film che vuole documentare con una voce inedita la detenzione dal punto di vista delle donne ma anche, e sopratutto, un percorso riabilitativo alternativo.

Dopo una prima proiezione riservata, venerdì 16 novembre, all’interno della Casa Circondariale e dedicata alle donne detenute che hanno partecipato al progetto, il film sarà proiettato in anteprima pubblica giovedì 22 novembre alle 20.30 al Cineteatro Orione di via Cimabue 14.

Alla fine del 2015 nasce, all’interno della sezione femminile della Casa Circondariale di Bologna 'Rocco D'Amato', il Laboratorio Cinema, promosso dall’associazione MEG (Medicina Europea di Genere) nell’ambito del progetto del Comune di Bologna Non solo Mimosa. Obiettivo: realizzare un film sulla detenzione al femminile ma anche offrire un’alternativa ai tradizionali percorsi rieducativi.
Il laboratorio è stato diretto dal regista Eugenio Melloni con la collaborazione periodica dell’attrice Donatella Allegro. In una prima fase sono state realizzate delle letture di testi elaborati nel laboratorio e un medio metraggio di fiction teatrale,”Elizabeth è scomparsa”, tratto dall’omonimo libro. La seconda fase ha portato alla realizzazione del film “Sezione femminile” che non racconta l’attività del laboratorio ma ne è il risultato. Un risultato che mette in contatto non solo con le condizioni concrete del vivere in prigionia delle detenute, ma con il recupero dell’immaginazione, forse perduta, durante questa esperienza detentiva: in questo senso il laboratorio si pone come percorso rieducativo alternativo.

La pellicola è stata realizzata in collaborazione con MEG, CoBa New Vision, Sigem srl, Asa Audiovisivi, Studio Architettura Gianni Pirani e il contributo di numerosi altri soggetti.

Non solo Mimosa, il progetto dedicato alle donne detenute, nasce nel 2014, dalla collaborazione tra l’allora Garante del Comune di Bologna per i Diritti delle Persone private della libertà, Elisabetta Laganà e l’allora Presidente della Commissione consiliare delle Elette, Mariaraffaella Ferri, unite dal desiderio di contribuire a rendere effettivo l’Art. 27 della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Il progetto muove i suoi primi passi con delle semplici visite istituzionali alla Casa circondariale ‘Rocco D’Amato’, spesso in occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale della Donna, e del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Da queste visite matura la necessità di dare qualche risposta concreta ai bisogni che le detenute in quegli incontri esprimono. “Non solo Mimosa”, quindi, si muove con una proposta progettuale che va in questa direzione, all’insegna della solidarietà femminile e dell’impegno civico.
L'invito a promuovere un'azione collettiva dedicata alla salute e al benessere delle donne detenute viene generosamente raccolto da associazioni e singole cittadine che, da oltre quattro anni, mettono a disposizione il proprio tempo, professionalità e lavoro in maniera completamente gratuita. Ne nascono quindi qualificate attività culturali e di formazione che migliorano in parte la qualità della vita e il benessere psicofisico delle partecipanti e le supportano nel percorso rieducativo e di successivo reinserimento nella società.

Il coordinamento del progetto è curato dalla consigliera Mariaraffaella Ferri, la programmazione e il monitoraggio delle attività si svolgono in raccordo con la Direzione generale e dell’Area Educativa della Casa circondariale e con l’Ufficio del Garante comunale per i diritti delle persone private della libertà.

Ad oggi hanno partecipato al progetto oltre 70 tra volontarie e volontari che hanno condotto, presso la Casa Circondariale, corsi e laboratori di shiatsu, yoga, riflessologia plantare, Qi Gong, bioenergetica, stimolazione neurale, arteterapia, Mail Art, cura, bellezza e consapevolezza di sé e del proprio corpo, comunicazione assertiva, lettura e scrittura collettiva ma anche balli di gruppo, sedute di ‘Trucco & parrucco’, allestimento di una mostra di grafica sul tema della violenza di genere e uno speciale intervento dedicato all’articolazione psichiatrica femminile. Tutte le attività sono state documentate grazie ad alcune fotografie di volontarie.